Parola d'ordine: prevenzione
Ha suscitato un prevedibile clamore la notizia degli incontri clandestini di boxe fra minorenni in un cortile di una casa popolare nel quartiere Don Bosco di Bolzano. La denuncia era arrivata dalla Lega Nord locale che ha intercettato sul gruppo Facebook (poi rimosso) “Big money match” una diretta in cui una coppia di giovani pugili improvvisati si stava battendo, attorniata da un gruppo di coetanei venuti ad assistere e forse a scommettere. Uno dei match sarebbe stato pubblicizzato come una sfida tra “gli ex capi della baby gang locale”, secondo quanto riferito dalla compagine leghista. Dopo una telefonata arrivata in questura la polizia è accorsa sul posto bloccando il match e identificando i presenti, i quali hanno tuttavia negato che ci fosse un giro di scommesse legato agli incontri.
Nel frattempo stamani (29 giugno) ASSB, Intendenza scolastica italiana e Intendenza scolastica tedesca, hanno firmato un protocollo per prevenire “il disagio e promuovere il benessere dei minori e delle loro famiglie nei loro percorsi di crescita sotto l'aspetto scolastico, educativo, relazionale e sociale”. Il documento, che già dal 2010 sancisce la collaborazione tra la scuola dell'obbligo e i distretti sociali della città, viene ora esteso anche alla scuola d’infanzia al fine di poter attuare una lettura precoce dei segnali di rischio e una tempestiva predisposizione di interventi a sostegno di percorsi scolastici e di crescita positivi. Nel 2016 nei 5 distretti del capoluogo sono stati 1.061 i minori seguiti, di cui il 54% residenti nel quartiere di Don Bosco ed Europa Novacella, e più della metà presentavano problemi famigliari o di tipo relazionale.
Il protocollo in questione prevede, fra le altre cose, che ogni sede distrettuale, scuola dell'infanzia e istituto scolastico, nomini un proprio referente quale persona di riferimento al fine di agevolare la reciproca comunicazione e collaborazione e che la scuola possa, previo consenso della famiglia, segnalare al distretto sociale la situazione di disagio di un minore ai fini della valutazione sociale, che potrebbe poi implicare una presa in carico formale da parte della sede distrettuale. Ogni azione è sempre preceduta dal coinvolgimento, dall'informazione e dal consenso della famiglia, nel rispetto del principio di autodeterminazione della persona e della normativa vigente sulla privacy. “Lavoriamo in stretto contatto con le istituzioni, la scuola, il Tribunale dei minorenni - dichiara Michela Trentini, direttore generale dell’ASSB -, il nostro impegno è incanalato in particolar modo nel fare prevenzione perché episodi come quello avvenuto nel quartiere Don Bosco non si ripetano”.