Business as usual?
Il dibattitto sullo sviluppo turistico in Alto Adige, forse mai come oggi, è al centro delle discussioni quotidiane. Dai media, alle associazioni di settore, alla politica, alla popolazione, tutti ne parlano e tutti si sentono chiamati in causa. Il turismo, molto più degli altri settori, ha un’intrinseca influenza sulla nostra quotidianità, sulla qualità di vita, sullo sviluppo culturale, nel bene e anche nel meno bene.
L’attuale dibattito è fondamentale. Ci troviamo in un punto cruciale dello sviluppo turistico e abbiamo la necessità di definire insieme la direzione da intraprendere, una direzione che dovrà essere condivisa, non dettata da alcuni portatori d’interesse, e soprattutto in linea con gli obiettivi del piano climatico. In questa cornice continuano a sorprendermi i toni a tratti aggressivi e l’atteggiamento di contrattacco e di permalosità, che di fronte a ogni minima critica, arrivano sempre di nuovo da* rappresentant* di settore. Il predicato della crescita infinita tenta di rinnegare la trasformazione socio-ecologica in atto. Un atteggiamento che a mio avviso svela delle grandi paure di chi, per una vita intera, ha agito in devozione alla massimizzazione illimitata del profitto e oggi, di fronte alle enormi sfide del presente e del futuro, vede messa in discussione un’intera esistenza e invece di cogliere l’opportunità al cambiamento, alza un muro di cinta.
“Dato che si fa sempre un gran parlare di “overtourism”, dimmi, cosa dovremmo fare! Cosa dovrebbero fare gli operatori turistici, invece di vendere 40 camere venderne soltanto 30? E chi in questi anni ha investito e si è indebitato, cosa dovrebbe fare?!”, qualche giorno fa un’imprenditrice locale mi ha posto questa domanda con un tono di sfida. Una domanda emblematica: da una parte infatti riconosce che i tempi ormai sono cambiati e che la trasformazione è in atto, altrimenti non la porrebbe, dall’altra invece svela la disperazione di fronte ad una totale mancanza di resilienza dell’attuale modello di sviluppo economico, il quale continua a non offrire alternative reali alle crisi del momento. Andando avanti ad alzare gli scudi di fronte all’attuale dibattito sullo sviluppo turistico, le rappresentanze del settore non fanno altro che aggravare l’impasse. Il primo passo per il cambiamento è la consapevolezza della sua necessità, una consapevolezza che il settore turistico in molti casi non sembra ancora aver raggiunto. Se infatti da una parte la politica ha fatto un primo passo verso un ridimensionamento, con il regolamento di attuazione del numero massimo dei letti, dall’altra si continua a predicare, a pretendere e anche a garantire la possibilità di sviluppo in termini di ampiezza. Dall’ampliamento qualitativo (in realtà quantitativo in termini di metri quadri) delle strutture ricettive ad una continua espansione delle infrastrutture impiantistiche in quota, alla distribuzione dello sviluppo turistico su tutto il territorio, con focus sulle zone cosiddette “sottosviluppate”. E il disorientamento cresce se da una parte si continua a sviluppare, dall’altra invece si mira alla contingentazione quale soluzione a tutti i possibili disagi derivanti da un “overvisiting”, conseguenza poi dell’aumento di attrattività turistica di un luogo. È un cane che si morde la coda. Si continua a ritoccare la facciata, senza intervenire alla struttura portante.
Nessuno ambisce ad un Alto Adige senza turismo, tutti siamo consapevoli dell’importanza del settore, dei suoi meriti in termini di benessere economico e di valorizzazione del territorio. Proprio per questo motivo l’attuale dibattito è così sentito, ne va del nostro futuro! Ciò di cui abbiamo bisogno ora, è una presa di coscienza da parte del settore stesso e dei suoi rappresentanti, del coraggio di riconoscere le proprie responsabilità che non sono soltanto economiche, ma soprattutto sociali e ambientali. È ora di scegliere: si vuole andare avanti continuando a pigiare il pedale del gas finché non ci si schianta, chiudendo occhi e orecchie di fronte alle critiche, o si è pronti ad adeguare le azioni e le strategie ai tempi che corrono? Accettare le critiche da parte della popolazione e anzi coglierle quali opportunità di miglioramento, a lungo andare sarà determinante per il successo imprenditoriale. Significa riconoscere eventuali errori strategici, autolimitare la propria crescita a favore della qualità, della salvaguardia dell’ambiente e della tutela delle persone, ridimensionare le proprie aspettative personali, scendere dal piedistallo e agire in termini di bene comune. Se questo vorrà dire affittare 30 letti al posto di 40, smantellare eventuali impianti di risalita ormai obsoleti, ingrandire le aree di protezione naturale invece di turistificare il non ancora turistificato, allora andrà fatto con coraggio, a testa alta e senza tenere il muso.
È ora di abbassare gli scudi, di fermare il contrattacco, di aprirsi al dialogo e alle sfide del momento. Non sarà un percorso facile, ma la trasformazione socio-ecologica è l’unica via possibile se insieme vogliamo guardare a un futuro migliore per tutti, per l’economia, per le persone e per l’ambiente.
Bleibt zu hoffen, dass die
Bleibt zu hoffen, dass die Grünen mit innovativen Ideen und Alternativen zum Status quo aufwarten. Da gibt es auch außerhalb von Südtirol gute Konzepte, die nachahmenswert sind. Statt schimpfen und jammern neue Aussichten entwickeln und Auswege suchen, im Netzwerk mit ähnlichen Initiativen europaweit.