“Non facciamone un ghetto”
Come ormai noto il comune di Ora si appresta ad accogliere nei prossimi mesi 50 profughi. Per ospitarli la Provincia, che nel frattempo sta organizzando la ripartizione sul territorio di 700 persone - incluse nel sistema di distribuzione nazionale (l’Alto Adige dovrà infatti assorbire lo 0,9% delle quote statali) - intende far costruire due casette di legno su un’area già di proprietà provinciale. Una soluzione che tuttavia non convince il sindaco Roland Pichler che aveva invece proposto in alternativa - in seguito all’assemblea pubblica di qualche mese fa - due strutture messe a disposizione da privati, di cui una nei pressi della stazione. “Non siamo d’accordo sulla decisione prospettata dalla Provincia - afferma Hubert Bertoluzza (Dorfliste Auer), assessore alla cultura e all’integrazione di Ora - in quanto le case verrebbero costruite fuori dal paese, verso Bronzolo, e la zona potrebbe facilmente trasformarsi in una sorta di ghetto”.
Sulla scelta della Provincia era intervenuta duramente anche la Lega Nord mettendo in dubbio la capacità dell’amministrazione di gestire un tale numero di persone. “Chiediamo all’assessora competente Martha Stocker e al direttore della Ripartizione politiche sociali Luca Critelli di avere un po’ di pazienza in modo da far abituare progressivamente la cittadinanza a questa novità”, spiega Bertoluzza. Il Comune - sottolinea ancora l’assessore alla cultura e all’integrazione - ha avanzato altre soluzioni riguardo ai luoghi per l'accoglienza “e la Provincia deve tenerne conto”, del resto “se i profughi vengono accolti in una struttura all’interno del paese l’integrazione potrebbe avvenire più fluidamente, è chiaro che fra i residenti c’è chi è più scettico e chi invece si è messo subito a disposizione, una trentina di persone che sono pronte a fare del volontariato e a programmare corsi di lingua e di musica”. E c’è di più: alcuni studenti delle superiori hanno espresso il desiderio di organizzare una partita di calcio con i migranti.
“Mi auguro che la Provincia, che ancora deve ragionare sui costi di tale operazione, si metta al tavolo con noi dell’amministrazione comunale per discutere la destinazione finale di queste persone perché di questo non siamo stati informati in tempo”, precisa Bertoluzza che aggiunge: “Occorre creare un gruppo di coordinamento, è chiaro che se il numero dei migranti fosse inferiore sarebbe anche più facile integrarli, ma il vero nodo del problema è dove poterli sistemare”.