
Il silenzio del potere
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È da tempo che i giornalisti hanno perso, o forse smarrito, la loro funzione di tramite tra il potere e i cittadini. Grazie ai social media e al trasferimento delle telecamere dalle mani dei giornalisti ai nostri telefoni, chi governa non ha più bisogno della stampa per farsi ascoltare: può parlare direttamente ai cittadini, anzi, al mondo, scegliendo tempi, parole e toni. È una tentazione enorme, quella di saltare il filtro delle domande, di sottrarsi al confronto, di rispondere solo a se stessi - tentazione alla quale indulgono oramai moltissimi politici. Tentazione nella quale è caduta anche la Giunta Provinciale, che ha deciso di non tenere più regolarmente le conferenze stampa dopo le riunioni settimanali. D'ora in poi, solo “quando necessario” - leggi: quando riterrà opportuno parlare.
Rispondere, chiarire, spiegare, non è una cortesia: è un dovere istituzionale.
La decisione non soprende, vista la facilità della comunicazione diretta e gli esempi che vengono da Roma o da oltreoceano, ma deve comunque allarmare. Perché mettersi di fronte alla stampa, rispondere, chiarire, spiegare, non è una cortesia: è un dovere istituzionale. È il minimo che una democrazia deve garantire ai cittadini, attraverso chi fa informazione.
La libertà di stampa non si misura solo con la mancanza di censura, ma anche con l’accesso alle fonti e la possibilità di porre domande, anche scomode. Ed è proprio questo il punto: chiedere, indagare, insistere, “rompere le scatole” è il cuore del mestiere giornalistico. Una conferenza stampa permette domande, anche scomode; stimola risposte, anche incomplete; genera confronto e, a volte, anche notizie! C’è forza nel pluralismo, nella possibilità di vedere come il potere risponde a più voci. C’è sicurezza nella trasparenza.
Rinunciare a questo momento significa accettare un restringimento dello spazio democratico.
Molte conferenze stampa, in molte latitudini, si sono ormai trasformate in appuntamenti formali, con poche domande e poca curiosità. A volte senza domande, a volte senza neppure prevedere domande! Ma eliminarle del tutto significa rinunciare a uno spazio pubblico fondamentale. Rinunciare a questo momento significa accettare un ulteriore restringimento dello spazio democratico.
Per questo, come giornalisti, dobbiamo chiedere con fermezza che vengano ripristinate le conferenze stampa settimanali della Giunta, comprese le dirette streaming, preziose non solo per i colleghi che non possono essere presenti, ma anche per i cittadini che vogliono seguire, capire, giudicare.
Poi starà a noi – a cominciare dalla redazione di SALTO – continuare a dimostrare di saper usare quello spazio e di farlo vivere. Fare domande in conferenza stampa è un privilegio, e come tale va usato. Un privilegio che forse non esercitiamo sempre fino in fondo, ma che resta essenziale per il nostro lavoro. Perché il silenzio del potere è sempre pericoloso – così come è pericoloso il silenzio di chi dovrebbe farlo parlare.
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