Gli USA tradiranno l'Europa?
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La domanda gira oggi ovunque, ma non è nemmeno il punto principale. Quella davvero utile è un’altra: perché nel 2025 un continente ricco, popoloso e tecnologicamente avanzato continua a dipendere dall’umore di Washington per la propria sicurezza?
Gli Stati Uniti hanno garantito per decenni l’ombrello strategico dell’Europa. La NATO ha funzionato come fattore di deterrenza e stabilità nel dopoguerra. Ma un’alleanza non è una garanzia eterna: è un patto tra interessi. Quando gli interessi cambiano, cambiano anche le priorità. E se la sicurezza europea resta appaltata a un altro Paese, l’Europa resta per definizione un attore incompleto.
Il punto non è “fidarsi” o “non fidarsi” degli americani. Il punto è che abbiamo trasformato una scelta storica in un’abitudine. E oggi l’abitudine costa.
Non è una domanda sugli USA. È una domanda sulla nostra immaturità strategica.
Abbiamo investito poco nel costruire una difesa europea vera, intesa come sistema integrato: industria, comando, logistica, dottrina, capacità di produzione in tempi di crisi. Non basta alzare i bilanci se ogni Paese continua a muoversi da solo con programmi duplicati, standard diversi e filiere frammentate. L’Europa spende già parecchio in difesa: il problema è che lo fa male e separatamente, ottenendo meno potenza reale di quella che potrebbe.
Qui si incrociano due illusioni opposte.
La prima è quella del “NATO go home”, come se la neutralità fosse una condizione che si dichiara e basta. La neutralità regge se è sostenuta da forza credibile o da un contesto geopolitico favorevole.
La neutralità non si proclama: si regge con deterrenza, industria e resilienza.
Altrimenti è un invito a testare i tuoi limiti. Nel mondo reale esistono Stati e apparati che sfruttano ogni zona grigia: pressione economica, ricatto energetico, disinformazione, sabotaggi, attacchi informatici.
La seconda illusione è quella speculare: “senza Europa staremmo meglio”. È la fantasia del bilaterale salvifico. Ma un Paese europeo da solo non tratta alla pari con USA, Cina o Russia su energia, tecnologia, difesa, standard industriali. In un rapporto asimmetrico, l’indipendenza è più slogan che realtà.
Quindi sì: l’UE è faticosa, incompleta, spesso irritante. Ma resta l’unico moltiplicatore di potenza realistico che abbiamo. Senza una cornice comune, la frammentazione non produce libertà: produce dipendenza distribuita.
E poi c’è un punto che spesso viene sottovalutato: nel 2025 la sicurezza non è solo carri armati e missili. È un ecosistema. È “guerra ibrida”, e la guerra ibrida è già qui.
La guerra ibrida non è il futuro: è il presente, e noi siamo ancora organizzati come se fosse il 2005.
Primo esempio: la propaganda via social.
La Russia ha mostrato attraverso una macchina che da più di 10 anni funziona a pieno regime quanto sia efficace spingere narrazioni polarizzanti nelle democrazie occidentali: non serve convincere tutti, basta spaccare il campo. Si alimentano sfiducia nelle istituzioni, disprezzo per l’UE, cinismo verso la NATO, panico su energia e migrazioni. Il risultato è semplice: un continente più diviso è un continente meno capace di decidere e reagire. E quando una società litiga su tutto, anche la deterrenza diventa fragile, perché nessuno crede che la risposta sarà rapida e unitaria.Secondo esempio: la cybersicurezza come frontiera strategica.
Negli ultimi anni abbiamo visto come attacchi informatici a infrastrutture critiche, sanità, logistica e pubbliche amministrazioni possano produrre effetti reali senza sparare un colpo. Non è solo criminalità comune: è un terreno dove interessi statali e gruppi proxy possono convergere. Un blackout informatico o un blocco prolungato di servizi essenziali genera pressione sociale e politica. E se la difesa cyber resta spezzettata tra Paesi con capacità molto diverse, la superficie d’attacco europea resta enorme.Terzo esempio: l’uso politico delle dipendenze industriali e tecnologiche.
Supply chain, semiconduttori, software strategici, cloud, satelliti, componentistica dual use: sono tutte leve di potere. Se non hai alternative, ti adegui. E quando una crisi esplode, scopri che la tua sovranità era un foglio Excel con troppi fornitori esterni.Ecco perché la domanda “gli USA ci tradiranno?” è quasi secondaria. Anche ammesso che l’alleanza resti solida e prevedibile, l’asimmetria rimane. Continueremmo a essere tutelati, non autonomi. E la tutela, in politica internazionale, non è un diritto acquisito: è un equilibrio che può cambiare.
Una difesa europea credibile non è un capriccio ideologico. È un’assicurazione contro l’incertezza geopolitica. Vuol dire un’industria più integrata, standard comuni, programmi condivisi, scorte e capacità di produzione coerenti con scenari di crisi lunga. Vuol dire un comando meno ostaggio dei veti incrociati. Vuol dire includere nel concetto di difesa anche cyber, infrastrutture critiche, spazio e resilienza informativa.
Non è anti-americanismo dirlo. È realismo. Gli Stati Uniti fanno i loro interessi: è normale. Il problema è che noi abbiamo confuso questa convergenza con una garanzia eterna.
La pace non è gratis. L’autonomia nemmeno. E se l’Europa non costruisce una difesa comune vera — militare, industriale e ibrida — continuerà a restare vulnerabile non solo alle scelte di Washington, ma anche alle campagne di pressione di chiunque abbia interesse a trovarci divisi e indecisi.
Finché abbiamo personaggi…
Finché abbiamo personaggi come von der Leyen e Kallas possiamo blaterare finché vogliamo....
E a proposito di NATO mi vengono sempre in mente le parole del grande Sandro Pertini: “Onorevoli colleghi, dirò brevemente le ragioni per cui voteremo contro il Patto Atlantico: cercherò di riassumere in sintesi quello che è già stato detto in questa discussione ampia, profonda e serna. Noi siamo contro il Patto Atlantico, prima di tutto perché questo Patto è uno strumento di guerra. Abbiamo ascoltato con attenzione la replica del Presidente del Consiglio (De Gasperi, ndr) e speravamo che egli ci dicesse qualche cosa di nuovo, ma tre quarti del suo discorso li ha dedicati esclusivamente ad esaminare la eventualità di una nuova guerra. Quindi maggiormente adesso, dopo la sua replica, onorevole Presidente del Consiglio, noi siamo persuasi che il Patto Atlantico è uno strumento di guerra..." Parole che mi risuonano in mente dopo le recenti esternazioni di Cavo Dragone (NATO)! E poi uno si meraviglia se Putin minaccia l'Europa... La diplomazia europea é morta, anzi, non c'é mai stata. Invece ci sono forti interessi a iniziare una guerra.
Antwort auf Finché abbiamo personaggi… von Christian I
Ricordare la storia non è…
Ricordare la storia non è destreggiarsi nel riportare selettivamente esternazioni, cherry picking come lo chiamano gli inglesi. Neppure quando si tratta di un personaggio tanto amato come Pertini. Il suo rifiuto della NATO risale al 1949, un momento in cui l'Europa doveva ancora riprendersi dalla guerra e non c'erano ancora le avvisaglie sulla contrapposizione dei due blocchi ideologici che in seguito portò alla guerra fredda. Pertini ad es. era anche contro il piano Marshall, cosa che oggi appare molto strano, considerata la sua sincera umanità. A suo tempo il Pertini socialista era convinto che l'Unione Societica avrebbe garantito l'equilibrio in Europa. Dopo l'invasione dell'Ungheria nel 1956 questa convinzione lascio il posto alla condanna della brutalità del regime sovietico e Pertini cambiò idea sul valore del Patto atlantico, vista anche la crescente stabilità da esso garantita.
Per quanto riguarda l'intervista di Cavo Dragone rilasciata al Financial Times, gioverebbe non ripetere a pappagallo le scemenze riportate dalle testate italiane notoriamente filorusse e leggere direttamente il FT. Spoiler, ciò che aveva detto è stato volutamente distorto a uso e consumo dei troppi analfabeti funzionali di cui l'Italia pullula. Nessuno si meraviglia se Putin minaccia l'Europa, ma lo faceva già prima dell'intervista e anzi Cavo Dragone parlava proprio di contrastare la guerra DIGITALE condotta dalla Russia contro l'Europa e che, come si vede anche dal suo commento poco intelligente, ha fatto presa sulle menti deboli.
Dovrebbe finalmente rendersi conto che l'unico che aveva interesse a iniziare una guerra (peraltro pianificata da lungo tempo) e che ha interesse a non farla finire è Putin. Nessun altro. Infatti se veramente volesse la pace, potrebbe raggiungerla in un nanosecondo, semplicemente smettendo di combattere e lasciando l'Ucraina. Tertium non datur.
Zitat: “Invece ci sono forti…
Zitat: “Invece ci sono forti interessi a iniziare una guerra:
Ich darf aus Ihrem Kommentar annehmen, dass es Ihnen offensichtlich entgangen ist, dass in Europa schon “iniziata una guerra” ist: der Angriffskrieg, der Überfall der Ukraine durch Putin-Russland. Seither Tag für Tag, besonders auf die Zivilbevölkerung.
Bitte lesen Sie doch die letzten 4 Jahre nach, dann sind auch Sie auf aktuellem Stand.
Der Rest Europas versucht zu verteidigen.
Vielleicht versuchen Sie auch, ‘Angriff’ und ‘Verteidigung’ zu differenzieren.
Antwort auf Zitat: “Invece ci sono forti… von Peter Gasser
Der Kommentator oben hat…
Der Kommentator oben hat leider noch nie verstanden, dass niemand in Frieden leben kann, wenn es dem bösen Nachbarn nicht gefällt, um Schiller zu zitieren. Von daher kann es Frieden wohl nur dann geben, wenn die Gewissheit besteht, dass man sich notfalls wehren könnte und würde.
Antwort auf Der Kommentator oben hat… von Manfred Klotz
So ist es in dieser Welt,…
So ist es in dieser Welt, leider.
Und es scheint und bleibt zu hoffen, dass jetzt gar der Immobilien-Oligarch und Trump- und Putin-Freund Witkoff verstanden hat, woran es hakt und wer der - tägliche - Kriegstreiber ist:
"Echte Fortschritte hin zu einer Einigung" beruhten darauf, ob die russische Regierung "ernsthaftes Engagement für einen langfristigen Frieden" zeige, teilten der US-Sondergesandte Steve Witkoff auf der Plattform X sowie das US-Außenministerium mit. Dazu zählten laut Witkoff auch "Schritte zur Deeskalation und zur Beendigung der Kampfhandlungen".
Jetzt wird wohl auch Witkoff bei Putin in Ungnade fallen. Fenstersturz in Moskau?
Antwort auf So ist es in dieser Welt,… von Peter Gasser
Wenn Sie zitieren, sollten…
Wenn Sie zitieren, sollten Sie auch die Quelle angeben. Ist gut gemeint.
Antwort auf Wenn Sie zitieren, sollten… von Ludwig Thoma
Genau lesen hilft (Zitat): …
Genau lesen hilft (Zitat):
“teilten der US-Sondergesandte Steve Witkoff auf der Plattform X sowie das US-Außenministerium mit”:
Quellen: Witkoff auf X, US-Außenministerium
Antwort auf Genau lesen hilft (Zitat): … von Peter Gasser
Ach und die Wörter zwischen…
Ach und die Wörter zwischen den Zitaten sind einfach nur zufällig genau wortgleich wie auf Zeit.de?
Sachen gibts!
"Echte Fortschritte hin zu einer Einigung" beruhten darauf, ob die russische Regierung "ernsthaftes Engagement für einen langfristigen Frieden" zeige, teilten der US-Sondergesandte Steve Witkoff auf der Plattform X sowie das US-Außenministerium mit. Dazu zählten laut Witkoff auch "Schritte zur Deeskalation und zur Beendigung der Kampfhandlungen".
https://www.zeit.de/politik/ausland/2025-12/ukraine-verhandlungen-flori…
oder eben auch:
https://salto.bz/de/comment/170597#comment-170597
Wie lustig!