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L'ombra di Putin sull'autonomia perfetta

Le isole Aland, modello lungamente invidiato dai sudtirolesi, stanno diventando una delle zone calde della nuova " guerra fredda".

La notizia non è di quelle capaci di occupare saldamente le prime pagine dei giornali, ma è comunque tanto rilevante da aver meritato un titolo a tutta pagina sull'edizione del 5 gennaio del Corriere della Sera. Il grido di allarme parte dalle centrali strategiche della Nato: nell'ambito della sua aggressiva strategia di confronto con l'Occidente, il premier russo Vladimir Putin avrebbe messo gli occhi su un arcipelago di isolette situato nel Baltico a metà strada tra Finlandia e Svezia.

"Le Isole Åland (in svedese Åland, in finlandese Ahvenanmaa, lett. "Terra del Pesce persico", in latino Alandia) - ci informa Wikipedia -, sono un arcipelago della Finlandia composta da più di 6.500 tra isole e scogli all'ingresso del Golfo di Botnia, a circa 40 km dalla costa svedese e 25 km da quella finlandese. Esse costituiscono una regione finlandese, autonoma, demilitarizzata e di lingua svedese".

 Ora sembra che alcuni autorevoli esperti di studi strategici abbiano paventato l'ipotesi che i russi possano occupare almeno un paio di isolette, situate in una posizione particolarmente strategica per installarvi basi aeree e controllare così più facilmente l'intera zona del Mar Baltico. Ufficialmente il governo finlandese si rifiuta persino di commentare l'indiscrezione, ma il fatto che la Finlandia, rompendo una storica tradizione di neutralità, abbia manifestato l'intenzione di sottoporre a referendum popolare la proposta di adesione alla Nato, fa capire che il pericolo costituito dall'espansionismo russo è tutt'altro che sottovalutato.

La vicenda evoca sicuramente ricordi lontani in tutti coloro che seguivano la politica altoatesina qualche decennio fa. La storia va raccontata tornando indietro nel tempo sino all'inizio degli anni 70, fase di incubazione della seconda autonomia. Soddisfatti del risultato raggiunto, cedendo un po' all'autocompiacimento e un po' per rintuzzare le richieste crescenti della Suedtiroler Volkspartei, diversi politici italiani avevano allora il vezzo di affermare che quella concessa in Alto Adige era  l'autonomia più avanzata esistente in Europa.

Fu allora che dal bagaglio di conoscenze del vicepresidente della giunta provinciale Alfons Benedikter spuntarono le isole Aland, sino ad allora perfettamente ignote anche agli altoatesini più versati in materia geografica. Sarà pur stato vero, sosteneva Benedikter, seguito a ruota dagli altri esponenti SVP, che i sudtirolesi avevano conquistato una tutela più completa dei baschi in Spagna, dei corsi in Francia, degli sloveni in Carinzia, degli stessi tedescofoni di Ungheria, per non parlare di altre minoranze ben più tartassate nei Balcani o nell'est europeo, ma la loro autonomia era sicuramente inferiore a quella degli abitanti delle famose isole che fanno parte della Finlandia, ma dove si parla svedese. Meno di 30.000 persone che godono da decenni di una forma di autogoverno quasi totale, cui in Alto Adige e in certi ambienti, si continua a guardare come ad una sorta di terra dell'Eden.

Ora, a guastare tutto, arriva l'aggressivo Putin e la cosa potrebbe essere causa di ulteriore imbarazzo a Bolzano e dintorni, visti gli idilliaci rapporti stabiliti negli ultimi anni proprio con il colosso russo.