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“Vediamo se Conte fa sul serio”

Cristina Masera (Cgil-Agb) sulla manovra: “Il premier è partito bene, ora convochi i tavoli per le riforme. Le polemiche? Vediamo se qualcuno è contrario ai sindacati”.
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salto.bz: Cristina Masera, segretaria generale della Cgil-Agb, che giudizio dà il sindacato sui primi passi della manovra finanziaria?

Cristina Masera: Prima di dare un giudizio sui contenuti stiamo dando anche una valutazione sul metodo, perché la questione non è in questo momento indifferente. Posto che alla fine la manovra in realtà non è stata ancora scritta veramente. Finora infatti è stato scritto il Dpb, il Documento programmatico di bilancio 2020, che è il testo che va a Bruxelles e spiega i grossi capitoli di spesa e di entrata. Il testo vero invece, quello che andrà nelle commissioni parlamentari e in Aula, noi non l’abbiamo letto e per altro non è stato ancora dettagliatamente scritto. Quindi per un giudizio vero sul merito si dovranno aspettare gli articolati. Al momento possiamo fare un ragionamento sul metodo, che si estende alle linee di contenuto finora uscite.

 

I sindacati confederali hanno comunque gradito l’esordio del governo Conte bis, all’insegna della “concertazione”. È il passo giusto?

Diciamo che una delle rivendicazioni importanti di Cgil, Cisl e Uil di fronte al nuovo governo è stato che vi fosse un cambiamento della modalità di approccio ai problemi. Serviva una cabina di regia che mettesse a coerenza gli interventi dei diversi ministeri, che prima procedevano ognuno per conto proprio senza neppure un coordinamento della spesa. Invece, per dare concretezza alle idee di un governo ha senso che i dicasteri agiscano in modo coordinato. Se ad esempio ci fosse un incontro per il Mezzogiorno, argomento sul quale i sindacati confederali hanno appena firmato un protocollo con Confindustria, noi ci aspetteremmo il coinvolgimento di Mise, ministero per il sud, Mef e ministero dei trasporti.

 

Ma la luna di miele di Conte con le rappresentanze dei lavoratori è ancora in corso?

Rispetto al confronto noi possiamo dire oggi che si sia ripristinato un metodo che prevede degli incontri con le parti sociali e in particolare Cgil, Cisl e Uil. Ciò è sicuramente positivo. Poi, se il metodo avrà un risultato sulla scrittura vera del testo è presto per dirlo. Dobbiamo quindi capire se dalle parole si passerà ai fatti: se gli obiettivi per lavoratori, pensionati e l’intero Paese verranno portati effettivamente a casa.

 

L’atteggiamento è quello giusto?

C’è voglia di ascoltare, di confrontarsi e soprattutto - per quanto hanno dichiarato alcuni ministri e lo stesso premier - di aprire dei tavoli di confronto specifici. Il minimo che però ci aspettiamo è che ora gli incontri vengano effettivamente calendarizzati. Un dubbio tuttavia ci è venuto: non appena è stato avviato un metodo nuovo sono iniziati anche tutta una serie di distinguo, in ordine alle misure specifiche della manovra in seno alla maggioranza. Ci siamo chiesti: non è che magari questo rapporto che si sta tentando di costruire tra parti sociali e governo dà fastidio a qualcuno? Questo è un pensiero che abbiamo fatto sabato scorso, 19 ottobre, al direttivo confederale nazionale della Cgil.

 

Avete fatto nomi e cognomi di politici e partiti che non vorrebbero il dialogo?

Stiamo a guardare. Nella fase in corso c’è rumoreggiamento da quasi tutte le parti e non si possono identificare personalità precise. Ma il dubbio viene sulla possibilità che quello che viene apparentemente messo sulla graticola, per alcuni aspetti dell’ipotetica manovra di governo, possa in realtà nascondere il fatto che alcuni non piace il metodo all’insegna del dialogo. Sarà tutto più chiaro a breve.

 

In prima fila però nel criticare alcune misure del Def sono stati Matteo Renzi e Luigi Di Maio. Alludete a loro?

Posso dire che il nostro giudizio verterà sui fatti. Pe ora il dubbio è: i poli che rappresentano i due leader hanno un problema anche sul metodo di confronto con le parti sociali, oppure no? Vedremo.

 

Temete anche che i distinguo nascondano le rimostranze dalla parte datoriale, di Confindustria o di altre associazioni di categoria?

Va detto però che con Confindustria stiamo scrivendo e firmando tanti patti e gli incontri con tutte le parti sociali sembrano funzionare. Direi che si stanno aprendo tanti interrogativi, riusciremo a interpretarli nelle prossime settimane.

 

Riguardo ai contenuti da dove volete partire come Cgil?

Vogliamo che siano concretizzati gli impegni presi a voce sui tavoli. Serve un confronto sul sistema pensionistico, per una revisione complessiva e solida, non per bloccare una misura singola, come quota 100, come sentiamo nel dibattito. Sarebbe una follia: ormai molti lavoratori e lavoratrici ci contano ed è del tutto incomprensibile l’eventualità di uno stop in corso. Oltre al fatto che il budget non è ancora stato esaurito. La riforma serve per il futuro, per la fase successiva alla scadenza di quota 100. Bisogna arrivare a quel momento con in mente una revisione complessiva della previdenza. È un lavoro che non si fa in due mesi e deve avere un tavolo dedicato.

 

Altri argomenti?

La riforma del fisco nella sua complessità attende un altro tavolo ad hoc. Non si può vivere di annunci elettorali per andare a favore di un gruppo o di un altro. Va bene diminuire il cuneo fiscale sui lavoratori e sarebbe bene farlo anche sui pensionati anche se in manovra pare non ci sia quasi nulla. In generale però tutti noi italiani abbiamo bisogno di una riforma seria del prelievo fiscale che riguardi tutti i tipi di tassazione e sia imprescindibile da una vera lotta agli evasori, che sono coloro che si mangiano i soldi dedicati ai servizi.

 

In sintesi aspettate di vedere la scrittura concreta della manovra?

Sì e attendiamo inoltre che siano convocati gli incontri. Perché solo allora si capirà veramente dove vuole andare il governo, quale strada è pronto a prendere.

 

Se di Conte insomma vi potete fidare?

Se il suo era un annuncio oppure un’intenzione seria. Serve anche un tavolo sui servizi pubblici, il pubblico impiego e la sanità, al di là del rinnovo dei contratti e dell’innesto delle risorse umane necessarie per far lavorare le strutture. Infine, ci sono il discorso del Mezzogiorno e il confronto sul lavoro e l’idea di sviluppo sostenibile del Paese. Questo è quanto si aspettano la Cgil e i sindacati confederali.