Politik | Reazioni

Il centrodestra e il Discorso sul metodo

Unanime la delusione di Alto Adige nel cuore e dei leader di FI sulla strategia che ha eletto il nuovo Presidente della Repubblica. Urzì: “centrodestra evanescente”.

Ha sollevato non pochi malumori nelle file del centrodestra l’elezione di Sergio Mattarella a nuovo Presidente della Repubblica. Bruciano il via libera dato da Alfano sul nome dell’ex-democristiano e i 30-40 franchi tiratori di Forza Italia che hanno fatto convergere la scelta sul candidato di Renzi anziché votare scheda bianca come indicato da Berlusconi. Dunque i giochi sono fatti: ora spetterà a Mattarella riportare l’Italia su binari sicuri, ma lo strappo sul Colle c’è e si sente.

Amareggiati i principali leader del coordinamento regionale e provinciale di Forza Italia Giacomo Bezzi, Enrico Lillo, Marco Galateo e Alessandro Bertoldi che si trovano puntualmente a fare i conti, per stessa ammissione degli interessati, con gli ultimi scampoli di un partito alla deriva. Dai quattro dure critiche piovono sul metodo utilizzato dal Partito Democratico “che ha voluto forzare la mano per imporre in modo quasi unilaterale il nome del Presidente Mattarella”, fa sapere il coordinatore regionale Enrico Lillo. “Un Presidente di parte – secondo il consigliere regionale Giacomo Bezzi -, fondatore del PD, che va ad occupare l’ennesima poltrona istituzionale, ormai tutte occupate da uomini di sinistra”. Il rampollo di casa FI Alessandro Bertoldi, evidentemente attraversato da irrefrenabili impulsi monarchici, ha commentato così il risultato della partita del Quirinale: “Di fronte all’elezione del Presidente della Repubblica provo così tanta insofferenza che non può che risvegliarsi il mio animo monarchico. Forse quando l’Italia si chiamava Regno era tutto più semplice e l’inquilino del Quirinale era senza ombra di dubbio un simbolo dell’Unità nazionale”.

La vera questione, tuttavia, è che il centrodestra non è mai entrato in quella partita; disorientata, lacunosa e apparentemente dilettantesca la compagine destrorsa ha fatto da tappezzeria mentre il colpo da maestro, va detto, veniva messo a segno senza troppa fatica. “Il centrodestra è stato evanescente, incapace di avere un’idea o una proposta e quando l’ha avuta, sul nome di Antonio Martino, non ha avuto il coraggio di sostenerla fino in fondo, battendo in ritirata”, ha dichiarato a Salto Alessandro Urzì – citato anche sul Corriere della Sera di ieri per aver interpellato sulla questione elezione gli utenti di Facebook con un sondaggio – che ha poi aggiunto: “mi sono considerato in questa partita libero da vincoli e da obblighi rispetto a qualunque partito, cosa che mi ha permesso di giudicare con maggiore lucidità gli avvenimenti schizofrenici che si stavano svolgendo sotto i miei occhi. Posso anche azzardare a dire che se Berlusconi avesse avuto la capacità di inserirsi nel gioco, in linea teorica, avrebbe potuto fare propria la candidatura di Mattarella senza essere messo all’angolo come poi è successo”.

La grave forzatura di Renzi riguardo la strategia adottata e il suo camaleontismo, sottolinea ancora Urzì, è stata la condizione fondamentale per decidere l’esito di queste elezioni. Ma non c’era forse da aspettarselo? Del resto le peculiarità politiche del premier sono perfettamente note; Renzi ha approfittato meglio che poteva della situazione per ottenere il migliore dei risultati, e un po' è merito di una comprovata abilità politica, appunto, e un po' gli è andata bene. E ora? “Mi auguro che ci si risvegli da questo torpore – conclude il consigliere provinciale di Alto Adige nel cuore – e si recuperino quelle energie necessarie per costruire un’alternativa radicale, non populista, non demagogica, ma fondata su un concetto di Paese credibile”.