Gesellschaft | L'intervista

L’Alto Adige immobile

Paolo Cagnan, bolzanino, neocondirettore dei quotidiani veneti del Gruppo L’Espresso, sullo stato del giornalismo nella nostra Provincia, politica locale e ruolo del web.

Bolzanino, classe 1967, Paolo Cagnan è giornalista e scrittore di razza (suo, ad esempio, il volume Marco Bergamo-Tutta la verità sui delitti di Bolzano, sulla vicenda del noto serial killer). Ex caporedattore dei quotidiani Trentino e Alto Adige, collaboratore del settimanale l’Espresso, conoscitore attento delle piattaforme social, nel luglio del 2014 viene nominato direttore della Gazzetta di Reggio; appena due anni dopo, il 20 aprile del 2016, condirettore dei quotidiani veneti del Gruppo L'Espresso (Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova Venezia e Corriere delle Alpi), al fianco di Paolo Possamai.

salto.bz: Cagnan, una carriera piuttosto rapida la sua. Con che spirito inizia questa nuova avventura alla direzione dei quotidiani veneti del Gruppo l’Espresso?
Paolo Cagnan: Ho lavorato per più di 20 anni al quotidiano Alto Adige, dove ero entrato già da professionista, per 10-12 anni mi sono occupato di cronaca nera e giudiziaria, e ogni 2-3 anni ho fatto un piccolo passo in avanti, senza strappi. Posso dire che l’incarico che mi è stato assegnato ora è entusiasmante da un lato e faticoso dall’altro, posto che da bambino non sognavo affatto di diventare direttore di un giornale.

E cosa sognava?
Di fare l’inviato speciale in giro per il mondo, la mia formazione, del resto, è quella del cronista.

Come giudica l’esperienza a Reggio, c'è qualche analogia con il “sistema altoatesino”?
Ho passato un anno e dieci mesi alla Gazzetta di Reggio, cercando di raccontare il particolare momento storico che sta attraversando la città e l’Emilia in generale e le vistose crepe all’interno della cooperazione. Ci sono solo due posti, oltre la Corea del Nord, dove l’alternanza democratica non è prevista in natura, uno è l’Alto Adige con la Svp e l’altro è Reggio Emilia dove dal dopoguerra a oggi governa, senza possibilità teorica di ricambio, il centrosinistra e la sinistra prima ancora. Ho trovato un parallelismo nell’immobilità sostanziale del sistema politico.

Perché ha lasciato l’Alto Adige? È stata una scelta dettata unicamente dalle opportunità di carriera o anche dal fatto che la realtà locale risulta spesso incastrata nella sua autoreferenzialità e dunque anche angusta a lungo andare?
Sono partito perché il Gruppo ha deciso di promuovermi direttore a Reggio, c’è però da dire che non era nelle mie intenzioni trascorrere tutta la mia vita professionale in Alto Adige che, visto da fuori, appare oggi sempre più incartato su se stesso rispetto a quella che è la percezione interna. Confrontandomi con ciò che accade a livello nazionale è evidente che emergano ancora di più le contraddizioni in Provincia, la sensazione plastica più forte è quella che nel resto d’Italia ci siano maggiori slanci innovativi. L’unico guizzo che ricordo è stato il dibattito su Benko, ma se mi chiede cosa sia successo negli ultimi due anni in Alto Adige le rispondo: ben poco. C’è una carenza di leadership, e non è questione di aspirare all’"uomo solo al comando", come fu di fatto Durnwalder, ma da uno sguardo esterno sembra chiaro che questa giunta provinciale, che ha un potere enorme dal momento che può contare su budget pari a quello di intere regioni, manca di una vera strategia e Bolzano da questo quadro non esce certamente bene.

Che intende dire?
Al di là delle mie idee politiche,che sarò in grave difficoltà a votare alle amministrative dell’8 maggio, la giunta precedente era nettamente debole ma anche la composizione delle liste comunali che si presenteranno ora alle elezioni non fa ben sperare. Sulla questione Benko, invece, dal punto di vista politico e giuridico anche la consultazione popolare è stata una vicenda sui generis. Il consiglio comunale è sovrano e ha votato. La giunta che verrà avrebbe dovuto seguire con soluzione di continuità o discontinuità ciò che era stato deciso da quella passata. Questa scelta di firmare la delibera in caso di vittoria del "sì" e di rimandare invece la decisione al prossimo consiglio comunale se fosse prevalso il "no" mi è sembrata inconcepibile, una situazione che avrebbe potuto impugnare anche un praticante avvocato con un minimo di nozioni di diritto.

Che visione ha, invece, del giornalismo in Alto Adige?
I quotidiani rispecchiano sempre il contesto in cui sono inseriti. Se questo è vivace e frizzante è difficile avere dei giornali “spenti”, al contrario se quello stesso contesto è un po’ sottotono e ripiegato su stesso, è possibile che i giornali seguano anche loro questa linea. Esistono, a mio parere, alcune questioni su cui si potrebbe scavare di più.

Per esempio?
L’intreccio fra politica, economia e finanza. Una triade interessante che potrebbe fornire numerosi spunti.

Facebook e Google sono attualmente i canali principali di accesso ai contenuti on-line, secondo lei limitano la libertà d’informazione o la alimentano?
Per i giornali è fondamentale la cosiddetta “content distribution”, il concetto secondo il quale si decide con quali piattaforme interfacciarsi. Una volta si lavorava su una struttura propria e si veicolava quella. Partendo dal presupposto che oggi le persone possono cercare l’informazione dove vogliono e che la politica, ad esempio, spesso si rivolge direttamente ai suoi referenti senza passare per i giornali - penso al premier Renzi che anziché mandare un comunicato stampa scrive un tweet o un post su Facebook -, è ovvio che occorre trovare una via e un linguaggio per diffondere i contenuti, comprendere i meccanismi e cercare di adattarli ai propri interessi. La piattaforma ideata da Zuckerberg è di grande aiuto, basti pensare che i giornali locali hanno una forbice di accessi al proprio sito da Facebook compresa fra il 20 e il 40%.

Con la sedimentazione del giornalismo web è cambiato anche il modo di condurre le inchieste?
Ritengo che sia cambiato, sì, e in meglio. L’inchiesta giornalistica è fondamentale, se i giornali non si vendono più è anche dovuto al fatto che non si è più abituati a guardare dentro alle cose. Oggi l’accessibilità alle fonti è di gran lunga maggiore rispetto al passato, penso ad esempio alla possibilità di poter fare le visure online, di recepire quindi materiale su più livelli e ricostruire dei percorsi. Sui giornali cartacei l’inchiesta è rimasta più o meno invariata, occorre volontà, fatica e serietà d’approccio; sul web invece è molto più potente e appagante, con il cosiddetto “longform journalism”, non avendo limitazione di spazio fisico è possibile raggiungere una completezza incredibile attraverso link interni ed esterni, infografiche, video, mappe.

Consiglierebbe la carriera del giornalista, oggi, a un giovane con tali velleità?
La differenza fra la mia generazione e quella dei nativi digitali sta in una sorta di mutazione genetica cerebrale che prima o poi, sono sicuro, verrà documentata, e che è rappresentata dal multitasking. La mia generazione si è formata ragionando in linea di massima su un fattore solo ma avendo una discreta capacità di leggerlo. I giovani hanno invece una spiccata capacità, rispetto a chi ha 20 anni meno di loro, di svolgere più funzioni contemporaneamente, seguono il flusso ma rischiano al contempo di perdere l’essenza delle cose. Un esempio classico: se mando un “vecchio” giornalista a una conferenza stampa, lui non è probabilmente in grado di fare contemporaneamente foto, filmati, diretta twitter, eccetera, ma sono sicuro che quando torna in redazione sa già dirmi quale sarà il titolo del pezzo, mentre un giovane, pur riuscendo in tutte le cose sopracitate, ha invece difficoltà nell'analisi specifica. In ogni caso quello del giornalista è un mestiere bellissimo, che cambia e si adatta alle situazioni, quindi assolutamente sì, lo consiglierei.

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Massimo Mollica Do., 05.05.2016 - 09:06

Con tutto il rispetto, mi trovo in disaccordo con alcuni giudizi espressi qui. E resta il fatto, con tutti i problemi noti, che l' Alto Adige Südtirol rimane il luogo con il migliore tasso di vita.

Do., 05.05.2016 - 09:06 Permalink