Politik | Accordi sul clima

COP24, con l'acqua alla gola

Al centro della Conferenza sul clima di Katowice, in Polonia, gli impegni sulla riduzione dei gas serra. Greenpeace e Slow Food: "Non ci sono più scuse, servono fatti".
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Foto: Isaac Cordal

Trasformare l'accordo di Parigi sul clima in realtà”: questa la missione dei rappresentanti di 200 paesi riuniti a Katowice, in Polonia, per la 24esima Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici (COP24) promossa dalle Nazioni Unite. A detta del segretario generale dell'ONU Antonio Gutierrez, nonostante l'allarme lanciato dalla comunità scientifica – secondo cui per scongiurare il riscaldamento globale occorre ridurre drasticamente le emissioni di gas serra – il mondo è ancora “totalmente fuori rotta”: “Anche se assistiamo a devastanti impatti climatici che causano il caos in tutto il mondo, non stiamo facendo abbastanza, né ci muoviamo abbastanza velocemente. È questione di vita o di morte”. Nella città polacca, sino al 14 dicembre, i governi discuteranno su come applicare gli impegni assunti a Parigi nel 2015: allineare i propri piani nazionali sul clima – entro il 2020 – all’obiettivo di mantenere l’incremento delle temperature sotto i +2°C rispetto all'era preindustriale, possibilmente sotto i +1,5°C.

Il vertice sul clima arriva sulla scia delle manifestazioni nelle più importanti capitali europee (da Berlino alla Extinction Rebellion” di Londra) e in Australia – e degli avvertimenti chiarissimi lanciati dagli scienziati, in primis quelli dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC): se l’incremento delle temperature dovesse continuare a questo ritmo, il riscaldamento climatico supererebbe la soglia dei 1,5°C già tra il 2030 e il 2052, il che renderebbe oltremodo urgente il taglio delle emissioni di gas serra. Secondo il rapporto “Emission Gap” del Piano Ambientale dell’ONU (UNEP), l'impegno dei paesi nella riduzione dei gas serra deve aumentare di cinque volte per centrare l’obiettivo dei 1,5°C.

Waiting for decarbonizzazione

Se da un lato il Presidente della Repubblica austriaca Alexander van der Bellen esprime ottimismo sugli esiti del summit (“c'è consenso affinché si faccia qualcosa”) e si unisce all'appello di 16 capi di stato e di governo europei – firmato per l'Italia dal Presidente Sergio Mattarella – per chiedere che siano adottate “norme operative dettagliate e linee guida che rendano operativo l’accordo raggiunto a Parigi tre anni fa”, per il presidente polacco Andrzej Duda “la Polonia non può rinunciare al carbone”. A pochi chilometri dalla sede del vertice internazionale sul clima, sorge infatti la più grande centrale a carbone d'Europa. Duda ha ricordato che per la Polonia il carbone è una materia prima “strategica” che garantisce “la sovranità energetica” dei polacchi: Varsavia conta ancora sul carbone per l'80% del suo fabbisogno energetico e prevede di arrivare al 50% entro il 2030. Nel documento finale della conferenza preparato dalla Polonia, la “Dichiarazione di Slesia”, in primo piano c'è proprio la necessità di garantire un “avvenire decente” ai lavoratori del comparto del carbone. "Le parole del presidente mettono a rischio l'esito della conferenza", ha commentato il direttore polacco di Greenpeace, Bohdan Pekacki.

Ridurre il consumo di carne

Ed è proprio Greenpeace a chiedere ai leader del mondo di essere “ambiziosi”: “Quelli che non lo faranno saranno giudicati dalla Storia e ne dovranno render conto. Abbiamo solo 12 anni per salvare il clima del nostro Pianeta. Secondo l'associazione ambientalista, l’Unione europea ha assunto una forte leadership sul clima proponendo l'obiettivo “emissioni zero” entro al 2050, tuttavia “per restare sotto i 1,5°C tale obiettivo deve essere anticipato al 2040”. I partecipanti al summt di Katowice saranno chiamati a creare un “Rule Book”, un sistema di regole condivise per rendere operativi gli impegni assunti a Parigi. “Sarebbe tempo che la COP riconoscesse le responsabilità del sistema alimentare industriale nella creazione di emissioni di CO2”, commenta Ursula Hudson, presidente di Slow Food Germania.

I tre maggiori produttori mondiali di carne generano più emissioni di CO2 di quelle emesse da un paese come la Francia, e quasi quanto alcune delle più grandi compagnie petrolifere. Se queste aziende fossero un paese, sarebbero il settimo produttore di emissioni di gas serra al mondo”, spiega Slow Food. Secondo il World Resources Institute (WRI), entro il 2050 il consumo di carne aumenterà dell'88%: “Occorre ridurre in modo importante i consumi di carne (i due terzi delle emissioni del settore agricolo sono dovute all’allevamento) e tutelare gli ecosistemi marini, gli oceani, capaci di sequestrare grandi quantità di CO2”.