Politics | L'intervista

“Cara politica, quanto non mi manchi”

L'ex sindaco di Bolzano Gigi Spagnolli a tutto campo: “Che mi rimane di quella vita dopo dieci anni? A parte i ricordi, direi zero e va bene così”.
Gigi Spagnolli 2005
Foto: Othmar Seehauser
Non si è fatta ancora mezzanotte, anzi ancora manca un bel pezzo: ma le luci si sono già ampiamente spente sulle passeggiate in una serata tipo della seconda primavera Covid qui a Bolzano, molto buia e con poche nuvole. Gigi Spagnolli, che di Bolzano è stato sindaco per dieci lunghi anni cammina e ricorda, ricorda e cammina: “Vede, potrei misurare questi spazi qui metro per metro, qui da ragazzo venivo a fare le ripetute di corsa per le mie gare, ero un discreto atleta. Poi l'ortopedico a un certo punto mi dice guarda Gigi ormai più che ossa hai solo cartilagini, basta così, devi fermarti. Avevo solo 24 anni, e da allora in sostanza ho smesso, dopo ho fatto solo un paio di maratone a New York, ma da semplice amatore”.

 

salto.bz: Essere dieci anni il sindaco significa incontrare una baraonda di persone, avere tanti contatti e rapporti, e i partiti, e le alleanze, e le infinite trattative, e le elezioni etc. Che cosa è le rimasto, di tutto questo?

Gigi Spagnolli: Fare il sindaco della propria città è un grande onore e lo è stato anche per me. Ma a parte gli amici e i ricordi, tanti ricordi, direi che non mi è rimasto nulla, sostanzialmente nulla. Zero. E va bene così.

Cosa le rimane, invece, delle cose che ha fatto?

Soprattutto, mi piace aver fatto il sindaco di una Bolzano pienamente inserita nella sua provincia: ho molto lavorato per superare barriere, anche culturali, che volevano lo stereotipo di una città centro di tutti i problemi inserita in una provincia invece virtuosa. Ho lavorato per unire, per ricucire, per valorizzare, e il fatto che Bolzano sia stata stabilmente con me ai primi posti per anni in tutti gli indicatori di qualità della vita qualcosa vorrà dire. E poi sono anche contento di aver svolto incarichi di rilevanza nazionale nell'associazione dei Comuni, e da Presidente della Commissione Ambiente Anci-Conai di aver contribuito a migliorare il lavoro di tutti i comuni italiani.

Non è assolutamente vero che la mia Bolzano fosse ferma, anzi abbiamo superato una crisi devastante, epocale, come quella del 2008 senza che nessuno si accorgesse sulla propria pelle delle difficoltà

Da parte del sindaco in carica, Caramaschi, si sente spesso ripetere che con lui Bolzano sarebbe ripartita, e che prima era ferma eccetera. Cosa c'è di vero? La Bolzano di Spagnolli era davvero ferma?

Caramaschi, che stimo, quando dice queste cose fa come i politici di professione, sembra sempre che la storia cominci improvvisamente con loro e che prima di loro ci fosse il deserto, il nulla. Non è assolutamente vero che la mia Bolzano fosse ferma, anzi abbiamo superato una crisi devastante, epocale, come quella del 2008 senza che nessuno si accorgesse sulla propria pelle delle difficoltà. La verità è che il profondissimo civismo della città e di chi la abita, la qualità dei suoi funzionari e dell'apparato comunale già da soli rendono l'amministrazione su uno standard qualitativo assai elevato. Chi fa il sindaco parte avvantaggiato per questo, è capitato a me, come a Salghetti, così capita a Caramaschi.

Una cosa che invece non le è riuscita o che avrebbe voluto le riuscisse meglio?

Un amministratore pubblico realizza in genere una percentuale minima delle cose che andrebbero fatte: per mancanza di risorse, di tempo o, al momento di decidere, del consenso necessario. Mi dispiace non aver potuto fare di più per realizzare il Polo bibliotecario plurilingue, il cui progetto ho comunque lanciato firmando l’accordo con la Provincia. Il nostro piccolo Beaubourg, un luogo dove poter conoscere le espressioni della cultura in tutte le sue forme, grafiche, visive, auditive, tattili, eccetera, ed in tutte le lingue. Un progetto innovativo che è rimasto incompreso alla maggior parte dei bolzanini, fuorviati dalla polemica, generata dalla politica ed esplosa sui media e sui social, sulla conservazione dei muri dell’edificio ex scuola Longon-Pascoli. 

 

La sua attività di sindaco le ha anche lasciato lo strascico di un processo per abuso d'ufficio. Come vive la faccenda?

Ho sempre agito con onestà nell’interesse della città, altro non vorrei dire nel merito essendoci un procedimento in corso.

Le manca adesso la politica?

Guardi, assolutamente no, è stressante, orrendamente stressante. Si arriva a un livello di sollecitazione costante per sedici ore al giorno, spesso per produrre poco o nulla, perché, se non metti d’accordo le persone, non si decide. È un lavoro che usura e che non può anzi non deve proseguire all'infinito.

In che cosa la Bolzano di oggi è diversa dalla sua Bolzano?

Premettendo che oggi il Covid ha cambiato tutto, probabilmente è anche molto diversa la qualità umana e di preparazione dei politici attuali, lo scadimento è molto marcato. Oggi, salvo alcuni casi che per fortuna ci sono, una persona che abbia una propria attività non ci si mette nemmeno in politica perché ha solo da rimetterci, ecco che a frequentarla sono ormai solo le seconde file e le terze file, e questo la gente lo sente, lo percepisce chiaramente.

Premettendo che oggi il Covid ha cambiato tutto, probabilmente è anche molto diversa la qualità umana e di preparazione dei politici attuali, lo scadimento è molto marcato

Arno Kompatscher, Presidente della Provincia, è molto criticato per la gestione della pandemia: lei come valuta il suo operato?

Sul Covid può anche aver toppato qualcosa, ma comunque Arno è e resta di qualche spanna al di sopra, per qualità, per competenza, rispetto a tutte gli altri che potrebbero ambire alla sua carica, ad esempio Achammer, Alfreider, Widmann. Tutte degne persone, per carità. Ma Arno ha una marcia in più. Non lo dico perché è mio amico. Anzi, è il contrario: è mio amico anche perché so quanto vale.

In tutti questi anni qual è stato l'avversario politico che le ha dato più filo da torcere?

Il giornale Alto Adige, senza dubbio.

Ma l'Alto Adige non è un avversario politico, è un giornale: sicuro di non esagerare? Non è che soffre di manie di persecuzione?

Guardi, un esempio: il Dolomiten, quando cita un amministratore pubblico, usa sempre la stessa foto sorridente, generando fiducia. L’Alto Adige invece non vede l'ora di metterti sempre in pagina con un mezzo sorriso storto, o con in mano un bicchiere di vino, non perde occasione per ridicolizzare ogni cosa che fai invece di raccontarla: in questo modo, nel contrasto col Dolomiten - perché ricordiamoci che viviamo in questa terra, dove esiste, inevitabilmente, il dualismo etnico - ti denigra e diventa un avversario politico. L'ho detto anche al direttore, lui dice che parlo da uomo ferito.

Vabbè voi politici con la stampa avete sempre un rapporto particolare. Ma andiamo al nocciolo dell'osservazione: lei ci si sente, ferito?

No, e per mia natura non porto mai rancore e guardo sempre avanti. Oggi faccio la mia vita da dirigente dell'ufficio caccia e pesca, mi capita di avere fortunatamente tanti contatti con la natura, di vedere gli animali, anche i lupi, al mattino presto. Lei li hai mai visti i lupi? Che spettacolo! Del resto, quando mi hanno chiamato qui a fare il sindaco ero a Bormio, dirigevo il Parco dello Stelvio, la natura è la mia vera passione, la natura è una cosa meravigliosa e va conservata. Adesso sono divorziato, bado a sostenere i miei figli all'università e ad accudire il mio babbo che ha 87 anni. Io e i miei  fratelli ce ne prendiamo cura cercando di restituirgli un po' di tutto quel che ci ha donato.

Qui sul campanello della bici ha ancora lo stemma del Pd. Non è che in politica ci tornerebbe, anche solo un giretto senza impegno?

Ogni cittadino fa politica, nelle cose che fa, tutti i giorni, sempre.