Gesellschaft | Onorificenza
Oltre le vittorie e le sconfitte
Foto: Francesca Melandri
Narrare la vita, narrare il mondo, narrare il cammino e lo smarrimento della piccola e grande gente è molto più che raccontare una semplice storia. Narrando il mondo, lo si crea, narrando la vita nelle sue diramazioni, nei suoi imprevisti, si aprono nuove possibilità di interpretarla, di capirla in un modo approfondito, di viverla con un’arricchita consapevolezza.
Narrando la storia di una nazione, di un paese, di una piccola o grande terra, di un “Land” come lo è anche il nostro Alto Adige - Südtirol, non solo si racconta il passato, ma si offrono anche interpretazioni per il presente e per il futuro di questo territorio, di questo Land. Narrando si possono avvelenare gli animi, si può sentenziare, si può condannare, si può spargere sangue o si può ripercorrere il cammino e lo smarrimento delle storie raccontate, delle persone coinvolte, dei turbamenti del passato e degli sviluppi in corso, e con questo si può dare un contributo per una migliore comprensione di ciò che è stato, nonché del presente e delle possibili prospettive per il futuro.
Narrando si possono avvelenare gli animi, si può sentenziare, si può condannare, si può spargere sangue.
Francesca Melandri, è nata a Roma, frequenta l'Alto Adige fin dall’infanzia e qui, 25 e 22 anni fa, sono nati i suoi figli, ha una profonda conoscenza del territorio, ed ha narrato l’Alto Adige, il Sudtirolo, proprio in questo modo, con l’occhio di un’osservatrice attenta, empatica, critica, con un grande amore per le persone coinvolte, anche per quelle la cui vita sia stata forse meno fortunata o addirittura dolorosa e infelice.
Il suo romanzo “Eva dorme”, pubblicato nel 2010 da Mondadori, uscito nel 2011 anche in tedesco con il titolo “Eva schläft”, racconta la storia complessa di una donna, la bella e amabile Gerda, la cui vita le ha riservato un fardello che risulterebbe eccessivo anche se diviso tra più generazioni ma che Gerda affronta con tenacia e amore per la vita. La Storia, intesa con “s” maiuscola, troppo spesso è raccontata in un’ottica maschile e da lì facilmente maschilista, patriarcale. Mettere al centro Gerda e la sua piccola Eva, che dormendo lascia lavorare la giovane madre, seppur in condizioni precarie, signi ca ridare alla Storia la sua parte femminile, spesso quella coinvolta involontariamente, senza essere interpellata, senza diritto di obiezione contro le decisioni di un potere e della violenza propriamente maschile, spesso poco sensibile verso le sofferenze che crea.
Un racconto dell’Alto Adige - Südtirol, della sua storia da bottino di guerra e vittima del fascismo, tra l’accecamento euforico per il nazionalsocialismo e il travaglio interiore per l’opzione tra la Heimat reale e quella ideologica, tra l’Alto Adige della lotta per l’autodeterminazione e quella per l’autonomia, tra dinamite e diplomazia – una storia tormentata, narrando la quale normalmente si trascura il lato sociale, quello economico e della vita quotidiana. Francesca Melandri racconta anche questa dimensione della Storia, e con ciò contribuisce a rendere il passato più vicino, restituendo a un tempo spesso anonimo e al contempo mostruoso, il viso della gente coinvolta, il dolore di pochi, l’indifferenza di tanti, le piaghe che la vita – assieme a tante gioie – porta con sé.
Francesca Melandri contribuisce a rendere il passato più vicino.
Con il suo racconto dell’Alto Adige - Südtirol, Francesca Melandri è riuscita a proporre una lettura che non riapre le vecchie divisioni tra la popolazione di questa terra, di questo Land, ma che piuttosto riesce ad unire, aiuta a capirsi meglio reciprocamente. Si tratta di un racconto per tutti i gruppi etnici e anche per coloro che l’Alto Adige lo conoscono da poco, perché appena arrivati, oppure che lo conoscevano solo per sentito dire. Chi conosceva, fin a quel momento, solo gli stereotipi di questo Land, ha avuto o avrà – l’edizione tedesca è in ristampa da Wagenbach – in mano un libro di lettura accessibile proprio perché vicino alla gente, e non ai simboli e ai princìpi. Chi prima della lettura si atteneva alla storia delle vittorie e delle sconfitte, sia da un lato che dall’altro, potrà capire che vittoria e sconfitta sono categorie di breve durata, che si disperdono nel tempo, mentre la vita quotidiana prosegue, con le sue pretese, reclamando la pace quotidiana, l’uguaglianza dei diritti, l’equità sociale ed economica, chiedendo lavoro, casa e dignità.
Con il suo racconto dell’Alto Adie - Südtirol, Francesca Melandri ha aperto gli occhi a molte persone, ha incoraggiato a confrontarsi con il proprio passato e con il proprio presente. A Lei va quindi il riconoscimento e il ringraziamento della nostra terra.
Per la popolazione di lingua italiana dell’Alto Adige, esclusa per lungo tempo dalle narrazioni portanti, in parte forse anche autoesclusasi, Francesca Melandri ha proposto una chiave di lettura della propria storia e della storia degli altri. Tanti si sono confrontati per la prima volta con eventi e passaggi storici che non conoscevano nemmeno o avevano ignorato. “Francesca Melandri”, mi ha detto proprio in questi giorni una signora colta e intelligente, “mi ha aperto gli occhi.”
Con il suo racconto dell’Alto Adige - Südtirol, Francesca Melandri ha aperto gli occhi a molte persone, ha incoraggiato a confrontarsi con il proprio passato e con il proprio presente. A Lei va quindi il riconoscimento e il ringraziamento della nostra terra.
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