Society | Punti nascita

Nato ai bordi di periferia...

Una mozione chiede il mantenimento dei punti nascita di Arco, Cavalese, Cles, Tione considerando "ospedale unico" tutti i reparti maternità del Trentino

Otto consiglieri di maggioranza hanno presentato in Consiglio provinciale a Trento una mozione per chiedere in Trentino un progetto pilota riguardante i punti nascita. La mozione Upt è stata firmata anche da Detomas (Ual) e da quattro consiglieri del Patt. Si tratta di rappresentanti politici provenienti dalle valli trentine: Avanzo (Patt, Tesino), Giuliani (Patt, Arco), Lozzer (Patt, Valfloriana), Ossanna (Patt, Bassa Val di Non), Passamani (Upt, Levico), De Godenz (Upt, Fiemme), Tonina (Upt, Giudicarie), Detomas (Ual, Fassa).

La risposta al Quotidiano Trentino dell'assessora Borgonovo Re non ha bisogno di particolari esegesi: «Tutto quello che potevamo chiedere alla ministra lo abbiamo chiesto. Qui si è smarrito il senso della realtà e questo tiro alla fune è molto rischioso, chiedo ai colleghi di non coltivare ostinazioni. Di certo servirà un chiarimento prima di andare in aula: se abbiamo visioni così distanti, siamo sicuri di essere ancora una maggioranza?».

Il testo della mozione Upt-Patt-Ual

Il documento parte dalla considerazione che, secondo i parametri ministeriali (500 nati l'anno), in Trentino dovrebbero rimanere solo i punti nascita di Trento e Rovereto, con la chiusura di ben 4 “nidi della cicogna”: Arco, Cles, Tione, Cavalese. Quindi il doppio di presidi chiusi rispetto all'Alto Adige, dove a rimetterci sarebbero San Candido e Vipiteno. «Tutto ciò é paradossale – scrivono i proponenti - visto che il sistema Trentino garantisce oggi le migliori performance italiane ed europee, con il 2,3 per 1000 di mortalità neonatale e circa il 20% di cesarei in tutto il territorio».

L'ospedale unico a sedi distaccate

Il Sop, sistema ospedaliero provinciale, prevede il sistema “mozzo e raggi”, con Trento al centro e gli altri presidi come una sorta di “reparti” dello stesso nosocomio. La sperimentazione quindi vorrebbe portare «un progetto pilota di ospedale unico a sedi distaccate, il quale, grazie a mobilità del personale e flessibilità organizzativa e formativa, possa garantire il parto e l’attività ginecologico-ostetrica vicino alle famiglie trentine». I consiglieri fanno quindi notare come l'altitudine media in Trentino sia fra i mille ed i 1500 metri e le condizioni stradali, dei collegamenti e metereologiche siano spesso avverse. Altro punto critico è quello legato alla valutazione dei rischi correlati all'imprevedibilità degli eventi, che secondo gli 8 proponenti sarebbe «totalmente assente», dal momento che vi sono località che distano da Trento tra i 60 ed i 100 minuti di percorrenza con mezzo privato. Sul piano dei costi l'adeguamento agli standard attuali dei punti nascita periferici verrebbe a costare 1,5milioni di euro su un bilancio complessivo della sanità trentina di 1miliardo e 70 milioni.