Kultur | II Guerra mondiale

3 maggio 1945: una storia cittadina

L'eccidio nello stabilimento "Lancia" e i drammatici giorni della ritirata nazista, tra scontri e feroci rappresaglie, nel libro-ricerca di Carlo Romeo e Mario Rizza.
3 maggio 1945
Foto: Carlo Romeo

La mattina del 3 maggio 1945 a Bolzano scoppiarono intensi scontri tra partigiani e soldati tedeschi partiti dalla zona industriale per poi estendersi in vari punti della città. Tra i più gravi, l'episodio verificatosi nello stabilimento "Lancia", all'interno del quale penetrò un reparto di paracadutisti per liberare soldati tedeschi lì detenuti. Il ritrovamento di alcuni cadaveri di commilitoni scatenò un’immediata brutale rappresaglia: una ventina di persone furono allineate lungo il muro della fabbrica e fucilati a colpi di mitragliatrice. Quella mattina costò la vita ad una quarantina di persone: 36 morti, tra partigiani e civili e 56 feriti. Da parte tedesca cinque sono i soldati morti sinora accertati mentre non vi sono dati sul numero dei feriti.


Lunedì 2 maggio alle ore 18.00 presso la Biblioteca Civica "Battisti" di via Museo a Bolzano si terrà la presentazione del libro: “Bolzano Tre maggio 1945” con gli autori gli autori Carlo Romeo e Mario Rizza, con la partecipazione di Lorenzo Gardumi della Fondazione Museo Storico del Trentino e Carla Giacomozzi, Responsabile del Servizio Archivio Storico della Città di Bolzano, che descrive il contesto storico di quei giorni drammatici:
 


"Dalla fine dell’aprile 1945 Bolzano fu sede del Comando supremo delle forze armate tedesche in Italia e qui si svolse l’ultima fase delle sue segrete trattative di resa con gli Alleati. Ad esse si intrecciarono quelle condotte, a livello locale, dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), che mirava a ottenere l’amministrazione della provincia in nome del governo italiano. Le indicazioni impartite dai comandanti germanici ai reparti militari ancora organizzati avevano un elemento comune: evitare ad ogni costo il disarmo e la resa alle forze partigiane. Con queste ultime era consentito al massimo instaurare, in casi di necessità, trattative locali e circoscritte mirate a evitare imboscate e a garantire a se stessi e ai reparti che seguivano un transito in sicurezza. In caso contrario, la prassi consolidata era di “aprirsi la strada” con feroci rappresaglie, cattura di ostaggi, incendi e sparatorie allo scopo di terrorizzare la popolazione e frustrare eventuali azioni di aggressione da parte dei partigiani. Le azioni svolte a Bolzano rientrano nella stessa logica dei numerosi episodi che costellarono la “ritirata aggressiva” tedesca in Veneto e in Trentino. Non si trattò di una battaglia continua e lineare, ma piuttosto di un insieme di scontri e incidenti dispersi su gran parte del territorio urbano. Gli incidenti partirono dalla zona industriale e qui ebbe luogo la fucilazione lungo il muro della Lancia, che sembra rientrare propriamente nella categoria delle “uccisioni per rappresaglia”. Almeno per quanto riguarda la zona industriale, la fucilazione al muro della Lancia rappresentò il culmine dell’escalation della brutale reazione. Vari focolai di scontro si registrarono a intermittenza negli altri quartieri cittadini attraversati dai reparti tedeschi, ad es. intorno all’attuale piazza Matteotti, in via Torino, via Roma, via Firenze, viale Druso e viale Venezia. Vi rimasero coinvolti anche semplici passanti e civili all’interno delle proprie case".  
 

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