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Foto: Lorenzo Taccioli
Society | Vorausgespuckt

Hey amico, serve qualcosa?

In tempo di elezioni torna a far capolino l'evergreen della sicurezza. Una visione monca della realtà che quasi nessuno ha interesse di allargare.

È parecchio tempo che non attraverso il Parco della Stazione di Bolzano. Non per scelta, è che non mi capita di passarci, ecco. Del resto non è neppure indispensabile. Visto che io non mi drogo e – come noto – ormai l'unica funzione economica e sociale rimasta a quella zona di verde nel centro cittadino è riservata allo spaccio. Quando ci passavo (sono ricordi sbiaditi, confesso, ma la situazione non credo sia cambiata parecchio) la scena era sempre più o meno la stessa. Seduti sotto gli alberi superstiti, quelli risparmiati dalla desertificazione benkiana, o stipati sulle panchine, gruppetti di extracomunitari (come si diceva un tempo) o di clandestini (come si dice oggi, tagliando con l'accetta destini e provenienze ignote) in attesa di un grasso cliente da spolpare di soldi e farcire di sostanze tossiche.

Un problema di opportunità mancate e di consumo di sostanze illegali

Ma un momento. Quanto è realistica questa descrizione? Quante porzioni di realtà che dovrebbe essere invece compresa, per essere restituita in un modo più fedele ai fatti, taglia fuori? Nell'opinione comune (quella, per dire, che porterà i partiti di Centrodestra a vincere le prossime elezioni), gli spacciatori-extracomunitari-clandestini (termini che si confondo fino ad apparire sinonimi) starebbero lì solo perché noi non siamo in grado di tenerli nei loro recinti oltremarini, dove dovrebbero rimanere per tutta la vita, in modo da non turbare la quiete della nostra società. Società altrimenti (se non ci fossero loro!) bella e florida e buona e santa. Eppure, se questa gente sta lì, se brancola in pochi metri quadrati di prato spelacchiato a ridosso dei cantieri e dei palazzi del potere, vuol dire essenzialmente due cose: che non trova di meglio (o di più redditizio) da fare e, soprattutto, che esiste una vasta clientela che ne approfitta, contentissima che ci sia questa opportunità (e si tratta di persone di qui, persone comunissime). Un problema di opportunità mancate (che ha mille cause, delle quali si parla pochissimo) e di consumo di sostanze illegali (illegali, non a caso), quindi, gestito in modo pessimo da un ceto politico attualmente interessato solo a trovare spazio in Parlamento. E potrebbe diventare persino peggio finché teniamo la testa sotto la sabbia (in diversi tipi di sabbia, peraltro) e pensiamo che con una bella repressione (così, tanto per far scoppiare le nostre vergognose carceri) o con risibili politiche di contenimento dell'immigrazione (che poi finiscono col finanziare anche il mercato illegale degli stupefacenti, nonché torturatori di vario ordine e grado) si risolva tutto.

In realtà servono un mucchio di cose, ma non ce le daranno mai

Immagine finale. Quando mi recavo in quel parco, a volte (rare, per la verità) mi si parava davanti un tizio (uno di “quelli”) e mi chiedeva (quasi soffiando): «Hey amico, serve qualcosa?» Gli ho sempre detto di no, ringraziandolo. In realtà la risposta sarebbe un'altra. Sì, avrei dovuto dire, dovremmo dire, servono un mucchio di cose, ma non te le daranno, amico, non ce le daranno. Perché chi dovrebbe pensare a voi (e a noi) in realtà non pensa che a sé stesso, a lucrare vantaggi dalla propria mediocrità, dalla propria inefficienza, dalla propria ipocrisia. E voi siete il motore, il piccolo motore (quello più trascurabile, peraltro, quello più vulnerabile) che tiene in vita tutto il laido circo al quale siamo fin troppo abituati.