Le acciaierie, una questione nazionale

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La questione Valbruna si espande a macchia d’olio. Oggi (14 ottobre) è stato convocato a Vicenza il consiglio di fabbrica con le rappresentanze sindacali unitarie, che hanno deciso di scendere in piazza contro il bando proposto dalla Provincia autonoma di Bolzano.
“La data non è ancora definita ma anche i metalmeccanici bolzanini scenderanno in piazza con i loro colleghi veneti per far sentire la loro voce”, spiega Marco Bernardoni, segretario provinciale Fiom/Cgil.
La settimana prossima è previsto anche un incontro tra i sindacati altoatesini e il Presidente della Provincia Arno Kompatscher (assente dopo la riunione che si era tenuta la settimana scorsa a conclusione della manifestazione).
Secondo Berardoni, le speranze che sia la Provincia ad intervenire sul bando sono poche: “Fin dall’inizio sono stati chiari nel voler mantenere la loro posizione, quindi la situazione resta complessa. In ogni caso, è importante presentarsi all’incontro per ribadire le nostre posizioni e ascoltare le loro”.
La risposta alle vertenze sindacali sembra essersi spostata a livello nazionale. “La Provincia non intende modificare le proprie posizioni, salvo eventuali interventi da Roma, anche loro probabilmente attendono indicazioni dal Governo, ma non è certo che arrivino presto”.
Da settimane, infatti, si parla della possibilità che, per tutelare azienda e lavoratori, lo Stato attivi il ‘Golden Power’”, con cui può bloccare o apporre particolari condizioni a specifiche operazioni finanziarie, che ricadano nell'interesse nazionale. Generalmente può essere esercitata in via preventiva, soprattutto in caso di ingresso di aziende straniere. C’è però chi dubita dell’efficacia di questo strumento. Inanzitutto, bisogna capire se la produzione di acciaio possa essere considerata effettivamente un settore strategico, al pari della difesa nazionale. Inoltre, l’esercizio del Golden Power è un procedimento complesso, che richiede il parere di una commissione tecnica. Infine, non sospende né annulla il bando, e non consente di modificarlo sostanzialmente.
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La soluzione per i sindacati è quella di revocare il bando e procedere con l’assegnazione diretta. “Abbiamo parlato con alcuni avvocati, che ci hanno confermato che il bando non è obbligatorio in senso assoluto: esistono varianti e margini di manovra, Servirebbe però un’analisi anche a livello europeo, perché potrebbero esserci sviluppi normativi. Chi adesso dice di stare trovando soluzioni dovrebbe ricordarsi che la situazione attuale è frutto delle stesse decisioni che ora si cerca di correggere”, spiega Bernardoni.
Nel frattempo, ieri (13 ottobre) i legali della società di proprietà della famiglia Amenduni hanno notificato i ricorsi a Palazzo Widmann contro bando e la proroga di concezzione, primo passo che porta all’impugnazione del bando davanti al TAR.
L’obiettivo, sia dell’azienda che dei sindacati, è di ottenerne la sospensiva e poi l'annullamento per poter tornare al tavolo con la Provincia per discutere la possibilità di una assegnazione diretta. Ieri sono stati notificati a Palazzo Widmann i ricorsi sulle due delibere di proroga tecnica della concessione per un anno e di apertura di una gara.
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Quali sono i problemi del bando?
Il nodo della questione riguarda la “procedura di evidenza pubblica” proposta dalla Provincia per riassegnare l’area: a metà settembre la Giunta Provinciale di Bolzano, su proposta dell’ assessore allo sviluppo economico Marco Galateo, ha approvato il bando dal valore di circa 150 milioni di euro che assegnerà per i prossimi cinquant’anni il diritto di superficie sull’area attualmente occupata dalle Acciaierie Valbruna ad una o più imprese, non necessariamente attive nel settore siderurgico.
Gli elementi critici del bando sono diversi. In primo luogo, sono solo quattro i punti che verranno assegnati dal bando per mantenere l'attività siderurgica. La solidità economico-finanziaria pesa per 27 punti e viene calcolata sulla base di bilanci, indicatori patrimoniali, redditività, liquidità e rating di legalità.
Un peso rilevante è attribuito anche all’impatto occupazionale, che vale 24 punti. Qui contano il numero complessivo di lavoratori dichiarati (calcolati in unità lavorative annue), la qualità delle competenze richieste, le misure di inclusione sociale, le iniziative di welfare aziendale, la formazione continua e la stabilità dei posti, ma il bando non sembra distinguere tra mantenimento dei lavoratori attuali e creazione di nuove posizioni.
L’innovazione e gli investimenti per lo sviluppo valgono 11 punti complessivi, distribuiti tra ricerca e sviluppo, digitalizzazione e automazione. È previsto anche un punto per chi rinuncerà a una parte dell’area, fino a un massimo del 50 percento della superficie.
Infine, la sostenibilità ambientale pesa 9 punti: si premiano i piani concreti di riduzione dei rifiuti, dei consumi idrici ed energetici, delle emissioni e l’eventuale produzione da fonti rinnovabili.
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Wen wunderts? Das war doch schon immer so.