Gesellschaft | Strutture

San Maurizio pensaci tu!

La travagliata storia dell'ospedale di Bolzano. (Parte prima)

A voler essere sospettosi  già il fatto che non si sia mai voluto imporgli un nome poteva far immaginare qualcosa. In giro per l'Italia e per il mondo, per gli ospedali si scelgono denominazioni accattivanti oppure ci si appella a un santo che stenda una mano protettrice su medici e ammalati. A Bolzano la soluzione era bell' e pronta, con la chiesetta dedicata a San Maurizio che domina dall'alto il nuovo ospedale. E infatti i cronisti di "nera", per ingentilire il loro truce racconto, lo hanno spesso denominato "il San Maurizio". La politica, rimasta tetragona a ogni mozione degli affetti, continua tuttavia a definirlo burocraticamente come Ospedale centrale di Bolzano.

Piccolezze, si dirà. Che qualcosa però non abbia funzionato perfettamente, nel lungo e tormentato processo di nascita del nuovo ospedale bolzanino, lo si capisce rileggendo le cronache e le carte di quegli anni. Della necessità di dare al capoluogo altoatesino una nuova struttura sanitaria moderna, in grado di far dimenticare i cupi cameroni del vecchio ospizio, costruito in epoca austroungarica nel centro della città, si parla già nell'immediato dopoguerra, ma le traversie per la scelta di un sito idoneo, le lunghe trattative per l'esproprio dei terreni di proprietà della Curia e infine gli interminabili lavori di prosciugamento dalle acque stagnanti nei terreni stessi, fanno in modo che il trasferimento dei vari reparti nei nuovi edifici inizi solo a metà degli anni '70 e si concluda nel 1981.

A cose fatte occorre realizzare anche i collegamenti con la città e il territorio circostante e qui i problemi si fanno acuti. Basta, ancor oggi, osservare la zona dell'ospedale dall'alto o su una carta topografica per rendersi conto che qualcosa non funziona. Per raggiungere l'ospedale, il percorso più logico e naturale resta ancor oggi quello che prolunga di qualche centinaio di metri la via Resia all'incrocio con viale Druso. Quelle poche centinaia di metri tagliano in due, però, il famoso "cuneo verde" la cui sacralità, per la SVP bolzanina, è pari a quella delle vacche nella religione indù. E così, da quasi quarant'anni, chi vuole raggiungere l'ospedale deve inoltrarsi per quasi un chilometro sul rettifilo della vecchia statale per Merano, poi affrontare una curva secca destra e una sorta di gimcana sino ad arrivare a vederne la facciata, rivolta, ed anche questa è una stranezza, verso la montagna a nord anziché verso la città. L'unica alternativa è quella, per chi scende lungo il corso Libertà, di imbottigliarsi nella strettoia che immette verso la via Vittorio Veneto. A questa viabilità demenziale devono sottoporsi le ambulanze, i mezzi pubblici ed anche le vetture dei visitatori che, all'arrivo, trovano da qualche anno un'altra sorpresa poco lieta. Bloccato l'accesso ad alcuni parcheggi di superficie perennemente semivuoti, sono costretti a piazzare l'auto in un modernissimo garage sotterraneo in cui costi tuttavia sono ben più alti di quelli praticati presso gli ospedali del resto della provincia. Una sorta di ticket supplementare che va a incidere, e non poco, sulla spesa di chi all'ospedale si rivolge non per un giro turistico, ma per curare la propria salute o andare a trovare un parente ricoverato.

Dopodiché occorre riconoscere che, nonostante i collegamenti così arzigogolati, il nuovo ospedale, il suo lavoro l'ha fatto e continua a farlo egregiamente, tanto che non è raro sentire parole di sincera ammirazione e invidia per i bolzanini da parte di turisti provenienti da altre in meno fortunate zone d'Italia. L'ultimo caso in ordine di tempo è stato quello dell'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che, dopo un lungo ricovero, ha voluto complimentarsi per la qualità dei medici e delle strutture.

Certo è che un progetto messo sulla carta negli anni 60 e realizzato per la gran parte nel decennio successivo non poteva reggere indefinitamente all'usura del tempo e soprattutto agli enormi cambiamenti intervenuti nella gestione dei servizi sanitari. Negli ospedali di un tempo, dove i pazienti rimanevano per settimane o mesi in attesa di qualche miglioramento o per lunga convalescenza, sono cosa superata. Oggi gli ospedali sono soprattutto luoghi dove vengono svolti esami clinici con strutture ad alta tecnologia, sono accolti pazienti nella fase acuta della malattia. Ci sono poi le strutture come quella del pronto soccorso che devono sopperire alle carenze della medicina di base e dei presidi sanitari sul territorio, cosa particolarmente grave per un ospedale come quello di Bolzano che da solo deve servire sostanzialmente ben oltre la metà dell'intera popolazione altoatesina.

Dall'epoca del taglio del nastro inaugurale l'ospedale bolzanino è rimasto sostanzialmente un cantiere a cielo aperto per l'adeguamento e la modifica delle strutture esistenti. Un nuovo padiglione, il cosiddetto W, è stato costruito a sud di quello vecchio e nei terreni circostanti sono sorti gli edifici che ospitano la scuola per il personale sanitario e le sedi delle organizzazioni di primo soccorso. Ora è in corso di realizzazione, l'inaugurazione salvo sorprese dovrebbe avvenire nel 2017, un nuovo blocco di edifici destinato a ospitare tutte le sale operatorie, il pronto soccorso e altre strutture. Si parla perfino di negozi e ristoranti. Una volta effettuati trasferimenti nel nuovo edificio dovrebbe partire il rinnovamento dei vecchi reparti. La speranza è che si proceda, questa volta in maniera lineare, evitando ripensamenti come quello che ha imposto, proprio per permettere di realizzare la nuova struttura, di cancellare un costosissimo e mai utilizzato tunnel sotterraneo concepito a suo tempo per collegare il corpo centrale al padiglione W. Altro esempio: a dar retta ai buontemponi che non mancano per fortuna anche tra i camici bianchi, con l'acciaio utilizzato per realizzare le scale di sicurezza, aggiunte in un secondo tempo a ridosso dei vecchi edifici, si sarebbe potuta comodamente a ricostruire in scala 1:1 la famosa corazzata Potemkin, e vararla poi nelle acque del lago di Caldaro.

Con molti meriti e qualche problemuccio non trascurabile, l'ospedale di Bolzano è approdato comunque al nuovo millennio ma oggi si trova ad affrontare una crisi che va ben oltre i pur rilevanti problemi strutturali. Dopo un lungo periodo d'incubazione la questione delle scelte che la crisi economica e i radicali cambiamenti nelle politiche sanitarie impongono di prendere è esplosa in tutta la sua gravità. Questioni a lungo rinviate ora devono essere affrontate e l'ospedale di Bolzano, con tutte le migliaia di persone che adesso si affidano ogni giorno per il loro lavoro e per la loro salute, rischia d'essere il campo di battaglia di una guerra le cui sorti saranno decise altrove.

(prosegue)

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