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Studiare materie tecnico-scientifiche conviene ?

Sono sempre più frequenti e pressanti gli appelli affinchè i giovani si iscrivano a facoltà tecnico-scientifiche. Ma uno studio ne mette seriamente in dubbio l'utilità.
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Non so se avete notato ma a cadenza regolare su giornali e televisione appaiono accorati appelli con toni più o meno drammatici che incitano i giovani a intraprendere studi tecnico-scientifici (quelli che internazionalmente sono incicati come STEM, Science - Technology - Engineering - Maths).

Da laureato in matematica, fra l'altro in un periodo in cui le cose erano molto diverse da ora (in meglio), che ha sperimentato sulla propria pelle il reale valore del suo titolo di studio, ho sempre trovato questi appelli non solo un po' bizzarri ma per certi versi imbarazzanti.

Perchè se è vero che con una laurea di questo tipo non hai grandi problemi a trovare lavoro è altrettanto vero che poi di grandi carriere non se ne fanno, nemmeno se impiegati in settori molto specifici. Difficilissimo per un laureato in materie scientifiche o tecniche salire ai vertici o accedere a livelli retributivi elevati, spessissimo nella mia esperienza professionale ormai trentennale ho trovato al contrario in posizioni apicali nei settori tecnici (ma esistono davvero ancora in Italia veri settori tecnici?) dei non tecnici e quei pochissimi tecnici che vi ho trovato avevano quasi sempre dovuto spogliarsi, quasi vergognandosi, del loro background culturale per potervi accedere.

Alla luce di questa mia esperieza, per altro condivisa con molti compagni di studio, mi sono sempre chiesto : ma perchè mai un giovane dovrebbe farsi un mazzo enorme (perchè questi studi sono i più faticosi, non accessibili a tutti) per poi doversi accontentare di posizioni di rincalzo ? Posizioni da "tecnico" appunto, nell'accezione più riduttiva e tutta italica del termine.

Domanda probabilmente non del tutto fuori luogo visto che in effetti i giovani italiani sembra ignorino sistematicamente questi appelli, attirandosi per altro severe critiche di essere pigri, fannulloni, ... insomma le solite cose che si rimproverano ai giovani che non hanno voglia di faticare.

Che la domanda non sia del tutto fuori luogo così come non lo sia la tiepida reazione dei giovani, trova ora una conferma in uno studio scientifico del prestigioso Ceps di Bruxelles che alle domande sulla sensatezza di questi appelli e sulla presunta irrazionalità dei giovani  nell'ignorarli, risponde chiaramente NO. Specialmente in Italia (ahimè), specialmente se si è donna. (interessante, anche se più scontata,  la lettura dello studio per quanto riguarda il valore degli studi di tipo umanistico proposta da Stefano Felti sul Fatto Quotidiano da leggere qui)

Lo studio determina una sorta di "valore" dei vari titoli di studio (NPV, Net Present Value) ponderando una serie di fattori e calcolando una sorta di rapporto fra costi/benefici. Risponde insomma alla domanda: il gioco vale davvero la candela ?

Il risultato (rappresentato dai grafici sotto) è abbastanza sorprendente e dimostra che gli studi in ambito STEM, pur garantendo in generale una buona possibilità di occupazione e livelli retributivi decenti, non sono così alettanti soprattutto se paragonati ad altri ambiti quali ad es. gli studi in ambito Economico e Sociale o la Medicina.

 

Fatto 100 il valore medio  dei diversi titoli di studio in Italia una laurea in Legge o Economia, o Scienze Politiche vale 273, in Medicina 398, mentre per le materie tecnico-scientifico il valore è un modestissimo 55, addirittura negativo, -32 se si parla di donne. Fanalino di coda le materie umanistiche che vanno vicine allo zero assoluto con -265 per gli uomini,-15 per le donne.

La cosa che maggiormente colpisce è come questa non conveneinza nello spacializzarsi in materie tecnico-scientifiche sia particolarmente rilevante proprio in Italia. Lo studio si limita solo alla descrizione del fenomeno senza addentrarsi in tentativi di spiegarne i risultati ma pare evidente (e su questo concordo con il commento di Stefano Feltri) come le imprese/enti italiani in questo campo abbiano adattato la propria struttura su lavoratori economici e poco qualificati.

In parole povere: queste figure professionali in Italia, così come si sono strutturate imprese ed Enti, semplicemente non servono.

D'altronde non c'è da stupirsi: vedo tutti i giorni gare, anche pubbliche, nel settore informatico orientate solo e sempre al massimo ribasso e con prezzi a base d'asta, anche per le figure professionali che richiederebbero competenza e lavoro intellettuale non banale, allineati a quelli di operai specializzati o addirittura inferiori.

Per non parlare delle strategie IT basate sempre e solo (anche in questo la PA ahimè eccelle, anche quella locale) sul contenimento dei costi, mascherato da falso efficientamento (gli investimenti IT in Italia sono già di molto inferiori alla media europea), esternalizzazione e/o dismissione di tutte le attività tecniche.

Per non parlare della ricerca. 

Con conseguenze devastanti sul piano economico dove ormai ci troviamo nel mondo occidentale fanalino di coda con tutto ciò che ne consegue.

In conclusione: vi implorano di studiare materie tecnico- scientifiche ? A meno che non siate appassionati continuate a rispondere bel NO Grazie, sono proprio i numeri a darvi ragione !

Almeno finchè in Italia non cambieranno le cose...