Rothsüchtig
C'è questo posto, in centro a Trento, praticamente un bugigattolo: uno spazietto, due metri per due, che dà sull'ingresso, poi un bancone, al di là uno spazio solo di poco più grande. Lì dietro, una donnina in grembiule mette robe nella friggitrice o affetta salumi; un signore barbuto, forse è il marito, farcisce i panini con la 'nduja o incassa.
Quando ci vado, è sempre pieno di giovani, è tanto se ci si sta tutti. Dai discorsi che fanno, direi che sono studenti universitari. E, più precisamente, studenti di Giurisprudenza: lo dico perché talvolta sento che dicono "appunti", oppure "superato", oppure ancora "romano" (che, penso, non si riferisce alla provenienza dei prodotti che mangiano, ma al diritto: il cosiddetto Diritto romano, insomma). Ieri, anzi, sono stato fuori a mangiare il mio panino con la porchetta. Che è un po' la cosiddetta specialità della casa: porchetta di Ariccia, una leccornia, nulla a che vedere con quelle cose che si trovano in giro e vengono spacciate per porchetta.
Il signore barbuto, poi, c'ha 'sta cosa; che ho già notato diverse volte, quindi si potrebbe proprio definire una sua prerogativa, e fino a ora, le volte che sono andato lì lo ha sempre detto: se uno gli chiede, chessò, un fiore di zucca ripieno di mozzarella e acciuga, impanato e fritto, lui lo guarda di sottecchi e poi, con questo accento che mi azzarderei a definire laziale e un tono da baritono, gli fa: Attento che questo dà dipendenza, però! E lo dice anche se uno gli chiede una polpetta, o, mettiamo il caso, un supplì. E allora i clienti, che non so se sono sempre gli stessi, ma penso di no, e non so se l'hanno già sentita la cosa, ma poi non è importante, penso, i clienti, dicevo, loro dicono, tutti divertiti: Ah, io sono per le dipendenze! Oppure, anche: Ah, correrò il rischio. E sono tutti contenti, tutti ridono, e si gustano il loro supplì, oppure magari una polpetta, oppure ancora il fiore di zucca, e mentre lo mangiano fanno dei gran gesti di apprezzamento, e si sperticano in lodi, ed è tutto un Mmmhhh, buono, ma che buono!
Ecco, mi è venuto in mente perché anch'io c'ho 'sta forma di dipendenza: che quando vado in libreria e l'Einaudi ha fatto uscire, come fa ogni sei mesi, un nuovo libro di Philip Roth, che poi magari non è nuovo, nel senso di recente; anzi, lui ha detto che non scriverà più niente, e magari è una cosa degli anni Settanta o Ottanta; qualsiasi cosa sia, io devo prenderlo, quel libro, e poi lo leggo, e poi quando finisce mi dispiace e ne vorrei subito leggere un altro.
Philip Roth è un po' il mio fiore di zucca impanato e fritto, ripieno di mozzarella e acciuga, questo è quello che volevo dire, in fin dei conti, in questo post.
E ora vado a leggere I fatti.
Sehr schön!
Sehr schön!
In reply to Sehr schön! by Alfonse Zanardi
Danke
Danke, sehr nett von Ihnen.
In reply to Danke by Gianluca Trotta
Nori
Giangi, hai letto di Nori?
In reply to Nori by Gabriele Di Luca
ora sì
Fino a ora, no. Ora sì. Purtroppo. Mi dispiace molto, ho letto che è in pericolo di vita, ma spero ce la faccia.
In reply to ora sì by Gianluca Trotta
forse va meglio
Pare che le agenzie di stampa abbiano un po' calcato la mano, e quindi gli articoli di giornale, su quelle basati, fossero eccessivamente pessimisti. Pare da fonti più vicine che invece le cose, forse, si possano risolvere meglio di quanto sembrasse:
http://www.ilpost.it/2013/03/27/paolo-nori-grave-incidente/
Raccontare qualcosa scrivendo d'altro
Bello questo recensire qualcosa scrivendo d'altro. Mi piace l'idea di un'introduzione ingorda, che ingrassa riga dopo riga relegando il contenuto principale (I fatti di un Roth) ai margini del testo.
In reply to Raccontare qualcosa scrivendo d'altro by e d
troppo gentile, grazie
troppo gentile, grazie
Roth e Trotta
Vorrei aggiungere un analogia curiosa e bella che ho notato rileggendo questo articolo che vede un Trotta parlare di un Roth.
C'è la sitauzione inversa nella letteratura quando un altro grande Roth, Joseph, pone Carl Joseph Freiherr von Trotta al centro del suo grande romanzo «Radetzkymarsch» che narra della fine del impero austro-ungarico.
Vergnüglich.
In reply to Roth e Trotta by Alfonse Zanardi
Eh già
Non ci avevo proprio pensato, a quest'altro Roth. Ora dovrei sfruttare letterariamente la coincidenza.
Potrei fare l'inizio così: "Il nostro nome è Trotta". Il racconto si chiamerebbe: La cripta dei macchiati, e parlerebbe di questi che hanno uno Stammtisch in un café sotto i portici.
Bene bene bene, grazie per l'idea.