Politik | Eccesso di turismo

Frenare il turismo è possibile

Ogni estate si riaccende il dibattito sul supersfruttamento turistico delle nostre terre. Come tornare ad una dimensione di turismo sostenibile?
Hinweis: Dieser Artikel ist ein Beitrag der Community und spiegelt nicht notwendigerweise die Meinung der SALTO-Redaktion wider.
Die Seelodge (sic) in Quellenhof
Foto: Thomas Benedikter
  • In Alto Adige il supersfruttamento turistico si è fatto largo già da tanti anni. Oggi le cifre marcano questo territorio come una destinazione turistica per eccellenza in Europa, ma questa industria pur avendo già superato i limiti di sostenibilità ecologica e sociale non smette di crescere. Ne cito alcune per inquadrare il fenomeno: nel 2024 l’Alto Adige ha registrato l’arrivo di 8,7 milioni di turisti e 37,1 milioni di pernottamenti turistici, scontando quelli nelle seconde case. Nonostante un limite massimo applicato alla costruzione di nuove strutture ricettive – freno legislativo del 2022 che non ha funzionato – il numero di letti prenotabili nel giugno 2025 ha superato 263.000 unità, quindi un letto turistico per ogni due residenti. L’intensità turistica (pernottamenti per 1000 abitanti) è quella più alta di tutte le Alpi orientali; la sua densità ricettiva (letti per km quadrato) si trova sopra la media alpina. Fra le aree turistiche più assediate in tutta la penisola, nel 2024 ha raggiunto il 3° posto nella graduatoria delle regioni NUTS-II dell’UE (intensità turistica). Un ultimo dato significativo: l'Alto Adige/Südtirol ogni anno ospita un numero di turisti pari al 60-61% di quello annualmente registrato nell’intera Svizzera, destinazione turistica di fama mondiale e un paese di 9 milioni di abitanti.

    Ormai si toccano una serie di limiti sistemici, spesso anche misurabili. Il traffico generato dall’iperturismo è solo uno di questi limiti, ma forse quello più sentito. Dato che l’80-86% degli ospiti raggiunge la sua destinazione con il proprio veicolo, ogni anno sono quasi 4 milioni i veicoli privati in arrivo. Ma il traffico turistico non si ferma con le ondate di arrivi e rientri. Una volta arrivati i turisti girano in auto e moto quanto possono. Si contano 3,5 spostamenti per giorno a persona, con l’effetto che il 24,1% di tutto il traffico in Alto Adige – scontando i veicoli in transito sull’A22 – è traffico da tempo libero dei non residenti. Un triste primato in Italia che vanta un tasso di traffico turistico talmente alto. Per non parlare degli effetti sul clima per le emissioni di CO2, che si aggiungono agli altri gas climalteranti che derivano dalla presenza antropica.

    I limiti sistemici vengono però sforati anche su altri fronti. L’utilizzo e lo spreco di acqua nelle strutture ricettive e per l’innevamento artificiale che entra in conflitto con il bisogno di acqua dell’agricoltura, dell’industria, delle centrali idroelettriche e delle famiglie. Benché ricca di acqua, anche una regione alpina come la nostra così rischia di esaurire le risorse. Pesa fortemente il consumo di suolo causato dagli alberghi, dalle strutture di wellness e sportive, dalle infrastrutture. Ciò comporta anche un forte impatto sul paesaggio, il vero capitale del turismo spesso dimenticato.

    Un altro limite della crescita è quello della forza di lavoro (circa 50.000 addetti, sia in forma dipendente che autonoma). In passato il turismo aveva garantito posti di lavoro e reddito anche nelle aree periferiche minacciate dall’esodo dei giovani. Oggi in sempre più settori del mercato di lavoro locale si segnala una carenza di personale. In questo quadro, il settore alberghiero si caratterizza per un profilo professionale meno qualificato, per un'offerta di lavoro in larga misura di natura stagionale e per un salario sotto la media generale dell’Alto Adige/Südtirol, ma con un impatto ambientale molto più forte, rivelandosi così un freno per uno sviluppo sociale equilibrato, equo e sostenibile.

    L'ostilità verso l’eccesso nello sfruttamento turistico che già si va manifestando in diverse località turistiche europee cresce anche sul nostro territorio. Secondo studi rappresentativi dell’Università di Bolzano (Bausch/Tauber, Lebensraumqualität Südtirol, 2023) gli umori della popolazione nei confronti dell’industria turistica sono peggiorati. Benché questo settore nella società sudtirolese finora abbia potuto contare su una forte reputazione, oggi la gran maggioranza dei residenti si dichiara contraria all’ulteriore crescita del turismo. Il turismo viene percepito in modo negativo sotto tre profili: lo sviluppo dei costi della vita in generale, l’alto livello dei prezzi sul mercato immobiliare sia per le abitazioni in affitto sia quelle in proprietà, il traffico generato dal turismo motorizzato. Perciò non sono più „solo“ gli ambientalisti a protestare contro i sintomi più visibili del supersfruttamento turistico, come la continua colata di cemento di nuovi alberghi, la congestione del traffico, il consumo di suolo e paesaggio causato da nuovi impianti di risalita. Ora ampi settori della nostra società si rendono conto che il turismo sta compromettendo la qualità della vita, le possibilità di movimento, le condizioni economiche.

    Come uscire dunque dal supersfruttamento turistico? È difficile contrastare fattori che per motivi strutturali continuano ad alimentare la crescita dell’afflusso di turisti. Fra questi si trova la formidabile raggiungibilità dell’Alto Adige dai principali mercati, la Germania del Sud, l’Italia del Nord e la Svizzera. Dal punto di vista del turista la scelta di una destinazione geograficamente più vicina e perciò raggiungibile in automobile tornerà ad essere più appetibile per un semplice motivo: la decarbonizzazione dell‘economia renderà i voli di media-lunga distanza più costosi; invece, consentirà viaggi più economici e apparentemente più „ecologici“ grazie al proprio veicolo a batteria. Poi, nel corso degli ultimi 50 anni, la nostra provincia si è dotata di una straordinaria struttura ricettiva in ogni categoria di albergo e di ogni tipo. Si è formato un tessuto denso di imprese di servizi legati al turismo, un’infrastruttura del tempo libero ben organizzata che talvolta lascia pensare ad una Disneyland. Ne è un esempio la Dolomiti Superski, le cui piste sono dotate di sistemi di innevamento artificiale al 90 per cento, che può facilmente far fronte anche ai costi crescenti dell’energia e dell’acqua. A cui si aggiunge la macchina pubblicitaria turistica finanziata in primo luogo dalla Provincia autonoma.

    Al fine di frenare l’impatto negativo del turismo le associazioni ambientaliste sudtirolesi propongono vari interventi che puntano a limitarne gli eccessi: la regolamentazione dell’accesso agli hot spot turistici come il Lago di Braies e l’Alpe di Siusi; il blocco di nuovi impianti di risalita, pedaggi e divieti di circolazione sui passi alpini più trafficati, limiti più severi alla costruzione di nuovi alberghi, un aumento generale della tassa di soggiorno e una disciplina più severa per gli affitti turistici a tempo breve.

    Benché tutto questo sia legittimo, non incide però sui fattori strutturali che continuano ad alimentare la crescita del turismo in Alto Adige. Occorrerà intervenire direttamente sui mercati rincarando l’offerta e reindirizzando la domanda. Vanno eliminati i privilegi finanziari di cui godono le imprese turistiche: prima di tutto la pubblicità finanziata dagli enti pubblici. Perché il contribuente locale dovrebbe finanziare le campagne pubblicitarie sui mercati internazionali che poi vanno a compromettere direttamente la sua qualità della vita? Vanno poi cancellati i contributi pubblici erogati ogni anno alle imprese turistiche: perché sovvenzionare un settore già in eccesso che continua a crescere? Va sistematicamente aumentato, per contro, il livello salariale dei dipendenti del settore, segnato come abbiamo detto dal precariato. Lo statuto di autonomia della Provincia di Bolzano perfino consente l’introduzione di un’imposta sul turismo, possibilità finora mai sfruttata. Tutto ciò comporterebbe un certo aumento dei prezzi nell’industria turistica, aumento necessario per calmierare la domanda. Naturalmente va affrontata anche la mobilità motorizzata, evitando che ogni località possa essere raggiunta in automobile. Come tornare ad un minimo di tranquillità con meno inquinamento a favore sia della qualità della vacanza degli ospiti sia della vita dei residenti? Occorre inoltre limitare il numero di posti letto. A questo scopo serve lungimiranza, nelle decisioni politiche come fra gli imprenditori del settore. Chiusi in una logica di crescita e profitto immediato non si accorgono di una capacità ricettiva già oggi in eccesso che in futuro potrà ritorcersi contro loro stessi.

    Rientrare da un tipo di sviluppo imboccato nel corso di decenni non è mai facile. Per cambiare rotta occorre un diverso approccio culturale e il coraggio politico di non assecondare la miopia dell'interesse immediato. Solo così ci salveremo dall'eccesso di turismo.

    Per approfondire il discorso critico sull’iperturismo dalle nostre parti e delle possibili alternative suggerisco il volume „Heimat oder Destination Südtirol? Tourismus in Maßen statt in Massen“, arcaedizioni Lavis 2024 (nelle librerie, disponibile solo in tedesco), uscito un anno fa, ma tuttora attualissimo.