Pogrom di novembre
Quando tra il 9 e il 10 novembre del 1938 nel Terzo Reich (comprendente anche l’Austria, dopo l’Anschluss, e dunque il Tirolo d’oltre Brennero) salì l’onda di violenza passata alla storia come Notte dei cristalli (ma oggi si parla più propriamente di “Pogrom di novembre”), l’Alto Adige restò dalla parte del mondo che osservava, in alcuni casi protestava oppure attendeva gli sviluppi. Che sarebbero andati al di là di ogni immaginazione.
Per la verità già da qualche mese la comunità ebraica di Merano era fortemente turbata per via delle leggi razziali fasciste, lanciate a partire dal 15 luglio, con la pubblicazione del famigerato Manifesto della razza. Proprio nei giorni successivi il Pogrom di novembre il governo italiano emanò nuovi provvedimenti miranti ad escludere gli ebrei dalla vita civile, culturale ed economica nazionale.
In tutta l’area di lingua tedesca in questi giorni si ricordano, con varie iniziative, i 75 anni della Reichskristallnacht. A Berlino la memoria dei pogrom ruota attorno ad un Gedenkweg e al motto annuale della “diversità distrutta” (“Zerstörte Vielfalt”). Si vuole cioè sottolineare come la dittatura abbia innanzitutto voluto omologare tutto e tutti ad un unico modello. Fatte le dovute distinzioni, il discorso resta molto attuale, benché i metodi dell’omologazione siano oggi più subdoli e i soggetti che li attuano inafferrabili.
A Vienna una serie di appuntamenti è organizzata da numerose organizzazioni ebraiche e cristiane, col titolo di “Mechaye Hametim” (“Che risveglia i morti”).
Molte le iniziative previste ad Innsbruck. Presso il cimitero ebraico, il 9 novembre a partire dalla 17.30 il “Bund Sozialdemokratischer FreiheitskämpferInnen, Opfer des Faschismus und aktiver AntifaschistInnen (Landesverband Tirol)” organizza una lettura di documenti sul pogrom e di testi antifascisti. La sindaca Christine Oppitz-Plörer terrà un discorso. La comunità ebraica si riunisce alle 19.00 davanti al Landhaus tirolese per recitare la preghiera del Kaddish. Al Freies Theather, ore 20, si ripropone lo spettacolo del teatro della memoria “Alte Heimat / Schnitt / Neue Heimat”.
In Alto Adige? Nella chiesa di Millan, venerdì 8 novembre, alle 20.00, concerto organizzato da Musik und Kirche, in collaborazione con l’associazione Brixen Musik.
A Merano nel 1938 viveva una numerosa e variopinta comunità ebraica. Essa fu decimata dapprima dalle leggi razziali, che imponevano l’espatrio degli ebrei stranieri, e poi deportata nei campi di concentramento dopo l’8 settembre del 1938.
Proprio a Merano, dunque, per iniziativa delle realtà che si raccolgono nella Rete ecumenica, si fa memoria del pogrom e della deportazione la sera di sabato 9 novembre, con la veglia “1938 – 1943 – 2013, Miteinander leben – in Frieden! Vivere insieme – nella pace!”.
“Ciò che allora è successo in Germania è un esempio straordinario dei molti pogrom che hanno avuto luogo nella storia contro gli ebrei”, dice Martin Burgenmeister, parroco della comunità evangelica, uno dei più attivi promotori dell’iniziativa. “Come tedesco la cosa mi fa particolarmente vergognare. Però deve essere un monito anche per le altre nazioni. Qui in Alto Adige, inoltre, molti hanno simpatizzato per Hitler. Anche per questo è importante non dimenticare ciò che fecero allora i nazisti e ciò che può ripetersi pure oggi, se non manteniamo la dovuta attenzione”.
L’appuntamento è alle 19.30 nel giardino della sinagoga. I partecipanti si sposteranno poi nella chiesa di Santo Spirito (20.15), passando sui luoghi dove sono state collocate alcune delle “pietre d’inciampo” (Stolpersteine) che ricordano la deportazione degli ebrei meranesi e di altre vittime del regime nazista. Il percorso e la successiva veglia saranno animati principalmente da giovani che hanno partecipato al Treno della Memoria, dagli scout e da membri della comunità ebraica. Tra i promotori anche lo Jugenddienst, la Comunità evangelica, la Comunità del Cenacolo, il gruppo Taizé, Pax Christi, il Pozzo di Giacobbe e la Katholische Jungschar di Maia Bassa.