Kultur | giovani critici

Visioni grottesche

Affascinante concerto dell'Orchestra Haydn con brani dal carattere misterioso e surreale
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Foto: Andrea Battistoni

Curiosa, interessante, vivace l'esibizione dell'orchestra Haydn, tenutasi martedì 26 marzo all'omonimo Auditorium di Bolzano sotto la direzione del giovane direttore Andrea Battistoni.

Il programma, squisitamente moderno, ha esordito con la trasportante esecuzione di Music for Movies dell'americano Aaron Copland (1900-1990), nelle cui composizioni riecheggia il folklore delle vaste distese d'oltre oceano.

A seguire, la sorprendente composizione dello stesso direttore col curioso titolo di Grand Guignol. Andrea Battistoni si è infatti ispirato al Théâtre du Grand Guignol, attivo a Parigi nella prima metà del Novecento, quando la capitale francese era anche la capitale della cultura e della trasgressione. È rimasto nella memoria collettiva per le storie macabre che vi venivano rappresentate, storie di omicidi, spiritismo ed erotismo. La mascotte del teatro era Guignol, maschera di briccone sboccato, violento e vendicativo. A questo personaggio ha dato voce l'ottimo fagotto di Paolo Carlini, musicista pluripremiato. Il brano si articola in una serie di episodi contrastanti, attraverso i quali Guignol ci guida tra i misteri di questo inquietante palcoscenico. Un'opera sorprendente, in particolare l'ultima parte, in cui un allegro foxtrot viene interrotto dalle grottesche apparizioni di Guignol. L'ascoltatore si trova catapultato in questa storia oscura e sembra veramente che il fagotto bisbigli un segreto all'orecchio per poi sparire nel buio delle cupe atmosfere dell'esecuzione. Davvero convincente dunque la “messinscena” di tutti gli orchestrali.

Dopo la pausa, il concerto ha ripreso con due suite di Igor Stravinsky (1882-1971). Qui emerge il lato ironico del compositore neoclassico, che sa anche prendersi gioco della banalità della musica europea riempiendo la sua opera di clichés e stonature, mettendo in luce il cattivo gusto degli interpreti esageratamente sentimentali.

A chiudere El Amor Brujo, una suite dello spagnolo Manuel de Falla (1867-1946). Nell'opera emerge un folklore andaluso, attraverso la storia di una giovane zingara perseguitata dallo spettro dell'amante morto.

L'orchestra ha dato prova, come sempre, della sua grandissima abilità. Note pulite, espressive, ordinate, anche in esecuzioni dove le stesse note sono pensate in partitura come aggressive o fuori posto.

Il prossimo appuntamento sarà sempre all'Auditorium questo martedì 2 aprile con Kolja Blacher, direttore e primo violino, alle prese con musiche di Max Bruch e Beethoven.

Camilla Ruzzu e Brian Laurente

Liceo Pascoli classe 4M - indirizzo musicale