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Politik | Avvenne domani

Attraverso la città

La viabilità di un capoluogo provinciale un territorio considerato da decenni unicamente come luogo da attraversare piuttosto che da aggirare.
  • Dubito assai che esista, in qualche archivio, un documento nel quale la città di Bolzano viene urbanisticamente definita come un territorio da attraversare piuttosto che da aggirare. Il fatto che il concetto non sia mai stato delineato compiutamente su un pezzo di carta non significa però che esso non condizioni da più di mezzo secolo la vita e lo sviluppo del capoluogo altoatesino.

    Più della teoria astratta conta in questo caso la pratica concreta che si è sviluppata nel corso dei decenni attraverso tutta una serie di avvenimenti che andiamo, in estrema sintesi, ad elencare.

    Il viadotto autostradale. Qui siamo ancora alla fine degli anni 60. Si tratta di decidere il percorso della futura autostrada del Brennero. Quando si arriva allo snodo di Bolzano, dopo aver mandato in soffitta l’ipotesi di far passare le macchine e i camion lungo la Val Passiria con il traforo del Giovo, resta da capire come sorpassare la città. L’ipotesi che viene subito avanzata è quella costruirci sopra un viadotto che porti sostanzialmente dallo sbocco della Val d’Isarco sino alla parte meridionale della conca. È, dicono i progettisti, la soluzione più rapida e meno costosa rispetto a quella, per la quale si battono inutilmente autorevoli osservatori come l’ingegner Wackernell, che vorrebbero invece realizzare un lungo tunnel sotto il Virgolo e far sboccare il percorso autostradale a sud della città. Il viadotto, si dice, è impattante sul piano estetico, dannoso per l’ambiente, pericoloso per il rischio di incidenti. Nulla da fare. Si fa il viadotto e la città, da allora, dovrà fare i conti con la sequenza dei piloni di grigio cemento.

    San Genesio. Passano alcuni anni e nel frattempo le competenze urbanistiche e i cordoni della borsa per realizzare le opere stradali passano nelle mani della Provincia Autonoma. Si tratta di dare uno sbocco stradale verso il fondovalle al paese di San Genesio, sino ad allora collegato unicamente con una funicolare. Il progetto più lineare è quello che vedrebbe una strada a scendere lungo il costone della montagna per collegarsi alla viabilità in arrivo da Merano nella zona dei Bagni di Zolfo. L’ipotesi non piace però agli abitanti del paese che preferiscono poter arrivare in macchina direttamente verso il centro della città. Vengono accontentati sacrificando brutalmente con una costosissima galleria a doppia elica la bellissima gola che accoglie la cascata del Rivellone. Anche in questo caso l’opposizione di urbanisti e comitati di cittadini a nulla vale. Le macchine e i camion che scendono dall’alto piano del Salto possono immettersi direttamente nella viabilità cittadina.

    Da Sarentino in galleria. Qualche centinaio di metri più a nord rispetto allo della strada di San Genesio vi è quella che porta a valle coloro che arrivano dalla conca di Sarentino. Un percorso accidentato per decenni con la strada, pur dotata di qualche galleria, tormentata dalle frane e dagli allagamenti. In Provincia si decide di mettere la questione a posto una volta per tutte e di realizzare, nella parte finale del percorso, una lunghissima galleria che fa ritornare alla luce del giorno chi la percorre verso sud quasi sotto le mura di Castel Roncolo. Anche in questo caso logica vorrebbe che, con una spesa aggiuntiva non indifferente forse rispetto a quella però assai cospicua già stanziata, la galleria venisse prolungata sotto il Monte Tondo sino a raggiungere la viabilità extraurbana a nord di Bolzano. Non ci si pensa neppure. Il flusso continuo di vetture e di enormi autotreni che viaggiano da e per Sarentino deve continuare, in questa logica urbanistica, a passare per le vie di Bolzano ad un palmo dagli studenti che vanno a scuola e dai ciclisti che ogni tanto finiscono sotto le ruote possenti.

    Via Resia liberata. Va ricordato, per dovere di obiettività, anche l’unico caso nel quale si è provveduto a realizzare un raccordo, quello tra la Mebo e il casello Bolzano sud con la galleria sotto Castelfirmiano, che ha alleggerito in maniera considerevole il traffico di attraversamento nella zona di via Resia. Qui, alla fine degli anni 80, la situazione era divenuta drammatica con un traffico di mezzi leggeri e pesanti pressoché continuo, con incidenti gravi. Il raccordo duramente osteggiato, come la stessa Mebo, da una parte consistente del mondo contadino ed anche da diversi esponenti dei Verdi, fu deciso e fatto realizzare per volontà di Luis Durwalder che, nell’occasione, si impose anche nei confronti del “suo” Bauernbund. Quel tratto di strada a quattro corsie è l’unico brandello esistente di ciò che avrebbe potuto e dovuto essere la circonvallazione di Bolzano.

    Statale 12 non pervenuta. All’antico sistema si ritorna immediatamente quando viene immaginato tutto il costoso progetto delle gallerie che, da Bolzano sud a Ora, devono permettere di bypassare i vari abitati e di assicurare alla Statale del Brennero un tragitto rapido e veloce. Anche qui, come nel caso di Sarentino, sarebbe assolutamente logico e conseguente al resto del progetto il fatto di far proseguire le gallerie anche sotto il Virgolo, per permettere a chi vuole andare verso nord o vuole raggiungere rapidamente e sicuramente la parte settentrionale della città, con il centro storico e il complesso degli uffici, di farlo senza bisogno di doversi immettere per forza nella già caotica circolazione della zona industriale e poi nelle strade interne della città.

    Nulla da fare. Anche in questo caso prevale la logica secondo la quale Bolzano deve essere attraversata.

    I risultati di questa lunga serie di opzioni negate sono sotto gli occhi di tutti. Che la teoria di un capoluogo altoatesino visto come una sorta di grande incrocio a disposizione di chiunque, cittadino, autotrasportatore, turista voglia gettarvisi, sia ancora tutt’altro che obsoleta lo dicono le esitazioni e i distinguo sul progetto di portare la Statale 12 in galleria e i tempi biblici per il progetto del tunnel sotto Monte Tondo. È una teoria che, come abbiamo detto in apertura, non troverebbe riscontro scritto da nessuna parte ma che affonda ben salde radici nei palazzi del potere provinciale. Se i bolzanini vogliono percorrere le circonvallazioni devono montare in macchina e andare a cercarle nelle valli periferiche.

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Alessandro Profaiser Sa., 08.06.2024 - 16:21

Ho sempre la sensazione che dietro ci sia sempre la dottrina Benedikter: Bolzano deve restare piccola e per restare piccola deve continuare ad arrancare tra i suoi problemi. E quindi l'urbanistica la diamo ad un contadino, per la modibilità ci affidiamo ai verdi, e tutti gli uffici provinciali li mettiamo nel centro del centro.

Sa., 08.06.2024 - 16:21 Permalink