Bressanone perde un pezzo di storia

Bressanone perde ancora un gioiello. Nei giorni scorsi è stata abbattuta quasi completamente un’importante villetta storica situata in via Laghetto. I pochi resti a monito di un altra testimonianza della storia e della cultura fatta a pezzi per venire incontro agli interessi privati di chi è entrato in possesso della proprietà. Si trattava di un piccolo edificio situato tra le scuole medie Pacher e la professionale „Hellenstainer“, che pur non essendo posto sotto la tutela dei beni culturali, rappresentava un'importante testimonianza dell’architettura in uso nell’ampliamento della città di Bressanone. Edificata nel 1883 subito dopo la piena e l‘inizio dei lavori di regolazione dell’alveo del fiume Isarco, la costruzione di una villetta in quella zona costituiva un segno di ottimismo e di incoraggiamento dopo l’esondazione. Dal punto di vista architettonico si tratta del primo esempio a Bressanone che volle rifarsi allo stile tipico svizzero, con balconi in legno e svariate decorazioni eseguite con pittura a fresco, restaurate con cura dal proprietario precedente.
“Sarebbe stato auspicabile trovare una soluzione che contemperasse i legittimi interessi del nuovo proprietario con la tutela di un bene culturale. In questo caso il Comune non è minimamente intervenuto, a dimostrazione della scarsa sensibilità riguardo alla qualità architettonica e paesaggistica della città- denunciano i consiglieri Verena Stenico e Markus Frei di “Alternativa Ecosociale - Dato che è stato distrutto anche un adagio degno di nota, ci preme qui ricordarlo: „Was Vorfahren schufen / in Ehrfurcht erhalten / Mit Gottvertrauen die Zukunft gestalten“, ossia: “Ciò che crearono i nostri avi si deve conservare con rispetto per realizzare il futuro con fiducia in Dio”. Questa massima è stata purtroppo disattesa, ma continua ad essere valida, al pari del dovere di dedicare in futuro ai monumenti e beni culturali maggior attenzione, cura e protezione di quanta mostrata finora”.
Die Antwort des Stadtrates
Die Antwort des Stadtrates "Andrea Jungmann" ist eine Absurdität, die sich durchaus in die Reihe der absurden Antworten des Brixner Stadtrates auf seriöse Antworten einreiht. Von der "Erweiterung" eines Gebäudes zu sprechen, nachdem das gesamte Gebäude dem Erdboden gleich gemacht wurde, ist eine Verarschung der Anfragenden. Auch der bei Bauspekulanten beliebte und von den meisten Gemeinden, so auch in diesem Fall, tolerierte Trick, einen kleinen Mauerrest eines wertvollen Altbaues stehen zu lassen, um den meist extrem hässlichen Neubau nicht als Neubau, sondern als "Erweiterung" zu deklarieren, ändert nichts daran, dass hier wieder einmal eine Bauspekulation auf Kosten einer wertvollen Bausubstanz genehmigt wurde. In Brixen, aber wohl auch in anderen Gemeinden Südtirols, nichts Neues.