Il conte Dracula, figura classica della letteratura
Alla Biblioteca Provinciale Italiana Claudia Augusta i vampiri l'hanno fatta da padrona, con Ada Neiger, docente presso lo IULM di Milano. Il tema del pomeriggio: Dracula e i vampiri, miti intramontabili della nostra produzione letteraria e cinematografica.
É innegabile che il fascino trasmesso da queste creature fantastiche, immortali eppure estremamente sensibili ad oggetti tutt'altro che pericolosi, sia intramontabile. Protagonista della serata sarà il Conte Dracula, il vampiro creato da Bram Stoker, "accompagnato" per l'occasione da Nosferatu e dalle loro trasposizioni cinematografiche più recenti, impersonate da attori carismatici del calibro di Brad Pitt e Tom Cruise. Si parlerà anche del cibo di giovani e giovanissimi: dai numerosi telefilm i cui protagonisti hanno i denti aguzzi, alla celeberrima saga di libri (divenuta poi film) di Stephenie Meyer, Twilight. Franca Eller, organizzatrice del convegno, ha voluto non solo celebrare un grande autore del secolo scorso (seppur con qualche mese di ritardo dato che Stoker è morto nel 1912, ndr.), ma anche trattare il personaggio del vampiro, oggi non meno attuale di allora. "Se il conte Dracula impersonava le lotte sociali, le libertà erotiche, le debolezze e la forza psicologica del'Inghilterra di fine Ottocento, oggi i vampiri di Stephenie Meyer, più umani e meno mostruosi, incarnano alcune delle ambiguità della nostra epoca".
Ma perché il vampiro, nonostante sia già parecchio invecchiato, non perde fascino? Secondo la Professoressa Alessandra Farneti dell'Università di Bressanone il ritorno di fiamma per queste creature d'altri tempi può essere connesso al vuoto sociale e culturale lasciato, tra gli altri, dalla religione. "Se una volta il tema della morte veniva affrontato con i bambini, oggi non li si porta più al cimitero, e la morte e la sofferenza sono diventate dei tabù insuperabili. I vampiri possono essere visti come una nuova forma di avvicinamento all'idea della morte, alla sua metabolizzazione". La psicologa, che si è occupata a lungo del ruolo del clown nel percorso di formazione e crescita dei bambini, trova delle rassomiglianze tra queste due figure ricorrenti del mondo immaginifico. "Entrambi rappresentano in qualche modo quella parte inconsciamente attratta dall'irrazionale, componente insostituibile nella vita di tutti, ma relegata a un ruolo marginale nella nostra società fin troppo razionale. E così - conclude la ricercatrice - i nostri ragazzi usano sì il tablet, ma per guardarsi un film sui vampiri".