Politik | retorica politica

Verbalizziamo la pace e la prosperità

Smettiamola con la retorica apocalittica, se vogliamo lavorare ad un mondo di pace e di prosperità. La fiducia nel presente e nel futuro inizia dalle parole che usiamo per descriverlo.
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Rage the Flower Thrower
Foto: Banksy
  • Se è vero che i nostri pensieri si formano attraverso le parole, e se è vero che siamo ciò che pensiamo, allora dobbiamo smetterla con la retorica negativa e apocalittica. Dobbiamo smetterla con la retorica bellica e del crash economico. Smettiamola di parlare di armamenti, di difesa dal nemico, smettiamola di evocare guerre, che siano economiche, territoriali o sociali. 

    Verbalizzare il momento storico che viviamo, è una grande responsabilità che abbiamo tutti noi che lo viviamo. Le persone politiche e i media, più di altri. Siamo noi la storia e la formiamo attraverso ciò che viviamo, diciamo, ma anche attraverso ciò che prevediamo o annunciamo. Se un insegnante continua a dire ad un alunn* che è incapace, un genitore continua a trasmettere la paura di fallire al proprio figlio, se la politica e i media continuano a dire alla popolazione che tutto va storto e che arriverà la catastrofe, allora prima o poi la predizione si avverrà. Potremmo parlare di energie, ma anche semplicemente di formazione delle menti, di condizionamento mentale. 

    È vero, il momento storico è difficile, complesso e complicato. Un sistema globale credevamo affermato, sta vacillando – siamo ancora molto lontani dalla sua completa distruzione, come spesso leggiamo o sentiamo annunciare -. Le politiche populiste di destra aumentano di potere. La crisi climatica è una della più grandi sfide dell’umanità. L’economia è sofferente. Tutte situazioni e condizioni pesanti, difficili, di cui va presa coscienza e che vanno affrontate. Attualmente però, invece di focalizzarci sulle possibili soluzioni, continuiamo a ripetere come un mantra “Houston abbiamo un problema”. Per risolvere un problema è inutile continuare a dire che abbiamo un problema, dobbiamo guardare oltre e mirare alle opportunità di soluzione che ci sono e lavorarci. L’attuale politica continua a strumentalizzare le sfide del momento, fomentando insicurezza e paura. Questo non è l’approccio di cui abbiamo bisogno, è un approccio fermo, uno stato di shock che rende immobili su tutti i fronti.

    Putin invade l’Ucraina, e cosa facciamo? Continuiamo a parlare di armamenti, invece di parlare di soluzioni diplomatiche. Trump si sbizzarrisce nella sua corsa allo smantellamento dell’ordine globale, e cosa si fa? Si parla di guerra economica invece di cercare il dialogo. Le conseguenze della crisi climatica incombono, e noi invece di investire in un’economia d’impatto e green, continuiamo ad avere nostalgia dei tempi in cui il motore a scoppio era il grande eroe del benessere economico. In questo modo non ne usciremo, è un cane che si morde la coda, un ciclo vizioso che ci rende ciechi di fronte al momento storico, che è vero, è incredibilmente impegnativo e pesante, ma può essere anche un’opportunità per rinnovare, migliorare, trovare nuove strade verso ciò che tutti noi, sinistra, destra, centro, in realtà vogliamo: una vita degna di essere vissuta.

    Non possiamo continuare a minacciare noi stessi con una possibile guerra mondiale, con un totale crash economico, con una totale catastrofe climatica, pensando di riuscire così a trovare soluzioni. Vogliamo la pace? Parliamo di pace. Parliamo di solidarietà, di reciproco sostegno, di empowerment, di rispetto e comprensione, e non di sovranità e di difesa, di condizioni sine qua non e di colpe. Vogliamo un’economia che funzioni? Tematizziamo le opportunità di innovazione, di nuove forme economiche, facciamo vedere le tante “best-practices” che già ci sono nel mondo investendo in una reciproca impollinazione che possa far maturare i frutti. 

    Negli anni Novanta circa il 38% della popolazione mondiale viveva in condizioni di povertà estrema, oggi siamo scesi all’8,4% (fonte: www.asvis.it). La percentuale delle fonti rinnovabili di energia, anche se siamo ancora lontani dalla situazione ideale, è in continua crescita. In Germania nel 2025 le energie rinnovabili erano al 57% (fonte: www.bundesregierung.de). Il numero delle guerre nel mondo purtroppo non diminuisce, ma se anche qui vogliamo trovare un dato positivo, oggi rispetto a qualche decennio fa, in molti paesi del mondo abbiamo sistemi democratici forti, nonostante i populismi di destra continuino a rodere alla loro stabilità.

    Una persona impaurita va rincuorata, non spaventata ulteriormente. Continuare a mettere il dito nella piaga non aiuterà la guarigione. Diamo fiducia alle persone! Ridiamo valore ai valori umani, dalla solidarietà alla comprensione reciproca, dalla fratellanza alla convivenza pacifica, dall’empowerment alla collaborazione costruttiva. Ne abbiamo tanto bisogno. Un’economia sana e prospera è possibile soltanto in una condizione di fiducia verso il presente e il futuro, e un’economia stabile volta al bene comune è la base per una convivenza pacifica. Qui dobbiamo investire. Pensiamo un futuro bello, se vogliamo che lo sia. Pensiamo un’economia forte, se vogliamo che lo sia. Pensiamo una società giusta, se vogliamo che lo sia. Non facciamoci intimorire dalle retoriche violente dei populismi. Pensiamo a un mondo di pace, se vogliamo che lo sia. Lavoriamoci e poi, raccontiamolo!