La roba pubblica

Nel latino, quando si arriva alla V declinazione, t'imbatti in quella parola-jolly, la parola più usata nei testi della latinità, dicono i dizionari frequenziali: res, rei, femminile, che banalmente è tradotta "cosa", ma poi, invece, ti dicono anche che non la trovi quasi mai da sola, ma accompagnata a sostantivi o aggettivi, a formare espressioni come res frumentaria, le vettovaglie, res adversae, le circostanze sfavorevoli, res pecuniaria, l'interesse economico, res futurae, il futuro.
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Che allora, se vogliamo, res publica, lo Stato, in fondo, vorrebbe dire roba di tutti. Roba è una parola che viene dall'antico germanico rauba, che indicava il bottino, le cose strappate agli altri insomma, e da lì viene ovviamente il verbo tedesco rauben e l'italiano rubare.

Che poi La roba è anche il titolo di una delle novelle rusticane di Giovanni Verga. C'è questo Mazzarò, che ha lavorato e lavorato, e ha risparmiato e risparmiato, e diventa ricchissimo. Ma a lui non interessano, chessò, i denari: a lui interessa, appunto, la roba, le cose tangibili; terra e animali, insomma.

C'entra qualcosa Mazzarò con la nostra classe dirigente? Un po' sì e un po' no. Lui, per diventare ricco, ha lavorato e fatto la formichina tutta la vita; loro, invece, han fatto le cose più nello stile dell'antico germanico, a dirla con un po' di understatement.

Però, però, qualcosa in comune ce l'hanno, Mazzarò e la nostra classe dirigente: sono vecchi. Perché, diciamocelo, viviamo in una vera e propria gerontocrazia, da non meravigliarsi che la disoccupazione giovanile è al 40 percento. E 'sti gerontocrati fanno un po' come Mazzarò: stanno per lasciare la terra (per carità, non voglio portargli male, è un puro calcolo statistico), e questa cosa non gli va giù. Nessuna programmazione per il futuro, nessun tentativo di cambiare le cose, migliorare la condizione del nostro Stato, niente di niente: tanto loro non ci sarebbero, a godersi i miglioramenti. E allora fanno quello che fa Mazzarò: si aggrappano alla roba. Non la mollano. Non gli par giusto non potersela portare appresso. Siamo verso la fine del racconto: "Di una cosa sola gli doleva, che cominciasse a farsi vecchio, e la terra doveva lasciarla là dov’era. Questa è una ingiustizia di Dio, che dopo di essersi logorata la vita ad acquistare della roba, quando arrivate ad averla, che ne vorreste ancora, dovete lasciarla!". E allora Mazzarò buttava dei bastoni tra le gambe ai giovani che passavano, invidiandogli gli anni che, loro sì!, avevano davanti; consolandosi che loro però, i giovani, non avevano niente.

Poi c'è la scena finale:

Sicché quando gli dissero che era tempo di lasciare la sua roba, per pensare all’anima, uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, e strillava: — Roba mia, vientene con me!

Un vecchio che sta per morire e pur di portarsi con sé la sua roba mena mazzate a anitre e tacchini: mi sembra un degno simbolo della nostra classe dirigente.