La lezione di Innsbruck
Sulla regolamentazione, per legge, delle chiusure domenicali e festive l’Unione commercio turismo servizi Alto Adige torna a farsi sentire. Stavolta lo fa annunciando una proposta concreta su cui sta lavorando. Fine da raggiungere con una soluzione locale su misura delle necessità altoatesine trovando al contempo “un consenso circa le molte necessità delle nostre aziende commerciali”, afferma il presidente dell’Unione Philipp Moser che assicura: “Siamo sulla buona strada”.
Il modello a cui guardare è il Tirolo del Nord, dove peraltro una delegazione dell’Unione ha recentemente incontrato i vertici della Camera di commercio del Tirolo, Sezione commercio, accolta dal presidente Martin Wetscher e dal direttore Alois Schellhorn. L’obiettivo: conoscere le esperienze raccolte dalle regioni limitrofe in materia di orari di apertura degli esercizi commerciali. “A Innsbruck - spiega Moser - la chiusura dei negozi la domenica e nei festivi rimane ancora un dato di fatto del tutto accettato. Le eccezioni sono previste esclusivamente per particolari festività od occasioni, con i negozi che possono tenere aperto solo in determinati orari o solo nei centri storici. In nessun caso, invece, al di fuori dei centri abitati, come per esempio nelle zone produttive”. Secondo i vertici della Camera di commercio tale regolamento “funziona benissimo, senza generare lamentele o critiche”.
Noti sono i paventati annunci del ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio riguardo la messa in discussione del decreto Monti che nel 2012 aveva liberalizzato il lavoro festivo nel commercio “rendendo l’Italia l’unico Paese europeo senza alcuna limitazione degli orari di apertura”. L’Unione, dichiaratamente contro tale “fraintesa liberalizzazione”, è tuttora convinta che una regolamentazione della materia sarebbe vantaggiosa, sia per le aziende familiari con i rispettivi collaboratori, sia per i consumatori e il mantenimento della varietà del nostro panorama commerciale. “Un’apertura domenicale generalizzata - conclude Moser - è nemica delle aziende familiari e, in ultima analisi, danneggia il commercio di vicinato e la qualità della vita nei centri urbani. Eccezioni a tale regolamentazione dovrebbero essere tuttavia previste per casi quali le località turistiche o gli esercizi del commercio di vicinato”.