1280px-russianabortionposter.jpg
Foto: w
Society | Avvenne domani

C'era una casa...

Come si abortiva a Bolzano e dintorni.

Nelle ultime settimane c'è stato un ritorno di fiamma dell'eterno dibattito sull'interruzione volontaria di gravidanza o aborto che dir si voglia. Anche su un tema delicato come questo uno sguardo al passato può non essere inutile.

......

Frequentavo il liceo quando, in famiglia, sentii parlare per la prima volta della "casa degli angeli". Domandai spiegazioni. Non fu facile ottenerle perché c'erano argomenti di cui ad un ragazzo si parlava malvolentieri. Venni comunque a sapere che, a Bolzano, vi era un luogo dal quale potevano rivolgersi le signore di una certa classe sociale quando volevano sbarazzarsi dal frutto di una gravidanza indesiderata. Era un posto dove tutta l'operazione avveniva nelle migliori condizioni igieniche e con la migliore assistenza specialistica. Ci si presentava lamentando un qualche malessere e poi tutto veniva risolto nel giro di un paio di giorni. Formalmente l'operazione avveniva nel pieno rispetto della legge dato che sui documenti ufficiali si parlava di un aborto spontaneo, ma tutti sapevano che in quella casa, elegante ed appartata, di spontaneo avveniva ben poco. Nessuno, comunque, si sarebbe mai sognato, mi fu detto, di andare a mettere il naso in quelle carte, visto che ad usufruire dei servizi molto particolari di quella casa vi erano, non di rado, anche le mogli o le figlie di coloro che avrebbero dovuto controllare.

Quella di cui ero venuto a sapere, così per caso, non era sicuramente l'unica "casa degli angeli" esistente a Bolzano o in Alto Adige. C'era poi, mi fu spiegato, anche un'alternativa scelta da chi voleva garantirsi una riservatezza ancor maggiore. Un breve viaggio all'estero, in Austria, in Svizzera o più frequentemente in Inghilterra permetteva di effettuare la stessa operazione in assoluta tranquillità. Era la scelta preferita quando a dover abortire erano giovani figlie di buona famiglia che dovevano mantenere la reputazione immacolata come l'abito che avrebbero indossato il giorno del matrimonio.

Per varcare la soglia di una di queste case, a Bolzano o altrove, bisognava però avere, oltre che buone relazioni, anche un ragguardevole conto in banca, perché ovviamente tutto aveva un prezzo.

Per chi quel costo non poteva permettersi il quadro che si spalancava era assai diverso. Quelle donne, dopo aver inutilmente tentato di mettere in atto rimedi casalinghi come strani decotti da trangugiare o le scale di casa da salire accovacciate sui talloni, prendevano la strada che portava verso luoghi oscuri e perigliosi.

Non c'era una sala operatoria sterile ed efficiente ad attenderle, ma un tavolo da cucina in un appartamento, dove una praticona avrebbe fatto macelleria del loro ventre con i famigerati ferri da calza.

In quelle condizioni qualche volta l'operazione riusciva ed altre volte invece arrivavano le infezioni o, peggio ancora, le violente emorragie. A quel punto c'era da scegliere se rischiare la pelle o la galera.

Il ricovero in ospedale, quando le tracce di ciò che era stato compiuto erano sin troppo evidenti, imponeva ai medici di denunciare. La mano della giustizia si abbatteva quindi, implacabile, sulla donna e sulla mammana e del fatto non di rado veniva data ampia pubblicità con grande scandalo dei benpensanti. Le colpevoli si facevano un po' di prigione, poi uscivano e tutto ricominciava come prima.

L'aborto, in quegli anni, va ricordato, era un reato gravissimo. Lo aveva stabilito, in epoca fascista, il codice Rocco: " Libro II, Titolo X: Dei delitti contro la integrità e la sanità della stirpe (Art. 545. Aborto di donna non consenziente. Chiunque cagiona l'aborto di una donna, senza il consenso di lei, è punito con la reclusione da sette a dodici anni. Art. 546. Aborto di donna consenziente. Chiunque cagiona l'aborto di una donna, col consenso di lei, è punito con la reclusione da due a cinque anni. La stessa pena si applica alla donna che ha consentito all'aborto. Si applica la disposizione dell'articolo precedente: 1. se la donna è minore degli anni quattordici, o, comunque, non ha capacità d'intendere o di volere; 2. se il consenso è estorto con violenza, minaccia o suggestione, ovvero e` carpito con inganno. Art. 547. Aborto procuratosi dalla donna. La donna che si procura l'aborto e` punita con la reclusione da uno a quattro anni. Art. 548. Istigazione all'aborto. Chiunque fuori dei casi di concorso nel reato preveduto dall'articolo precedente, istiga una donna incinta ad abortire, somministrandole mezzi idonei, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni).

Questo il panorama, a Bolzano come altrove, nell'epoca in cui l'aborto era comunemente utilizzato come un mezzo anticoncezionale. Tutto avveniva clandestinamente e quindi le statistiche sono estremamente vaghe ma, in quell'epoca, si parla di un numero variabile di aborti eseguiti in Italia tra i 200 e i 600 mila l'anno.

Le cose, come alcuni ricorderanno, iniziarono a cambiare con la metà degli anni 70, quando sulla spinta delle forze politiche laiche e radicali si affermò l'esigenza di una legge sull'aborto. Nel febbraio del 1975, ad aprire la strada fu anche una storica sentenza della Corte Costituzionale che anticipò il diritto della donna a decidere l'interruzione volontaria della gravidanza per gravi motivi. La legge numero 194 del 22 maggio 1978 arrivò, a questo punto, a rendere legale, entro certi limiti, l'aborto. Non si placarono tuttavia le polemiche e il mondo cattolico si mobilitò per un referendum abrogativo. Si votò nel maggio del 1981 e, ad onta della furibonda campagna attuata dalla Chiesa e dalla Democrazia Cristiana, il responso delle urne fu netto. Il 68% dei votanti si espresse contro l'abrogazione. L'unica regione italiana in controtendenza fu  il Trentino Alto Adige, con una maggioranza abolizionista del 50,3%. A determinare questo risultato, tuttavia, furono i voti altoatesini, visto che nel Trentino solo in 46,3% degli elettori chiese l'abolizione della legge. In Alto Adige il peso determinante fu ovviamente quello della Suedtiroler Volkspartei, partito di rigida osservanza cattolica, che portò i suoi elettori alle urne e determinò una maggioranza contraria alla legge del 54,6%. Contro l'aborto si schierarono anche altre due forze di gran peso nel gruppo italiano come la Dc e l'Msi, ma, nonostante questo, nei centri maggiori dove la popolazione italiana era in maggioranza, i voti contrari all'abolizione della legge furono almeno il doppio di quelli favorevoli. A Bolzano ad esempio votarono "no" in 44.555 e "sì" in 21.953.

La legge sull'intonazione volontaria di gravidanza restò dunque in vigore, ma la sua applicazione, a Bolzano e dintorni, è rimasta, sino ai giorni nostri, estremamente difficile per l'altissimo numero di medici ginecologi che elevano obiezione di coscienza.

 Le statistiche sul numero di aborti annualmente rilevate dall'ASTAT parlano di un fenomeno in calo costante, ma non possono tener conto del numero di donne che preferiscono rivolgersi a strutture extra provinciale o che non rinunciano all'antica abitudine dei viaggi all'estero.

Da sempre, sul tema dell'aborto, è aperto un dibattito che negli ultimi tempi è cresciuto in asprezza assumendo i toni di una vera e propria guerra di religione. Anche per questo, forse, è bene ricordare i tempi nei quali, a Bolzano come altrove, c'erano le case degli angeli e i tavoli imbrattati di sangue in qualche appartamento della periferia.

Bild
Profile picture for user Max Benedikter
Max Benedikter Sat, 10/27/2018 - 18:32

Grazie Maurizio!
È proprio così, da sempre per chi ha soldi valgono altri criteri morali. Ho forse è solo ipocrisia.
Comunque nessuno riesce a togliermi la mia sensazione, rafforzata dalla mia esperienza in Ospedale di Bolzano, che quasi tutti/e i medici obbiettori (ginecologi e anestesisti) vogliono solo scansare rogne e distanziarsi da quelle "disgraziate".

Sat, 10/27/2018 - 18:32 Permalink