Cia, Fdi e la polemica con l’Alto Adige
“Fratelli d’Italia è un partito post-fascista? Si vede che in Alto Adige sono gli ultimi a credere questo. A me non risulta, ma guardando la storia solo all’indietro si potrebbe pensare allora che certi partiti altoatesini sono ancora terroristi: pensiero che però non si può che definire superficiale e che è smentito dalla realtà dei fatti”. Dichiarazioni dure, quelle odierne di Claudio Cia, nel giorno in cui l’assessore regionale appena entrato nel partito di Giorgia Meloni - un passaggio che ha provocato l’immediata richiesta di dimissioni sia da parte di Svp che di Stf - risponde alle polemiche sorte sul suo passaggio ad una forza percepita, a Bolzano, ma non solo, come postfascista. L’impressione è però ora con queste frasi il suo addio dalla giunta regionale sia segnato. Del resto, la Lega trentina per bocca del neoresponsabile Diego Binelli sembra in procinto di scaricarlo (“Ci confronteremo con l’Svp, ognuno però è in discussione”, dice a salto.bz il deputato) e lo stesso Cia si dice pronto alle dimissioni (“L’avevo già detto, la mia è una scelta di progetto e tornerei in ogni caso a fare il consigliere”).
Cia nel gruppo con Urzì
Il passaggio di Cia a Fdi ha fatto rumore nella pausa natalizia della politica in Trentino Alto Adige. Dopo una fase caratterizzata dagli screzi con gli alleati della maggioranza di centrodestra a Trento per le amministrative, seguita dal risultato non brillante della sua formazione Agire proprio alle urne, il consigliere provinciale e assessore regionale ha annunciato l’entrata in Fdi. Che comporta anche la “liquidazione” politica della sua lista.
Da Bolzano è suonato l’allarme, per l’allargamento di fatto della maggioranza che governa la Regione ad un partito “post-fascista”, com’è percepito in Alto Adige dall’Svp e dalle destre di lingua tedesca. Una circostanza che ha generato “orrore”. L’Svp ha chiesto al presidente in carica della giunta regionale, Arno Kompatscher, di sostituire l’assessore che entra nello stesso gruppo consiliare regionale di Alessandro Urzì, alfiere di Fdi nel consiglio provinciale altoatesino. Agli strali si è unita la Süd-Tiroler Freiheit, la formazione identitaria sudtirolese di Sven Knoll e Myriam Atz Tammerle (“I neofascisti in giunta regionale” titolano in un comunicato). È a loro soprattutto che arriva la risposta piccata di Cia, il quale risponde oggi, giornata in cui si rafforza la pressione nei suoi confronti (“Regione, la Volkspartei vuole la testa di Cia” titola il Corriere dell’Alto Adige riportando la posizione Svp).
La Lega apre alle dimissioni
Quali saranno gli sviluppi? La strada delle dimissioni appare segnata. I “postfascisti” di Fdi sono per la Volkspartei la linea rossa da non superare. Alle amministrative a Bolzano come in Regione. E la Lega trentina potrebbe cogliere l’occasione per “liberarsi” dell’ex esponente di Agire. “La scelta di Cia, di eliminare il proprio partito ed entrare in Fratelli d’Italia, è personale. Avrà fatto le sue valutazioni”, ragiona Binelli, appena incaricato da Salvini della guida del Carroccio in Trentino. “Come segretario posso dire che non ne abbiamo ancora parlato. Ci confronteremo sia con l’Svp che con i nostri alleati di coalizione in Trentino”. La Lega però non farà battaglie per l’alleato. “Nella dialettica politica tutti siamo in discussione. Lo è Cia, come tutti gli assessori. Se sorgerà il motivo per sostituirlo, si farà. Questo vale per lui come per tutti coloro che ricoprono un carica”.
Il diretto interessato mette le mani avanti e cerca di rispondere a tono alle accuse provenienti da Bolzano. “Io ho fatto una scelta di progetto, ho subito detto già nella conferenza stampa di annuncio, il 26 dicembre, che mettevo a disposizione il mio incarico alla maggioranza che me l’ha conferito. Rispetto le diverse sensibilità, non voglio provocarle o meglio sfidarle”, dice Cia. Che conferma di essere “pronto alle dimissioni”: “L’ho detto e lo ridico, non ho fatto una scelta di poltrone. Fare il consigliere provinciale e regionale, nominato da tutti i cittadini, è anche più prestigioso di fare l’assessore, indicato dalla sua maggioranza”.
Dichiarazioni di fuoco
Seguono le risposte sia alla Lega che a Svp e Stf. “Al Carroccio non chiedo nulla, ho fatto una scelta e non scarico su altri la responsabilità di difendermi”. Il nodo tuttavia è la collocazione politica di Fdi, partito che nel simbolo conserva la fiamma del Movimento sociale italiano, erede dichiarato dell’esperienza politica del fascismo. “Fdi post-fascista? A me non risulta - prosegue Cia - e il partito c’è da otto anni, non c’era certo durante il Ventennio. Detto questo, il problema sta in chi vede negli altri sempre un nemico. Se si vuole guardare al passato per cercare a tutti i costi di assimilare Fratelli d’Italia al fascismo, sussiste il rischio che altri possano cercare di assimilare partiti altoatesini ad un passato che ha visto anche il ricorso ad atti di terrorismo, e ciò non è certo lo spirito che vogliamo. Inoltre, non posso non notare una cosa positiva, questa vicenda dimostra che da Bolzano c’è interesse per la Regione, interesse manifestato da chi diceva di volerla abolire”. Cia risponde indirettamente anche a Kompatscher, che avrebbe appreso “dai giornali”, scrive il Corriere dell’Alto Adige, la novità. “Io ho cercato al telefono il presidente nei giorni prima della conferenza stampa, chiedendogli di potergli parlare urgentemente, ma non mi ha risposto. Riguardo all’annuncio, l’Svp era informata tramite il senatore De Bertoldi che ha informato Steger e quindi Achammer. Quindi, non facciano i pesci lessi”, conclude Cia, ora collega di Urzì.
Il cambio di casacca è il
Il cambio di casacca è il vero problema della politica italiana. Inutile girarci intorno....
In reply to Il cambio di casacca è il by Gerhard Mumelter
Manche wechseln zehn Mal die
Manche wechseln zehn Mal die Hemden und bleiben darunter immer schwarz.
In reply to Il cambio di casacca è il by Gerhard Mumelter
Bezeichnend sind auch
Bezeichnend sind auch Journalisten die Aussagen wie "“Fdi post-fascista? A me non risulta - prosegue Cia - e il partito c’è da otto anni, non c’era certo durante il Ventennio." unkommentiert lassen, anstatt den Interviewten darauf hinzuweisen, dass irgendwas post- heißt, eben weil es auf etwas anderes folgt.
Signor Voltolini, perché
Signor Voltolini, perché insiste a mettere «postfascista» tra virgolette? E perché scrive «un partito “post-fascista”, com’è percepito in Alto Adige dall’Svp e dalle destre di lingua tedesca»? Lei dove collocherebbe il partito di Meloni e La Russa?