La custodia del fuoco
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Ospiti di Musik und Kirche, ieri giovedì 5 settembre, il World Youth Choir, la Bundesjugendorchester, le voci soliste di Iris Hendricks, Jo-Pei Weng, Xavier Moreno e Johannes Schendel, con la direzione Jörn Hinnerk Andresen hanno proposto il loro programma dedicato a musiche di Tan Dun e Beethoven.
Del compositore cino-statunitense era annunciato “Choral Concerto: Nine”, opera commissionata dal Consiglio musicale tedesco, da BTHVN2020, dalla Royal Philarmonic Society, dalla Melbourne Symphony Orchestra e da Deutsche Welle. Del compositore tedesco la Sinfonia n.9 in re minore op.125 per soli, coro e orchestra. Un progetto ideato con uno sguardo indirizzato al futuro per celebrare il 200esimo anniversario della prima esecuzione della più celebre sinfonia beethoveniana la cui “Ode alla gioia” su testo di Schiller, inno alla pace e fratellanza, è divenuto inno ufficiale europeo.
La Bundesjugendorchester è formata da giovani talenti la cui età è compresa tra i 14 e i 19 anni. Ha avuto direttori tra i più illustri, quali Kirill Petrenko e Sir Simon Rattle, e ospitato solisti quali Christian Tetzlaff e Sting. Tra i progetti dell’ensemble figurano la celebrazione del 50esimo anniversario del ponte aereo per Berlino, il sostegno alla fondazione dell’Orchestra giovanile ucraina, “Embrace your Rivers” per richiamare l’attenzione sulle condizioni climatiche in India, il sostegno all’educazione musicale nella township di Soweto.
Il World Youth Choir è un ensemble formato da alcuni dei migliori giovani cantanti provenienti da tutto il mondo, di un’età compresa tra i 17 e 26 anni. E’ divenuto simbolo globale di pace e unità. -
Tan Dun, classe 1957, è artista di fama mondiale, vincitore di Grammy Award e Premio Oscar, la cui musica è eseguita dalle più affermate orchestre nei festival e rassegne più prestigiose, nella sale da concerto, nei teatri, e in opere cinematografiche.
Nel suo “Choral Concerto: Nine” propone un dialogo tra Qu Yan, poeta cinese vissuto attorno al 300 a.C, e Friedrich Schiller, tra sé medesimo e Beethoven.
La presenza del coro in un lavoro sinfonico fu una innovazione beethoveniana, nella Nona per la prima volta le voci si affiancavano alla massa strumentale. In Tan Dun il coro è il protagonista della partitura. In Beethoven, come in tutta la produzione sinfonica classica e romantica, gli archi in orchestra si fanno carico delle voci principali, in Tan Dun spesso tacciono, e alle parti melodiche alternano sonorità che rimandano alle percussioni. Nella musica di Beethoven e dei suoi contemporanei gli strumenti a percussione sono pochi in orchestra, caratterizzano alcuni momenti, non sono essenziali. In “Choral Concerto: Nine” hanno ampio spazio, spesso sono protagonisti. In Beethoven il linguaggio musicale è quello condiviso del suo tempo, con consonanze e dissonanze che vanno risolte, le armonie funzionali che muovono i suoni verso l’accordo di tonica, un linguaggio che è parte di un percorso storico tutto europeo che muove dagli antichi polifonisti e approderà alla dodecafonia. In Tan Dun la musica è “plurale”, ha i propri riferimenti in molte culture del mondo, dalla Cina all’Africa, dall’Europa all’India. In questo universo colorato, che si rispecchia nei volti dei giovani del coro e dell’orchestra, il compositore decide di citare anche il motivo beethoveniano che caratterizza gli archi nell’esordio della Nona, con assoluta coerenza. Il mondo è cambiato radicalmente nel corso di due secoli, la musica di Tan Dun ci mostra la felice convivenza di culture diverse possibile oggi.
“Choral Concerto: Nine” è un’opera di circa 30 minuti, gioiosa, che ha per temi “la bellezza dell’uomo, la bellezza dello spirito, la bellezza della terra” secondo le parole del compositore, un inno contemporaneo alla pace e alla fratellanza. -
I battimani prolungati e riconoscenti hanno salutato la bella interpretazione. Anche al termine dell’esecuzione della sinfonia beethoveniana gli applausi sono stati calorosissimi, omaggiando solisti, coro, orchestra e direttore.
Questo programma, nell’accostare Tan Dun a Beethoven, ci ha rammentato le parole di Gustav Mahler per il quale la “tradizione è la custodia del fuoco, non l'adorazione della cenere”. E quelle di Victor Hugo: ”la tradizione è fatta di radici e tronco che a ogni primavera devono generare rami, germogli, fiori e frutti sempre nuovi”. Una programmazione musicale in cui trovi spazio ampio la molta bella musica contemporanea, a fianco dei capolavori del passato, è possibile, e, ancora una volta, ha trovato il favore del pubblico.
Infine va ricordato che già da alcuni giorni i biglietti per l’accesso al Duomo erano esauriti, ed era stato allestito un maxischermo nella chiesa vicina per non deludere i molti che volevano essere comunque presenti. -
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