I due punti della situazione
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Era il 2018 quando Elisa e Federico decisero di fondare una libreria a Trento mediando tra desideri e realtà: se Elisa pensava di trovarsi in una bottega con cataste di libri solo in tarda età, Federico s’immaginava a sistemare scaffali nella città di Jean-Claude Izzo. C’è chi direbbe che non avrebbero mai dovuto aprire gli occhi così da evitare di tornare alla sbiadita realtà senza fantasia degli adulti, ma forse nel loro caso il mondo reale si è rivelato piuttosto vivace. Libreria indipendente che anima San Martino, la due punti è un luogo che accoglie gli interessi, le passioni e le curiosità di Elisa e Federico, è uno spazio senza finestre ma con due porte che da un estremo all’altro della stanza comunicano tra loro lasciando che il flusso di idee e di persone transiti senza ostacoli. Eppure, anche in questo caso, la ragione rischia di stare dalla parte di Alice che, a spasso nel Paese delle Meraviglie, vuole tenere gli occhi chiusi, poiché la due punti si trova nel centro di un quartiere che rischia di essere drammaticamente e violentemente stravolto dalla circonvallazione ferroviaria, una grande opera che, se costruita, porterà disagi e forte inquinamento – tra cui quello da piombo tetraetile – in tutta la città a cominciare dalla zona nord dove si trova la libreria. Mentre si ascolta Elisa Vettori – libraia fotografa nonché proprietaria di Dodici, il gatto-guardiano che si aggira tra i volumi presenti in libreria – raccontare cos’è per lei la due punti è giusto sperare che la forza critica dei libri passi e rimanga negli animi della gente.
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SALTO: Come sei diventata libraia?
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Elisa Vettori: Incontrai Federico, il mio socio, a Impact Hub, un coworking di Trento, dove Federico lavorava all’interno del team mentre io avevo una postazione per i miei lavori fotografici. Un giorno Federico fece girare un questionario, dove chiedeva come sarebbe dovuta essere una nuova libreria in città. Io lo compilai con molta serietà, perché uno dei sogni, che pensavo di riservare per la vecchiaia, era quello di aprire una libreria. A distanza di qualche settimana, gli domandai il motivo di quel questionario e Federico mi spiegò che il suo desiderio sarebbe stato quello di avere una libreria a Marsiglia, ma, dovendo mediare tra i desideri e il dato di realtà, stava pensando di farlo a Trento. Io ho allora scelto di cogliere l’occasione. Ci siamo incontrati per cinque, sei mesi a scrivere un manifesto dove abbiamo lavorato su numerose questioni che toccavano tanto gli aspetti ideologici quanto quelli economici, il resto è arrivato abbastanza velocemente.
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Secondo la tua esperienza, quanti anni servono per capire se una libreria, intesa come attività commerciale, funziona?
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Quando abbiamo aperto, abbiamo fatto un business plan che ci ha dato una visione della sostenibilità su tre anni. Era la nostra prima esperienza come venditori e avevamo bisogno di farci un’idea sul futuro. Con il senno di poi, posso dire che secondo me tre anni sono pochi per capire l’andamento, ma dopo cinque si riesce già a farlo. Detto ciò, con Federico avevamo deciso fin dall’inizio che, se non fossimo riusciti a portarci a casa uno stipendio, avremmo rinunciato alla libreria.
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Che ruolo ha giocato la posizione della libreria? Qui a San Martino a distanza di pochissimi metri ci sono altre due librerie e qualche centinaio di metri più in là si trova il Punto Einaudi.
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La pedonalizzazione della strada su cui affacciamo, cominciata un mese dopo il nostro arrivo, ci ha aiutato tanto. Il fatto che non transitassero più macchine ha reso questa strada uno spazio dove poter sostare, una specie di piazzetta che invoglia a fermarsi. Noi siamo venuti qua da una parte perché costava meno l’affitto, dall’altra proprio perché c’era la libreria per bambini – La Seggiolina Blu – e quella dell’usato – Rileggo. Quest’ultimo aspetto ci ha dato forza perché si è creato un piccolo distretto e ci ha imposto dei limiti molto precisi rispetto a quali libri tenere. Quando abbiamo aperto la libreria, io ero una lettrice di classici, ma dato che li teneva la libreria dell’usato, ho iniziato a specializzarmi nella letteratura contemporanea. Per lo stesso motivo non abbiamo nessun titolo per ragazzi o bambini, un settore che solitamente rappresenta una fetta di introito abbastanza consistente per una libreria, e pochissimo di Einaudi.
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Qual è l’identità della due punti?
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Continua a mantenersi molto duale. I titoli di libri presenti e aggiunti in questi anni non si sono amalgamati, piuttosto potrei dire che si sono definite maggiormente le macro aree tematiche: letteratura e immagine da una parte, saggistica dall’altra. Se dovessi riassumere il tutto in poche parole, direi che qui si trova letteratura contemporanea di case editrici indipendenti e saggistica.
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Sono presenti degli scaffali dedicati totalmente a libri di cucina, volumi molto belli e poco mainstream. La scelta di tenerli è legata alla volontà di avere un bell’oggetto oppure rispecchia una reale richiesta da parte dei consumatori?
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La sezione della cucina è legata anche al fatto che il primo mobile entrato in libreria fu una vecchia madia appartenuta alla famiglia di Federico. La struttura della libreria è costruita intorno a questa madia che non poteva che contenere libri di cucina, nel nostro caso soprattutto di ricette vegetariane. Rispetto alla questione libro come oggetto, nei volumi di cucina è più pensata la progettazione. In questi cinque anni di libreria mi sono però resa conto che una progettazione molto curata è una prerogativa di varie case editrici, penso, per esempio, ai volumi di Elèuthera dalle copertine molto belle. Detto ciò, quelli di cucina sono spesso i libri che si regalano e l’oggetto regalo deve essere prezioso in sé. Ci tengo però a ricordare che, per quanto molto belli, i libri che si trovano qui dentro non costano quasi mai più di trenta euro, perché vorremmo che il nostro target fosse giovane e i giovani raramente hanno tanti soldi da spendere.
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Che consiglio daresti a una persona che desidera aprire una libreria?
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Le consiglierei di aprire una libreria specializzata scegliendo un ambito che le assomigli molto. Mi spiego meglio, non credo che sia necessario saperne tanto dell’argomento, ma è necessario che l’argomento entusiasmi per davvero. Per esempio, secondo me un ambito oggi fortunato è quello del femminismo, non a caso La Tartaruga sta ristampando l’intera opera di Carla Lonzi.
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Quali sono la casa editrice e l’argomento più gettonati in questo periodo?
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Fino a un anno fa avrei risposto NNE che ha un’ottima scelta di narrativa americana penso a Kent Haruf di cui abbiamo venduto tantissimi libri. Rispetto ai temi, va tanto tutta la questione delle sostanze psicotrope e delle piante allucinogene, oltre a quella dei femminismi e della razza.
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Infine, che libro ci consigli?
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La vita altrove della messicana Guadalupe Nettel, edito da La Nuova Frontiera. Si tratta di una raccolta di racconti dove i protagonisti, nei loro pensieri e desideri, non stanno mai nel qui e ora, ma vanno altrove. È un libro che consiglio anche a chi è bloccato nella lettura, perché, secondo me, in questi casi la forma racconto è perfetta.
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