Society | Il modello sudtirolese

In lode del compromesso storico multiculturale

Prendendo anche spunto dal recente referendum crimeo, un articolo del New York Times loda il modello sudtirolese, basato sul compromesso e sulla pacifica soluzione dei conflitti etnici.

“It’s a complicated arrangement, but it works”. Capita raramente di leggere un reportage di un giornale straniero sul Sudtirolo – ma talvolta anche i quotidiani nazionali compiono incursioni tutt'altro che ponderate – in grado di valutarne con competenza e attenzione gli aspetti peculiari. In particolare, sono i recenti sviluppi legati all'emergere di sempre più forti separatismi, il clima di scetticismo nelle potenzialità dell'Unione Europea anche all'interno degli stati che dovrebbero incrementare i processi di aggregazione, piuttosto che cullare al proprio interno desideri di decomposizione territoriale, e poi da ultimo quanto avvenuto in Crimea, ad aver attirato l'attenzione di Celestine Bohlen, autrice dell'articolo in questione, sul modello sudtirolese. Un modello di successo, nonostante tutto, apprezzato, come si vede, quasi più all'estero che entro i propri confini.

South Tyrol’s patchwork of privileges — which include a fiscal regime that allows 90 percent of tax revenues to stay in the province — have helped make it one of the most prosperous, well-administered regions of Italy, and a source of envy for other parts of the country. Most important, the expansion of home rule has succeeded in making both communities feel at home here, which may be the key lesson for Crimea and other disputed regions.

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