L’autonomia e l’Europa
A livello locale abbiamo maggiori opportunità grazie al fatto che possiamo contrattare su lavoro, stipendi, salari di secondo livello, pensioni integrative e soprattutto su sicurezza sociale, sanità e casa. Significa che abbiamo più possibilità di incidere sullo sviluppo della società e che possiamo affrontare le sfide che ne conseguono.
Grazie alla nostra autonomia abbiamo: piena occupazione, tutele sociali di buon livello, una tutela dell’ambiente migliore rispetto ad altri territori, nonché redditi oltre la media nazionale. Eppure la loro redistribuzione non è equa e la forbice tra ricchi e poveri si allarga. Serve quindi valorizzare ulteriormente i valori rappresentativi delle organizzazioni sindacali come solidarietà, rappresentanza, partecipazione e democrazia. Questo significa confrontarsi anche con le scelte nazionali ed europee, senza chiudersi nel nostro piccolo mondo. Ma anche per motivi strategici è indispensabile tenere aperto un orizzonte nazionale ed europeo. La sfida futura è collocare la nostra autonomia dentro un’Europa, dove non vi sono più frontiere e dove vige la libera circolazione delle persone e dei beni. Per questo motivo va ridefinito il ruolo delle Regioni quali enti istituzionali con potestà legislativa. Va stabilito quali poteri vi competono e come si possono includere in modo proficuo nell’architettura istituzionale europea.
Oggi il principio delle autonomie locali e regionali è riconosciuto dalla politica comunitaria, ma si limita ad un ruolo di ascolto. Eppure un’Europa che rafforza il ruolo delle Regioni gioverebbe anche alla democrazia, avvicinando quanto più possibile la gente alle istituzioni europee, percepite spesso come entità scollate dalla realtà che ostacolano addirittura il processo regionale. In ambiti quali il trasporto, la salute, la sicurezza, la cultura e il lavoro si può sviluppare una collaborazione fra Regioni che sta già dando in parte i suoi frutti favorendo l’incontro fra le persone, senza comunque intaccare l’integrità dell’autonomia. L’obiettivo da perseguire è duplice: da una parte creare unità, sviluppando rapporti sempre più stretti fra vicini tanto da far svanire nella vita di tutti i giorni la percezione dell’esistenza dei confini. Dall’altra promuovere invece la molteplicità, puntando al felice intreccio d’identità regionale, nazionale ed europea.
Oggi non è solo l’economia a vacillare, ma anche l’idea di un’unione comune in cui le persone non si guardano con diffidenza. In tale contesto le Regioni possono dare un loro sostanziale contributo operando proprio in un’ottica transfrontaliera. L’idea europeista dei padri fondatori non va affondata, ma recuperata e riempita di nuovi valori. In caso contrario rischiamo di entrare in una fase difficile e, viste le dinamiche mondiali, di uscire ancora più deboli e irrilevanti di quanto non lo siamo già adesso.