
Michael l’autonomista
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Arruolate nelle schiere che fecero la rivolta, ma cancellate dalla storia. È il destino che occorre, come in tanti altri casi nel fluire dei tempi, alle donne che furono protagoniste, assieme ai loro compagni, della grande rivolta tirolese del 1525. Dal racconto spunta semmai il nome di Magdalena Ganner, da poco vedova del condottiero Michael Gaismair, colta nell’atto di chiedere alle autorità padovane il permesso di dare cristiana sepoltura al corpo del marito straziato dai sicari. La sottrae all’oscurità lo storico Hannes Obermair, in chiusura della sua lunga e dettagliata relazione su Gaismair gli avvenimenti storici di cui fu protagonista, tenuta venerdì dall’aula del Consiglio Provinciale di Bolzano è inserita nel contesto delle celebrazioni per l’anniversario dell’autonomia. E Obermair propone un parallelo con un’altra figura di moglie oscurata dalla storia, quell’Anna Ladurner che affronta anch’essa una rivolta al fianco del marito Andreas Hofer condividendone fin quasi all’ultimo il tragico destino.
Riemergono dall’oscurità queste figure e il loro destino in fondo viene a dare più spessore ad un altro recupero che si realizza proprio, come ha fatto notare con acume un’altra storica Martha Verdorfer, nella sua relazione introduttiva al convegno, con l’ingresso del rivoltoso Gaismair nel luogo simbolo dell’autogoverno sudtirolese.
Semi-dimenticato per secoli, questo apostolo della palingenesi sociale, fiero avversario dei privilegi di nobili, abati e canonici, costituiva un peso difficile da digerire per l’epopea identitaria, destinata a preferirgli sicuramente, ma non senza iniziali incertezze, la figura molto più rassicurante di Hofer. Gaismair torna alla ribalta qualche decennio fa, riscoperto da quelle correnti di pensiero alternativo e di critica storica che mettono in discussione la liturgia consolidata di una tradizione inscalfibile.
La nuova costituzione sociale proposta da Gaismair all’indomani del suo esilio svizzero ha anticipato per molti aspetti di qualche secolo le richieste evase o inevase dell’autonomia
Ma il tempo passa e la rilettura attenta di quegli avvenimenti che incendiarono il Tirolo, ed anche il Trentino, come avuto occasione di delineare nella sua relazione la storica Katia Occhi, ha fatto sorgere il più che fondato sospetto che la nuova costituzione sociale proposta da Gaismair all’indomani del suo esilio svizzero, il papiro delle richieste portate inutilmente all’attenzione dell’arciduca Ferdinando d’Asburgo dopo la grande dieta di Merano, abbiano anticipato per molti aspetti di qualche secolo le richieste evase o inevase dell’autonomia. Perché in fondo, come hanno spiegato con ampia documentazione iconografica, Hannes Obermair e Katia Occhi, i rivoltosi che occuparono castelli e abbazie e che alla fine finirono in buona parte giustiziati, altro non chiedevano di tornare ad essere padroni in casa propria dei pascoli e dei boschi che erano stati loro sottratti dai nobili e dai canonici, di poter ricavare un reddito dalle miniere, sfruttate dai protocapitalisti arrivati da lontano (Fugger), di poter cacciare e pescare nei boschi e nei fiumi della propria terra, di non essere oppressi dai balzelli gravanti anche sui beni di prima necessità.
Se non è autonomia questa.
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