“Nessuna delocalizzazione delle imprese”
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“Io e il sindaco rigettiamo che il senso di quella frase nelle premesse fosse ‘delocalizzare la Zona produttiva’. È il contrario. La parola ‘delocalizzare’ (tra l’altro già presente nel piano adottato nel 2018) è in ogni caso intesa all’interno del territorio comunale, prevedere un’attività rumorosa laddove possibile. Non si intende certo come delocalizzazione delle attività al di fuori dal nostro territorio, che comporterebbe la perdita di posti di lavoro e gravi danni all’economia”. L’assessora all’ambiente Chiara Rabini rassicura così gli industriali, preoccupati che il Piano rumore appena approvato dal Comune sia un invito alle imprese ad abbandonare la Zona produttiva. Oggetto del contendere è l’uso della parola “delocalizzare” nelle premesse del Piano. “Se si è toccata una sensibilità — sebbene non fosse comunque nostra intenzione — una parola si può modificare, chiarire meglio” rassicura Rabini, “in ogni caso non è quella frase che incide sul piano né toglierla lo cambierebbe”.
SALTO: Assessora, Confindustria Alto Adige dice che il Piano rumore così com’è “non è condivisibile”. Cosa non va nella vostra proposta?
Già nella scorsa consigliatura, nelle loro osservazioni, gli industriali chiedevano una classe superiore, la quinta o la sesta, con un elenco puntuale di aziende della Zona. Dopodiché il piano era stato bloccato in Giunta, ovvero dal vicesindaco Bauer, perché si voleva verificare lo sviluppo della Zona stessa. Quando sono entrata in Giunta, abbiamo ripreso in mano le richieste e le osservazioni delle aziende nella scorsa consigliatura. Con un lavoro certosino — che non ha riguardato solo la Zona industriale ma, sottolineo, l’intera città — abbiamo certificato tutta Bolzano e le aree previste dalla normativa. L’obiettivo è la tutela della salute e dell’ambiente dall'inquinamento autistico: parliamo di attività rumorose, tant’è che la materia è di competenza dell’assessora all’ambiente.
Nelle premesse del Piano rumore si legge: “Con la definizione del P.C.C.A. (Piano comunale di classificazione acustica, ndr) si potrà inoltre vedere quali sono le aree da salvaguardare, ovvero i recettori sensibili, ma al tempo stesso le aree dove sarà ancora permesso l'insediamento di attività rumorose, o dove invece sarà opportuno incentivare la loro delocalizzazione”. Volete togliere le imprese dalla Zona?
Respingo con forza, molto forza, che quella sia una frase che rappresenta una volontà della Giunta, perché è tutt’altro. C’era già nel piano del 2018, non c’è stata nessuna “manina” a inserirla. La terminologia tecnica della ‘delocalizzazione’ fa riferimento alla legge quadro nazionale ed è presente in tutti i piani di classificazione. E nelle premesse c’è scritto che l’obiettivo è consentire uno sviluppo economico del tessuto produttivo. Non c’è proprio alcuna intenzione di bloccare le produzioni o di contrastare le esigenze delle aziende, anzi, c’è la volontà di venire incontro alle imprese.
In che modo?
Cerchiamo il dialogo, se parliamo di problemi attuali e non situazioni ipotetiche. Ci siamo concentrati sulla Zona: con me e il Sindaco sono stati fatti incontri per portare in classe quinta le aree accoglibili — cioè per ampliare l’area in classe quinta, nel rispetto della normativa vigente. Le Acciaierie sono la prima zona in classe sesta di tutta la Provincia di Bolzano. Altre città hanno tutt'altra normativa che non permettono un paragone… noi abbiamo come riferimento la legge provinciale. E abbiamo già il parere positivo (sebbene non ancora ufficiale) dell’Appa.
Le Acciaierie sono la prima zona in classe sesta di tutta la Provincia di Bolzano.
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Quindi adesso cosa succederà?
C'è un periodo necessario per presentare le osservazioni, con motivazioni specifiche e magari anche sulla base di altre misurazioni che testimonino il bisogno di una rivalutazione. Noi siamo qui per questo, adesso, proprio per verificare se è necessario rivalutare nuovamente. Verranno valutate una a una insieme in Giunta e trasmesse anche all'ufficio della Provincia che esprime un parere non vincolante, ma richiesto dalla normativa provinciale. A noi non risultano problemi, ma risponderemo e dove possibile accoglieremo. E poi mi faccia aggiungere una cosa.
Prego.
Come sa, la Provincia ha puntato alla costruzione in Zona di propri uffici provinciali, studentati, etc. C’è una convivenza tra tessuto produttivo e altro. Ciò non vuol dire che come Comune non diamo priorità all'impresa, lo ribadisco, c'è pieno appoggio alle imprese a Bolzano sud e al loro contributo nello sviluppo sostenibile della città. A noi uffici risulta una convivenza sostenibile, non abbiamo avuto mai negli ultimi anni lamentele verso le imprese, che facessero più rumore. L'unico punto dove abbiamo constatato un minimo di conflittualità sono le Acciaierie.
Per quanto riguarda il “quartiere Ponte Roma”, qual è la sua posizione?
È stato dato un ruolo al Piano che non ha. Non è compito del PCCA anticipare un progetto che non è ancora stato né presentato né tantomeno valutato, di cui l'amministrazione non ha ancora un atto in mano. Al contrario dell’Areale ferroviario, dove ci sono degli impegni sottoscritti.
Ma si potrà cambiare il PCCA, come ha affermato il sindaco Renzo Caramaschi?
È stato ventilato che il piano possa essere modificabile e qualcuno l'ha inteso come la possibilità di “declassare” l'area di Ponte Roma in futuro… questo chiaramente dipende: ci sono strumenti come la mappatura acustica — piano d'azione per combattere l’inquinamento da rumore stradale — che si redigono ogni 5 anni, mentre il PCCA si fa una volta ed è sempre modificabile, come lo è il Piano territorio e paesaggio. Se ci fosse un progetto d’investimento con il relativo piano di risanamento, si potrà approvare la modifica del PCCA. Nessuno ha alcuna intenzione di bloccare gli investimenti di nessuno.
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