Amanti d’altra epoca.
I Teatri del Circuito Lirico Lombardo, la Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, il Teatro dell’Aquila di Fermo e Fondazione Teatro Comunale e Auditorium di Bolzano portano in scena Sabato 22 Novembre alle ore 20.00 e Domenica 23 alle ore 16.00 il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart.
L’opera che debuttò con un clamoroso successo sotto la direzione del compositore Salisburghese (1756-1791) nello Ständetheater di Praga il 29 Ottobre 1787 arriva oggi a Bolzano in una rivisitazione “moderna” del regista inglese Graham Vick, uno che ha bisogno di poche presentazioni dato che vanta il titolo di Commander of the order of the British Empire e, per andare più nel suo settore, 8 premi Abbiati.
Il curriculum non toglie però tutto lo spazio ai dubbi, il primo dei quali è se serva davvero una rivisitazione di un’opera che è di suo già grandiosa, e come tale eterna, di un’opera che è stata rivisitata già fin troppe volte forse. Se oggi leggiamo i Buddenbrooks o L’idiota non sentiremo nemmeno per un istante il bisogno di leggere un libro parallelo ma ambientato in epoca contemporanea, proprio perché ciò che esprimono lavori di tale portata è inesauribile nel tempo. Una delle opere di maggior successo di Mozart, dopo il cui debutto i praghesi cercarono di trattenere il nuovo divo in città per ottenere da lui altre rappresentazioni, può forse avere bisogno di una rilettura?
Il progetto per come nasce è molto interessante e già per come viene al mondo merita di essere seguito - l’opera che farà il suo debutto Bolzanino Sabato è frutto di una coproduzione tra diversi teatri italiani che per ammortizzare i costi si sono riuniti, mettendo in comune due squadre di attori che si daranno il cambio per quasi 40 repliche. L’opera è già stata vista, prima di questo fine-settimana, nei teatri di Jesi e Como, dove la reazione del pubblico non è stata però assolutamente positiva - la riproposizione in chiave moderna, forse troppo moderna, porta il Don Giovanni, nobile amante che fa catalogare al suo servitore Leporello tutte le sue conquiste femminili, in un mondo ultra-moderno fatto di perversioni, sesso, violenza e degrado in cui i protagonisti sono vestiti in abiti a colori shocking e sembrano usciti da un film di fantascienza.
Non è certo il primo Vick a tentare una lettura simile dell’opera - è ancora vivo il ricordo del dramma giocoso del 2011 diretto dal duo Carsen-Barenboim, quando quest’ultimo aveva rilevato la direzione del La Scala di Milano. Il pubblico, la critica e pure chi non sa nulla di opera giudicò allora in modo molto negativo quel lavoro, che si rivelò quasi uno stupro al lavoro di uno dei più grandi geni della nostra storia.
Molto positive sono invece per ora le voci che riguardano la parte corale e musicale, basata sull’edizione di Praga, e diretta dal giovane maestro José-Luis Gomez-Rios - un organico ridotto al minimo che sembra riesca a produrre un ottimo lavoro. In buona sostanza i motivi di interesse per vedere l’opera sono molti, e anche la curiosità e l’attesa per la sicura e preannunciata polemica del post-opera non manca di certo.