Gesellschaft | Volontariato

“Creiamo una rete per genitori soli”

Nato nel 2014, il servizio Family Support aiuta ogni anno decine di neogenitori nel primo periodo di vita del neonato – non solo babysitter, ma anche confronto e aiuto in casa. Piroddi (La Strada): “Chiedere aiuto è difficile ma ne vale la pena".
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Foto: La Strada - Der Weg
  • SALTO: Quando nasce Family Support e a quali esigenze viene incontro?

    Nadia Piroddi: Il progetto nasce nel 2014 a Lana, grazie all'iniziativa di alcune educatrici e pedagogiste dell’Elki, che avevano rilevato l’urgenza di creare una rete di sostegno per le neofamiglie, specialmente nel periodo delicato della gravidanza e del primo anno di vita del bambino. Da lì si è esteso ad altre aree dell'Alto Adige, fino ad arrivare nel capoluogo dove dal 2019 viene gestito dall’associazione La Strada - Der Weg.

    In cosa consiste il servizio?

    Concretamente un supporto gratuito e pratico alle famiglie tramite volontarie che vanno a casa dei neogenitori per alleggerirli nei piccoli compiti quotidiani. Può trattarsi di una mano nelle faccende domestiche oppure accompagnare fratellini al parco o, ancora, più semplicemente permettere alla madre di prendersi una pausa per sé.

  • L'iniziativa: quest'anno aiutate già circa 30 famiglie. Foto: family support
  • Su quante volontarie potete contare e come vengono selezionate?

    Le nostre volontarie hanno profili molto diversi: alcune sono pensionate, altre lavorano ancora o sono giovanissime. In prima istanza svolgiamo un colloquio iniziale, successivamente comincia la fase di formazione con incontri annuali obbligatori. Si richiede un certo grado di empatia, di capacità di ascolto anche perché tramite questa attività si entra in contesti familiari che per loro natura sono molto delicati.

    Che tipo di richieste ricevete più frequentemente dalle famiglie?

    Oggigiorno molte famiglie soffrono la solitudine e la mancanza di una rete, un tempo molto più presente. In particolare le mamme ci chiedono supporto mentre si occupano del neonato o semplicemente avere un po’ di compagnia. Alle volte, per sentirsi meglio, è sufficiente parlare con un adulto mentre si porta nel passeggino il proprio neonato. Diversamente, alcuni papà che hanno preso il congedo parentale hanno ricevuto il supporto delle volontarie, specie in casi in cui la madre è ammalata o persino ricoverata. Cerchiamo di essere un sostegno trasversale. Alcune mamme si rivolgono a noi perché si sentono giudicate dai famigliari, che magari pretendono di spiegare come vanno fatte le cose. Noi accogliamo e supportiamo, cercando di aiutare senza giudicare.

  • Le famiglie aiutate: “Se avessi saputo che era così semplice e utile, l’avrei fatto prima” Foto: LPA/Greta Stuefer
  • Quante famiglie seguite ogni anno?

    Nel 2023 abbiamo seguito 21 famiglie. Nel 2024, e siamo solo ad agosto, siamo già a 28 e pensiamo di superare le 30 entro la fine dell’anno. Il numero è in crescita costante, segno che il bisogno è reale e diffuso.

    Quanto dura l’accompagnamento e qual è l’obiettivo finale del progetto?

    L’accompagnamento dura circa tre mesi, estendibili fino a sei in casi particolari. L’obiettivo è aiutare le famiglie a ricaricare le energie e ad attivare le proprie risorse per affrontare la genitorialità con più lucidità e serenità.

    C'è ancora reticenza nel chiedere aiuto?

    Purtroppo sì. Spesso le famiglie arrivano a noi quando sono già sopraffatte. C’è ancora l’idea che chiedere aiuto sia un segno di debolezza. Ma dopo l’esperienza ci dicono: “Se avessi saputo che era così semplice e utile, l’avrei fatto prima”. Insomma, ne vale la pena. Spesso poi si crea un legame molto profondo e di amicizia tra volontarie e famiglie, i contatti proseguono anche dopo la fine del servizio… D’altra parte il nostro obiettivo è proprio quello di far crescere una rete.