Kultur | Foto-Festival

SHOOT & THINK

Zwischen 9. und 27. Februar lief im Wiener MuseumsQuartier das Foto-Festival FOTO WIEN. Auch Studierende der unibz waren mit einer eigenen Ausstellung vertreten.
Hinweis: Dies ist ein Partner-Artikel und spiegelt nicht notwendigerweise die Meinung der SALTO-Redaktion wider.
S+T Exhibition
Foto: (c) unibz

SHOOT & THINK hieß die Ausstellung, in der über 20 aktuelle und ehemalige Studierende des Bachelors Kunst der Freien Universität Bozen ihre Werke zeigten. Fotografien, Multimedia und Web-Projekte, sowie Buchentwürfe luden dazu ein, sich mit komplexen gesellschaftlichen Themen auseinanderzusetzen. Alles künstlerische Arbeiten, die während der letzten sechs Semester im Studio Image der unibz entstanden sind.

“Una delle peculiarità dello studiare arte a Bolzano è proprio la struttura per Studi”, erzählt Giulia Cordin, Dozentin an der unibz und gemeinsam mit Prof. Eva Leitolf, Kuratorin der Ausstellung. “Mentre nelle accademie solitamente gli studenti fanno riferimento ad unico professore, a unibz hanno la possibilità ogni semestre di frequentare uno Studio diverso al cui interno lavorano insieme tre docenti - solitamente un artista, un professionista di una materia complementare e un teorico. In ogni Studio ci si avvicina ad una pratica artistica diversa, spaziando dalla fotografia, alla curatela, all’installazione, alla performance.

 

Sono tre i filoni principali attraverso cui abbiamo declinato il nostro sguardo: il tema della sorveglianza, un’interrogazione rispetto al funzionamento dei media stessi, e il tema dell’identità e dei ruoli di genere.

Nel caso di Studio Image il focus è sulla fotografia e il video: Eva Leitolf - artista visiva e fotografa- è la project leader, German Duarte è il teorico dei media, mentre io mi occupo del modulo di Comunicazione Visiva. All’inizio di ogni semestre concordiamo un tema da esplorare assieme agli studenti e invitiamo come ospiti artisti, ricercatori e professionisti per aiutarci ad ampliare il nostro sguardo sull’argomento scelto. Si tratta soprattutto di uno stimolo di partenza, poi gli studenti sono lasciati liberi di interpretare il tema secondo la propria sensibilità e interesse. Alcuni titoli di progetti che abbiamo affrontato negli scorsi anni sono ad esempio Democracy in Distress, sulle nuove forme di propaganda; o Violent Images, sulla rappresentazione della violenza e il potenziale violento delle immagini stesse; o ELIZA & Frankenstein, rispetto al funzionamento dell’intelligenza artificiale nella produzione e diffusione di immagini.”

 

Bilder, Fragen und Gedanken

 

Die Ausstellung SHOOT & THINK hat diese Werke auf über 400 Quadratmetern zusammengeführt. Der Untertitel der Ausstellung „Negotiating Images“ zeigt aber, dass es dabei um mehr ging, als nur ein paar hübsche Bilder aneinander zu reihen. Die Künstlerinnen und Künstler der unibz suchten vor allem den Diskurs, versuchten in Ihren Werken Fragen zu stellen und zu beantworten, das Publikum damit zum Nachdenken anzuregen.

“La mostra interroga la complessità delle immagini nella nostra società e il loro ruolo molteplice. Sono tre i filoni principali attraverso cui abbiamo declinato il nostro sguardo: il tema della sorveglianza, un’interrogazione rispetto al funzionamento dei media stessi, e il tema dell’identità e dei ruoli di genere. I 16 lavori in mostra toccano temi anche molto distanti tra loro, per certi aspetti la mostra mette alla prova il visitatore, ma la volontà è proprio quella di fargli lasciare lo spazio con degli interrogativi a cui trovare risposta.”

Die Fragen können dabei ganz konkret dem Alltag entsprungen sein. Giulia Cordin gibt dazu einige Beispiele:

“Durante il semestre Fake for Real Sophia Rabbiosi si è accorta che molte testate giornalistiche presentano notizie diverse facendo sempre ricorso allo stesso materiale fotografico. Possiamo così trovare fatti molto diversi e distanti geograficamente tra loro rappresentati con la stessa identica immagine. Con Le bambole Sophie Krause invece performa un’analisi puntuale e tagliente sulla figura della donna nella nostra società contemporanea, analizzando come lo sguardo maschile domini i ruoli di genere nel cinema e nella nostra vita di tutti i giorni.”

 

Kontakt mit dem Publikum

 

Gleichzeitig war die Ausstellung SHOOT & THINK eine großartige Bühne, um die Arbeiten der Studierenden der unibz einem spezialisierten Fachpublikum vorzustellen und neue Kontakte zu knüpfen.

“I lavori degli studenti in mostra cercano di coinvolgere il visitatore stesso nell’interpretazione delle opere, nell’assegnargli un significato. Come dichiarato nel titolo, non si tratta di negoziare le immagini solo in fase di ricerca e produzione, ma anche con i diversi pubblici in mostra. Ci interessa aprire ad un’interrogazione più ampia sul tema delle immagini, rispetto al loro significato, al modo in cui queste vengono insegnate e fruite”, so Giulia Cordin. “Al tempo stesso SHOOT & THINK è parte del Festival Fotowien e questo rappresenta un’occasione per mostrare ad un pubblico specializzato come lavoriamo e ampliare la nostra rete di collaborazioni. Speriamo di incontrare un pubblico giovane, che possa interessarsi a quello che facciamo e voglia studiare ed esplorare temi con noi. Ma anche partner per collaborazioni future, abbiamo già molti progetti stimolanti in cantiere.”

Da die Studierenden die eigene Ausstellung auch selbst beaufsichtigen, hoffen wir zudem auf den direkten Austausch mit Besucher*innen!

 

Eine Lernerfahrung

 

„Die Teilnahme an der FOTO WIEN bedeutet mir und meinen Studierenden sehr viel“, unterstreicht die Leiterin des Studio Image, Prof. Eva Leitolf. „Eine Ausstellung in einem so eindrucksvollen Rahmen ist für Studierende eine große Herausforderung und Lernerfahrung. In einer Gruppenausstellung geht es darum, der eigenen Arbeit angemessen Raum zu verschaffen und andererseits alle Arbeiten im Zusammenspiel zu betrachten. Wie zeige ich meine Arbeit und wie verändert sie sich durch die anderen Arbeiten, die im Raum zu sehen sind? Eine Ausstellung bietet einen räumlichen Rahmen, die eigene Arbeit zu verhandeln und sich mit wichtigen kuratorischen Fragen zu beschäftigen. Da die Studierenden die eigene Ausstellung auch selbst beaufsichtigen, hoffen wir zudem auf den direkten Austausch mit Besucher*innen!“

 

 

Von diesen Herausforderungen berichten auch zwei der Künstlerinnen. Irene Rainer ist in Südtirol aufgewachsen, hat letztes Jahr ihr Studium an der Freien Universität Bozen abgeschlossen und studiert nun Medienkunst an der HGB Leipzig. In ihrer Kunst setzt sie sich intensiv mit durch Beobachtung gewonnenen Sinneseindrücken und Erfahrungen auseinander und verarbeitet diese auf verschiedene Arten in Kurzfilmen, Videos, Skulpturen, Installationen, Fotografien und Büchern.

„Die Teilnahme an der Ausstellung SHOOT & THINK war für mich eine besondere Erfahrung. Schon vor dem Lockdown geplant, war es umso spannender, diese Ausstellung endlich in einem Raum realisieren zu können und das Konzept als Ganzes zu sehen. Mitzuerleben, welchen zeitlichen und organisatorischen Aufwand eine solche Ausstellung erfordert und aktiv daran mitzuwirken, war sehr bereichernd.

Es gab immer wieder unvorhergesehene Herausforderungen: eine Wand oder ein Tisch war schief, die Beleuchtung hatte nicht die gewünschte Wirkung, die Aufhängungen konnten nicht wie geplant platziert werden, usw. Solche Situationen waren Teil der Arbeit und zeigten, wie wichtig gute Teamarbeit in unserer Gruppe von Künstlern und Organisatoren war, um gemeinsam Lösungen zu finden und rechtzeitig zur Eröffnung fertig zu werden.“

 

 

Ihre Erfahrungen decken sich mit denen von Elisa Faletti. Die 22jährige Künstlerin aus Rovereto hat ebenfalls vor Kurzem ihr Studium an der unibz abgeschlossen. Sie beschäftigt sich in ihrer Kunst mit verschiedenen Themen. Das Werk Incidents and Situations from Common Life (Chapter II), das sie für SHOOT & THINK beigesteuert hat, verwandelt die Betrachter und Betrachterinnen selbst in Betrachtete.

“Il mio percorso artistico ha inizio nel 2019 e l’installazione Incidents and Situations from Common Life (Chapter II) esposta a Vienna fa parte di una delle mie prime opere. È composta da un’installazione divisa in due parti e da una serie di 7 pubblicazioni collaterali. Durante la fruizione dell’installazione lo spettatore si trova di fronte ad un muro di immagini catturate da una videocamera di sorveglianza che riprende il muro del pianto di Gerusalemme. Nella fruizione dell’opera lo spettatore viene a sua volta ripreso e la registrazione viene trasmessa in un’altra stanza dello spazio espositivo. È un’opera che nasce dal desiderio di coinvolgere lo spettatore in un pensiero critico contro la riduzione della privacy e l’aumento delle videocamere di sorveglianza.

Alcuni di noi hanno trascorso tre giorni interi nello spazio espositivo per allestire i propri lavori, dalla mattina alla sera per fare del nostro meglio e risolvere anche eventuali imprevisti tecnici.

L’esperienza SHOOT & THINK è stata intensa, anche perché nello stesso periodo stavo lavorando ad un altro progetto. Da qualche mese avevo ripreso per mano l’opera che avevo esposto nel 2019 all’interno del contesto universitario, per riadattarla ai nuovi spazi e migliorare la qualità del lavoro. Il coinvolgimento nelle fasi di preparazione dei materiali, spedizione, allestimento dell’opera mi hanno permesso di sperimentare e gestire in prima persona le difficoltà che si celano dietro alla preparazione di un’esposizione, con le relative scadenze. Nei mesi precedenti alla mostra ho anche aiutato nella ristampa delle pubblicazioni d’artista che sarebbero state esposte a SHOOT & THINK.

Alcuni di noi hanno trascorso tre giorni interi nello spazio espositivo per allestire i propri lavori, dalla mattina alla sera per fare del nostro meglio e risolvere anche eventuali imprevisti tecnici. Nonostante i tempi ristretti, l’atmosfera era rilassata e veniva ripagata non appena uscivamo dallo spazio del frei_raum Q21, trovandoci direttamente nel cuore del quartiere dei musei, a pochi metri dal Mumok e dal Leopold Museum.”

 

 

Im Werk Incidents and Situations from Common Life (Chapter II) von Elisa Faletti betrachten die Besuchenden eine Wand mit über 200 Screenshots, aufgenommen von Sicherheitskameras der Klagemauer in Jerusalem …

 

 

… Und werden dabei selbst zum Objekt der Betrachtung

Fazit

 

Trotz der vielen Herausforderungen fällt das Fazit der beiden Künstlerinnen zu SHOOT & THINK aber äußerst positiv aus:

„Rückblickend war ich sehr beeindruckt von der räumlichen Dimension der Ausstellung. Erfreulich war auch die große Besucherzahl bei der Eröffnung, denn es gab an diesem Tag mehr als 40 weitere Ausstellungseröffnungen im Rahmen des Foto Wien Festivals.“, so Irene Rainer.

“La mostra ha superato le mie aspettative”, freut sich auch Elisa Faletti. “Mi immaginavo una trasposizione, una semplice selezione di opere che erano state fatte per Studio Image; invece, in mostra era stato creato un vero e proprio dialogo funzionale tra i diversi lavori. Si percepivano studi, sopralluoghi e decisioni ragionate da parte di Eva Leitolf e Giulia Cordin, le curatrici della mostra.”

 

Ein Buch zur Ausstellung

 

SHOOT & THINK. Negotiating Images lautet auch der Titel des Buches zur Ausstellung. Es wurde ebenfalls von Prof. Eva Leitolf und Giulia Cordin kuratiert und führt die besten Arbeiten der letzten sechs Semester aus dem Studio Image zusammen. Die Auswahl ist den beiden Dozentinnen nicht leichtgefallen.

 

 

“La preparazione del libro ci ha effettivamente impegnate molto negli ultimi mesi”, berichtet Cordin. ”Abbiamo deciso di presentarlo in concomitanza con la mostra, ma non ne rappresenta il catalogo, è piuttosto un workbook, uno strumento di lavoro. Non rappresenta tanto un contenitore di quanto fatto negli ultimi cinque anni a Studio Image, quanto piuttosto il risultato di un processo. Preparare questa pubblicazione ci ha portate a interrogare e osservare la nostra stessa pratica, per comprendere meglio come insegniamo e provare a negoziarlo e discuterlo anche con altri.”