La fatica di cambiare le cose

Manfredi, per quale motivo il SAP non è favorevole all’introduzione del reato di tortura, la sua applicazione non potrebbe forse contribuire alla tutela stessa delle forze dell’ordine?
Tutto il contrario, la vediamo come una manovra punitiva, probabilmente ancora il risultato di ciò che è accaduto a Genova durante il G8, anche se in quel caso chi, tra le forze dell'ordine, ha sbagliato è stato giustamente punito.
Per la verità molte delle persone coinvolte nei fatti di Genova sono state salvate dalla prescrizione…
Allora aumentiamo la prescrizione nei confronti dei reati già esistenti. Noi più che altro contestiamo il fatto che con l’introduzione del reato di tortura si potrebbe approfittare del fattore psicologico, mi spiego: da un punto di vista fisico l’atto è riscontrabile con lividi e contusioni, ad esempio, mentre invece in base a cosa si può affermare che si è subita una tortura psicologica? Nella maggior parte dei casi chi opera su strada non ha a che fare con situazioni esattamente favorevoli, ci sono soggetti che hanno tutto l’interesse a testimoniare di essere stati maltrattati psicologicamente e per noi diventa praticamente impossibile dimostrare il contrario. Diventa in tal senso una presa di posizione unicamente ideologica. Ci sono già, peraltro, nel codice penale, tutta una serie di normative per cui se travalichiamo il nostro ruolo possiamo essere individuati e puniti.
D’accordo, ma non crede anche che le vittime delle torture nelle carceri, le vittime della Diaz, i vari Cucchi, Aldrovandi, Uva, Magherini, meritino risposte, verità, giustizia?
Assolutamente sì, ma non credo sia questa la direzione da prendere, l’introduzione del reato non risolverebbe comunque il problema, anzi andrebbe ad aggravare tutte quelle situazioni borderline. Inoltre se dovessimo venire accusati di commettere il reato in questione non saremmo tutelati legalmente.
Perché parla delle forze dell’ordine come di un nucleo imprescindibilmente compatto? Perché si fa fatica ad accettare che esiste una responsabilità individuale? Del resto negando la possibilità di individuare e sanzionare le mele marce non si rischia di trascinare nella colpa anche chi è innocente?
È così, chi si comporta male è un delinquente. Come sindacato abbiamo distribuito le spy pen, delle vere e proprie telecamere sulle divise cosicché ogni azione venga oggettivamente testimoniata. Poi in un certo senso è vero, in passato probabilmente c’era più la tendenza da parte delle forze dell’ordine di chiudersi a riccio e non far trapelare ciò che c’era di negativo all'interno, oggi anche grazie ai nuovi mezzi di comunicazione diventa più difficile celare determinati comportamenti.
Dunque telecamere sì, invece riguardo il numero identificativo su caschi e divise delle forze dell’ordine cosa pensa?
Non siamo d’accordo perché altrimenti diventeremmo un obiettivo per quelli che sono in malafede e che avrebbero la facoltà di accusarci senza che noi possiamo difenderci.
E come si difende chi subisce un abuso di potere?
Per questo pensiamo che le microcamere sulle divise possano essere utili, noi abbiamo chiesto addirittura il magistrato in piazza durante le manifestazioni a rischio, così è possibile riscontrare direttamente eventuali comportamenti illegittimi sia da una parte che dall’altra.
Esistono rischi in questo senso in Provincia?
A Bolzano meno, c’è stato quel famoso caso di quei sei colleghi che hanno subito un’odissea giudiziaria. Noi, come le accennavo, abbiamo distribuito queste spy pen a tutti i nostri iscritti, un mezzo che al momento vale solo "a discolpa", cioè se un agente dovesse venire accusato di un atto illegittimo potrebbe portare a sua discolpa, appunto, una ripresa audio o video registrata sul luogo in cui sono avvenuti i fatti.
Qualche giorno fa avete distribuito alcuni volantini per sensibilizzare i cittadini contro il reato di tortura, quali sono state le reazioni?
La gente è dalla nostra parte, capisce che agiamo per una migliore trasparenza e a tutela della cittadinanza. Ho notato poi che la gente è molto arrabbiata.
Arrabbiata per cosa?
Perché avverte un certo senso di impunità soprattutto nei casi di reati più gravi.
Tornando al reato di tortura, in fondo esiste in tutta Europa perché l’Italia, dopo più di trent’anni dalla ratifica della convenzione dell’Onu, non potrebbe beneficiarne?
In Europa ci sono scenari differenti, in Inghilterra, per esempio, allo stadio c’è un magistrato presente sul posto che processa per direttissima chi commette degli illeciti. C’è una forma di legislazione diversa da quella italiana.
Non crede che l’approvazione di una legge seria contro la tortura possa migliorare anche la situazione del sistema carcerario italiano dal momento che molti casi di tortura sono avvenuti proprio nelle prigioni?
Ha usato un aggettivo corretto: “seria”, è così che vorremmo che venisse affrontato il tema, in maniera più ampia, includendo appunto anche criticità come quelle presenti nel sistema carcerario ma, così come è stata proposta, la questione sembra solo un pretesto per punire gli appartenenti alle forze dell’ordine.
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