"Bisogna separare i ruoli"
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SALTO: Come si è avvicinato allo sport?
Csaba Hamza: (ride) Tanti anni fa, parliamo del 1991, ero a Palermo e avevo voglia di fare uno sport. Non volevo fare calcio, non volevo fare uno sport conosciuto, conoscevo questo sport perché sono di origini ungheresi, venuto in Italia all'età di 16 anni, perché i miei genitori erano tutti musicisti e sono venuti qua a lavorare. Poi li ho raggiunti e sono entrato nella Federazione Badminton. Era estate ma chi c'era allora m'ha detto “è aperto, vieni, gioca”. Poi mi sono affezionato sempre di più.
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E perché è diventato allenatore?
Vengo dal mondo pedagogico, quindi a me piace insegnare, trasmettere conoscenza ai giovani. Giocando a badminton ho visto che avevo più gioia e felicità se trasmettevo qualcosa, se insegnavo, e i miei allievi vincevano. Questo mi dà di più che se avessi vinto me stesso. Allora ho detto "è il momento di fare il percorso di allenatore e non di atleta". Ho cercato di fare i corsi in tutto il mondo, dall'Indonesia alla Corea, agli Stati Uniti a Vienna. Ho girato il mondo per tanti anni, finché ho trovato un grande maestro, Lian Ying Zhang, che attualmente è il maestro di Viktor Axelsen, un giocatore danese olimpionico, che ha vinto una medaglia d'oro alle Olimpiadi. Lui mi ha aperto una finestra sul cielo e mi ha fatto vedere le stelle. Ha cominciato a insegnarmi e lì ho cambiato registro. Frequentavo continuamente la Danimarca, stavo a casa sua e lui m'ha preso come apprendista e mi ha insegnato i segreti di questo sport, fino ad arrivare ad allenare anche la nazionale tedesca. Dal 2006 ho lavorato per anni con loro, sebbene non potessi accettare un contratto fisso in Germania perché mia figlia vive in Italia. Però ancora oggi sono in contatto con loro, vado lì per delle settimane di workshop, per insegnare ai migliori atleti. Questa brevemente è la storia.
"È un gioco molto tattico, una via di mezzo tra tennis e scacchi."
Quali sono le peculiarità del badminton?
La particolarità di questo sport è che prende molto e possono giocare subito i ragazzi da sei anni a 96 anni. Pochi sport hanno la possibilità di giocare in età avanzata. Ci sono europei over 75 anni. Perché si gioca con un attrezzo leggero, con un campo relativamente piccolo, e ci sono tanti giochi tecnico-strategici più che fisici. Per questo è tra le poche discipline dove si può dire c'è il doppio misto. Di solito negli altri sport prevale la potenza fisica, e lì è difficile mettere femmine e maschi allo stesso livello. Invece qui si può fare, perché è un gioco molto tattico, una via di mezzo tra tennis e scacchi. E anche l'istinto animalesco dà qualcosa che vola: lo segui e vuoi fare il catch. E questo affascina molto i giovani.
Cosa sono le abilità o le caratteristiche più fondamentali?
Le abilità sono la destrezza, c'è devi essere sveglio, molto rapido, fare delle scelte tattiche mentre il volano vola. I tempi sono molto più ristretti. Noi siamo in mezzo tra il tennis e il tennis tavolo. Il volano quando cade è già punto, mentre in altri posti può ancora balzare. Qui da noi non c'è tempo. La rete è alta, 1,55 metri, perciò devi giocare attraverso questa rete. Tra l'altro lo sport è rimasto con le regole come erano nel fine 1800 quando hanno messo le prime basi. Da allora non è cambiata. La cosa bella è che è uno sport fair play, non ci sono contatti fisici e poi è rimasta ancora l'etica di rispettare molto l'avversario. Se noi non sappiamo se il volano è dentro o fuori, la diamo all'altro. Preferiamo darlo all'altro. Anche la battuta è una caratteristica particolare. Noi battiamo da sotto la cintura. Cioè diamo la possibilità all'altro di cominciare a giocare. L'altro è per esempio il tennis: si batte da sopra e subito fanno ace, attaccano subito. Invece questo modo di giocare molto cortese, molto fair play. È un’ottima scuola per i giovani.
Ci può dare una panoramica del badminton in Alto Adige?
L'Alto Adige è sicuramente il motore, il cuore dell'Italia nel badminton. Qui parliamo di oltre 50 anni di storia. I primi grandi club sono stati il SC Meran e l'SSV Brixen. Poi dopo 20-25 anni sono nati l'SSV Bozen e l'ASV Mals. Il Merano è stata una grandissima realtà che ha importato questo sport dall'Austria. Venivano allenatori da Vienna e da altre città per spiegare questo sport. Non c'era ancora la federazione, ma il club in cui si giocava già da anni. La tradizione è sempre un elemento in più in qualsiasi cosa che si fa. Dal commercio allo sport, alla famiglia, è un elemento che pulsa nei cuori delle persone. L’Alto Adige è una realtà sportiva e dinamica: alla gente piace andare in montagna, piace correre, piace andare in bici, piace giocare a badminton, piace giocare a calcio. Quindi è un po' più facile “reclutare” giovani anche per questo sport come per tutti gli altri, perché io vedo che le palestre sono tutte piene. Spero che la politica possa creare sempre più strutture, perché lo sport è una scuola di vita, una scuola di salute per la popolazione. È importante. Da allora sono nati tanti campioni, perché i talenti ci sono.
Qual è il livello di gioco in Alto Adige e Italia?
Non abbiamo mai fatto un confronto internazionale. Ho fatto l'allenatore della Nazionale Italiana prima di Londra 2012, dove ho fatto qualificare una giocatrice, Allegreni Agnese. Da lì poi sono tornato qua per aprire una scuola e cercare di fare qualcosa di più che giocare bene. Cioè cercare di andare alle Olimpiadi. Mia figlia, Yasmina Hamza, è stata molto vicina agli Olimpiadi. Purtroppo si è infortunata al ginocchio pochi mesi fa, ma era dentro il Race to Paris 2024, era top 100 ma ha dovuto abbandonare questo sogno. Tornerà sicuramente in campo. Ma ci sono tanti altri, per esempio Katharina Fink, un'altra eccellenza del badminton altoatesino, che ha vinto tantissime medaglie a livello internazionale, una cosa che noi non abbiamo mai fatto in questa giovane età. Adesso il nostro sogno è di portare l'Alto Adige a competere a livello internazionale, perché questo è il motore trainante, è l'esempio da dare ai giovani che ce la possiamo fare, e non solo giocare nei giardini e nelle palestre. Vogliamo giocare sui palcoscenici internazionali e portare a casa delle medaglie.
"L'etica nel lavoro, l'onestà, il rispetto dell'atleta, sono dei punti cardine di un allenatore."
Sua figlia come sta adesso?
Adesso sta meglio, riprenderà questa settimana gli allenamenti, perché sono passati già tre mesi e mezzo. Comincerà i primi allenamenti sempre in maniera molto cauta, però ci sono tutti i presupposti. L'intervento è andato molto bene, il medico che l'ha operata ha fatto un lavoro eccellente. Voglio veramente ringraziare questa struttura sanitaria che ha fatto un lavoro eccellente.
Quali sono i vostri prossimi obiettivi?
Io già sono con lo sguardo alle prossime Olimpiadi negli Stati Uniti. Penso che per le Olimpiadi bisogna cominciare con la preparazione prima che cominci l'Olimpiade precedente. Se vuoi qualificarti, c’è tanto lavoro da fare. E noi abbiamo già lo sguardo per analizzare il livello, analizzare le persone, fare un cambio di allenamento.
"Quando si è a casa non si parla di badminton."
Il successo ai Giochi Olimpici o ad altri grandi eventi potrebbe anche produrre grandi esempi sportivi.
L’esempio di Sinner nel tennis è un'occasione per i giovani di dire "guarda, abbiamo un altoatesino eccezionale". Noi vogliamo creare una persona che anche in campo internazionale possa essere quello. Servono sempre questi esempi, più che mai oggi, che possano avere questo effetto trainante per i sogni dei giovani.
Pensa che un effetto Sinner sia possibile anche per uno sport come il badminton?
Penso di sì. Se si fanno dei risultati straordinari, io penso che oggigiorno con social media e i giornali possa dare un input eccezionale. Dobbiamo però arrivare altissimo. Penso che il badminton si meriti sicuramente il suo posto negli sport olimpici.
Lei come gestisce la bilancia tra essere un allenatore professionale e un genitore per sua figlia?
Ho avuto modo di incontrare il grande Julio Velasco, che è tuttora un guru del volley. Come tanti altri direttori tecnici, lui diceva che si riteneva un grandissimo lago di idee. È uno dei più aggiornati allenatori, non è il più bravo, ma è il più aggiornato. Ho cercato sempre di capire come comportarsi. Ho avuto modo di parlare con campioni, anche con una tuffatrice bolzanina, che è stata allenata da papà. Bisogna separare i ruoli: quando si è a casa non si parla di badminton. La casa è famiglia, in palestra si parla di badminton. Io penso che stia funzionando. Questo l'ho imparato da allenatore, le cose non si mischiano, ogni momento ha il suo ruolo. C'è molta serenità, non ci sono mai delle problematiche, delle discussioni. Una giovane ragazza come mia figlia ha bisogno della sua privacy, della sua vita. E non è tutto legato al badminton. Ad esempio adesso studia all'università, ma è ancora ben motivata sportivamente. Occorre essere capaci di differenziare i ruoli nei luoghi in cui si è.
Oltre agli aspetti sportivi, quali sono i valori chiave che vuole trasmettere ai suoi allievi?
“Work ethic". L'etica nel lavoro, l'onestà, il rispetto dell'atleta, sono dei punti cardine di un allenatore. Perché è come una figura di famiglia: se tu tratti i figli in modo diverso, allora non sarai mai un grande allenatore. Tutti guardano alle tue parole, andiamo avanti per quello che diciamo e quello che facciamo. I ragazzi sono molto attenti a cosa dici, quando lo dici, come, e a chi dici cosa. Devi essere una persona onesta, per guadagnare la fiducia di un atleta: se l'atleta sa che tu ci tieni a lui/lei come a tutte le altre persone, e se lui/lei è ben motivato, lui/lei salirà con te sulla vetta. Se invece non dai questa motivazione e non sei pienamente onesto nel tuo percorso, allora sarà difficile arrivare in cima.
Considerando che lei è anche l'allenatore dell'SSV Bolzano, come prepara la squadra per un giorno particolare o per una stagione in generale?
Noi abbiamo delle serate in cui si allena la squadra. E altre serate dove noi abbiamo questa scuola, la “Südtiroler Badmintonschool“, dove io sono relatore, dove si fa il lavoro individuale. Lo sport è anche team, è anche un senso comune: in inglese si dice "community practice". Questo anche dà un senso di motivazione, perché se tu dai un ruolo particolare a ogni atleta, ognuno si sentirà unico in quello che sa fare meglio degli altri. Un buon team funziona se ognuno ha il suo ruolo e non ci sono gelosie. Tu devi sapere indicare la strada, i ruoli, essere sempre, come abbiamo detto prima, onesto, e far vivere questa squadra in alcuni sedute di allenamento dedicate solo alla squadra. In quei momenti ci prepariamo per la partita del giorno e seguiamo l'andamento della partita.
Come sta andando?
Bolzano non ha mai vinto lo scudetto, per quel che mi ricordo. Noi l'abbiamo portato in Alto Adige tre anni fa. A questo punto, il Merano era l'ultima squadra altoatesina ad aver vinto lo scudetto, 17 anni prima. E poi da lì abbiamo vinto tre volte di fila. Abbiamo sempre inserito i giovani all'interno della squadra, questa è una cosa importantissima. Altre squadre fanno dei grandi acquisti, ma se tu riesci a inserire dei giovani come Katharina Fink e altre persone che sono del luogo, allora tu riesci a dare quella spinta, quella fiducia ai giovani che serve per creare i campioni. Perché se non giocano mai, se tu aspetti che diventino grandi, poi veramente grandi non diventano mai. Al leoncino dev'essere insegnato come deve graffiare in un ambiente dove ci sono i leoni. Se l'ambiente non è da leoni, diventeranno gatti. Serve proprio l'ambiente, l'ambiente per un giovane è proprio così, stare con gli adulti, dare fiducia, e lottare per un obiettivo assieme ai grandi. Allora diventano leoni.
Che tipo di supporto c'è per il badminton in Alto Adige in termini di infrastrutture?
I nostri talloni d'Achille sono le strutture. Non abbiamo abbastanza possibilità di allenamento rispetto a altre squadre europee o anche italiane. Perché c'è troppa richiesta da tanti sport e lì abbiamo delle difficoltà. Non esiste una palestra dove ci si può allenare la mattina a Bolzano. Anche il Palasport, che è un impianto comunale, è impegnato da scuole tutto il giorno, tutte le mattine. Yasmine, per esempio, deve andare fuori, a San Genesio, a Caldaro, in altre strutture. Ci vorrebbe una struttura che dia la possibilità dell'allenamento. In questo senso abbiamo delle grandissime difficoltà.
"Se l'ambiente non è da leoni, diventeranno gatti."
Quando e dove vi allenate?
Noi ci alleniamo alla scuola Kunter e alla scuola Stifter, quindi nelle strutture scolastiche. Come squadra ci alleniamo la sera. Però alcuni atleti dovrebbero allenarsi due volte al giorno, mattina e sera. E purtroppo la mattina non esiste una scuola che conceda la palestra perché giustamente hanno l'utilizzo interno. Non esiste una palestra comunale libera che si può utilizzare: sei costretto a fare viaggi fino a Trento, ad andare in un paesino per farti. Spero che un giorno anche noi possiamo avere la nostra palestra dedicata al badminton.
Lei che consiglio darebbe a giovani giocatori di badminton?
Direi di valorizzare questo sport perché è uno sport molto bello e che si può fare sicuramente fino a un’età avanzata. Di trovare sempre il motivo di divertirsi, perché il principale motore di traino è il divertimento. In inglese dicono “Have fun". Questa è una cosa molto importante. E oltretutto lo sport, come anche il badminton, è una scuola di vita, dove impari a cadere e ad alzarti. Dove impari a trovare soluzioni per le difficoltà che incontri durante la tua strada. Questo succede anche nella vita. Invece di cadere in depressione, trovare delle soluzioni per uscire fuori dalle difficoltà. Impari a rispettare il tuo avversario, impari a girare il mondo. Con il badminton si può girare molto. Non ci sono tanti sport che riescono ad andare in tutta Europa, noi abbiamo delle agevolazioni. Puoi anche arrivare a un alto livello senza essere un Sinner della tua generazione, avrai molta conoscenza delle lingue, delle culture, di luoghi e paesi. E questa è anche una cosa bella per la formazione personale.
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Wenn über Badminton in…
Wenn über Badminton in Südtirol gesprochen wird, sollte man die Verdienste von Lars Sologub (ex Nationaltrainer der Schweden) nicht unerwähnt lassen. Dank seiner Unterstützung und Ratschläge konnten damals bei der Europameisterschaft in Böblingen die italienische Nationalmannschaft, bestehend aus Spielern des SCM, Karl Klammsteiner, Sandro Faccioli, Andreas Ortner, Christl Klotzner (gest.), u.a. teilnehmen und die Nationalmannschaft aus Frankreich besiegen. Es war der Beginn des Badminton als anerkannte Sportart in Italien und der Beginn der Federazione Italiana Badminton.