Il tempo dei comitati
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La scomparsa di Gualtiero Meneghelli avvenuta giorni fa a Bolzano è stata ricordata, anche su SALTO, per il suo impegno sul piano sociale, soprattutto nel mondo cattolico. C’è però un aspetto della sua storia personale che vale forse la pena di sottolineare, anche per un parallelo storico tra il clima di Bolzano in anni ormai lontani e quello che si respira anche in questi giorni, mentre si avvicina la data di una nuova tornata elettorale.
Torniamo quindi indietro nel tempo, sino alla metà degli anni 70, in una città che, uscita da una fase di espansione furibonda e per certi aspetti anche disordinata, deve confrontarsi con i nuovi assetti urbanistici imposti, grazie al passaggio di competenze contenuto nel nuovo Statuto, da una Provincia ben decisa a porre dei limiti draconiane alla crescita di un tessuto urbano considerato come il terreno di cultura di un’immigrazione che rischia di alterare progressivamente i rapporti di forza numerica tra i gruppi linguistici.
È una città dove si sono costruite molte case ma nella quale mancano ancora, ad esempio, parecchie aule scolastiche e dove l’occupazione del territorio ha sacrificato le piazze, il verde pubblico, gli spazi di aggregazione.
In questo ambiente si muovono, interpretando le ansie e i malumori della popolazione che è venuta a viverci non poco da molto tempo, delle entità auto organizzate che vengono definite comitati di quartiere.
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Gualtiero Meneghelli è il leader, l’anima verrebbe da dire, dal comitato di Oltrisarco, cui offre il suo impegno civico ancor prima che politico ed anche un punto di riferimento fisico nelle sale della Casa del Giovane Lavoratore di via Castel Weinegg.
Sono entità povere, che non godono del benché minimo riconoscimento istituzionale questi comitati. Faticano addirittura a trovare, in una città che non ha certamente le disponibilità di oggi, una sala dove riunirsi e dove organizzare i dibattiti e i confronti. L’agguerrito comitato degli inquilini delle case popolari (l’IPES è ancora di là da venire) ha la sua sede storica nella saletta interna di un bar di via Torino. Gli altri comitati che in quegli anni sono venuti progressivamente a costituirsi, quello di via Resia, quello di Don Bosco, quello di Cristo Re, si appoggiano a qualche struttura parrocchiale. Il comitato di Oltrisarco, guidato da Meneghelli è uno tra i più attivi. I temi in discussione sono diversi: la disponibilità di aule scolastiche che abbiano il requisito dell’abitabilità, in modo da far uscire i bambini e ragazzi da seminterrati poco illuminati, i servizi sociali la creazione di parchi gioco o, come nel caso di via Resia, lo spostamento fuori città del traffico pesante di attraversamento proveniente da Merano che causa inquinamento, rumore e, troppo spesso, incidenti mortali.
Un momento cruciale, in quegli anni, è la discussione, portata fuori dall’aula consiliare del Municipio, di un nuovo Piano Urbanistico. A spiegarne i contenuti, e ad affrontare raffiche di commenti non sempre benevoli, vanno davanti ai comitati di quartiere il Sindaco Bolognini e i suoi assessori, anche se tutti sanno che determinate decisioni, quella di bloccare totalmente l’espansione della città nel verde agricolo, sono state prese altrove.
È un periodo, quello, di grande partecipazione collettiva agli affari pubblici come anche quelli privati. Ad una mobilitazione sindacale permanente, con le confederazioni che si piazzano al centro del dibattito sugli sviluppi sociali, si affianca ad esempio la nascita dei consigli scolastici, la cui prima elezione, in quegli anni, diventa quasi una ripetizione delle consultazioni politiche, con liste di genitori e insegnanti che si richiamano a specifiche aree culturali.
È questo il mondo in cui, in quella Bolzano di mezzo secolo fa si muove l’impegno di Gualtiero Meneghelli e di molti altri personaggi come lui, cittadini prestati per un tempo più o meno lungo al servizio della collettività e del dibattito pubblico.
Ripensare oggi a quella stagione non può non destare un filo di amarezza. Tra pochi giorni i bolzanini, come tutti gli altri abitanti della provincia saranno chiamati ad un voto di notevole importanza. Mentre ci si interroga su quali saranno gli esiti della consultazione, già si sa che una parte molto rilevante degli aventi diritto rinuncerà a togliere dal cassetto il certificato elettorale. È l’aspetto più evidente di un disamore per l’impegno che appare sempre più evidente.
Qualche anno fa il Sindaco e il Presidente della maiuscola provincia hanno provato a convocare riunioni con gli abitanti dei quartieri. Sale quasi deserte e interesse scarso. I tempi dei comitati di quartiere, come quello guidato da Gualtiero Meneghelli, sembrano passati per sempre
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