Immigrazione e giudici di pace
Si è tenuto venerdì scorso (6 aprile) a Trento, nella facoltà di Giurisprudenza, il convegno L’immigrazione nel contesto nazionale e in quello euroregionale, promosso dalla Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Süditirol. L’iniziativa aveva lo scopo di analizzare le caratteristiche dei flussi migratori in Europa, con un focus sul territorio dell’Euregio, e di soffermarsi sul ruolo del giudice di pace nelle complesse procedure amministrative e giudiziarie che la legislazione in materia d’immigrazione comporta.
Subito dopo i saluti istituzionali, la mattinata si è aperta con il contributo del professor Giuseppe Sciortino, direttore del dipartimento di sociologia e ricerca sociale della facoltà di sociologia di Trento, che ha illustrato le dinamiche dell’immigrazione irregolare nell’Euregio, fornendo dati e decostruendo le solite narrazioni propagandistiche. Il professore ha confermato come l’ondata di cittadini ucraini in fuga dalla guerra rappresenti la maggior crisi migratoria dal dopoguerra, segnata però da un diverso atteggiamento da parte dei governi di tutti i paesi UE. Se, infatti, i paesi dell’Est Europa avevano dimostrato un’altissima ostilità nei confronti dell’immigrazione africana o asiatica, ora invece stanno contribuendo all’accoglienza. Le rotte mediterranee continuano a subire una flessione, ma la crisi alimentare innescata dalla guerra in Ucraina potrebbe far cambiare rapidamente anche questo scenario, mentre un’altra rotta da tenere in considerazione per l’area dell’Euregio, è la cosiddetta rotta balcanica.
La situazione non arriverà quindi ad una rapida risoluzione, visto anche l'inscindibile legame tra l’immigrazione e il mondo del lavoro, nel quale sussistono diverse dinamiche: dagli immigrati che risiedono nel territorio per un periodo limitato di tempo e che svolgono lavori stagionali, a coloro che sono sprovvisti di un permesso di soggiorno e che spesso ingrossano le fila del lavoro nero. Questa condizione si è inoltre acuita con la pandemia, in molti infatti hanno perso l’impiego e hanno quindi visto scadere il loro permesso. Un simile scenario sembrerebbe quindi anticipare l'idea che ci siano molte procedure di rimpatrio, ma la situazione è certamente più complessa: solamente il 20% di coloro che sono stati invitati a lasciare il paese viene poi effettivamente rimpatriato. Un dato in linea con quello delle altre nazioni europee, che lascia intravedere quanto sia composita la gestione del fenomeno migratorio, la quale richiede rispetto delle procedure, accordi con i paesi di provenienza e tempi decisamente più lunghi di quanto si racconta per mero fine elettorale.
Il fenomeno migratorio nei prossimi anni continuerà ad essere un tema fondamentale dell’agenda politica europea e, mentre si affacciano sul tema istanze di riforma nell’Unione, bisognerebbe forse capire come il sistema nazionale riuscirà ad inserirsi nel contesto continentale
Nella seconda e terza sessione del convegno si è poi parlato delle amministrazioni statali e regionali in Italia e Austria, con un’attenzione particolare proprio alla figura del giudice di pace. Se sembra ormai necessario adottare una prospettiva multilivello, che non riguardi solo il piano europeo ma che coinvolga tutti i piani, con una collaborazione degli enti territoriali, non si può, però, non considerare il contributo fondamentale che i giudici di pace hanno avuto in questi anni. A questi giudici infatti è stata affidata una parte consistente delle procedure per i ricorsi e le espulsioni dello straniero, che ha modificato il ruolo per il quale questa magistratura era stata concepita. Dall’iniziale funzione conciliativa si è passati ad una materia, quella dell’immigrazione, stretta tra l’ambito penale e amministrativo, che continua ad impegnare moltissimo i giudici, aumentandone il lavoro negli uffici. Le pratiche legate all’immigrazione si sono moltiplicate in breve tempo, fino a diventare le principali in diversi sezioni, anche in Alto Adige, come nel caso della sede di Vipiteno.
Il tutto è reso ancora più difficile dalla mancanza di organico di cui soffre l’intera magistratura in Italia e il settore dei giudici di pace non fa, purtroppo, eccezione. Diversi esperti presenti al convegno hanno sottolineato come a mettere la parola fine ai lunghi percorsi processuali, fatti di udienze e rinvii sia spesso la prescrizione, in un sistema in cui i professionisti continuano a lavorare, oberati non solo dalle molte pratiche ma anche da una legislazione stratificata e non sempre uniforme. In questo difficile scenario sembra però chiaro che il fenomeno migratorio nei prossimi anni continuerà ad essere un tema fondamentale dell’agenda politica europea e, mentre si affacciano sul tema istanze di riforma nell’Unione, bisognerebbe forse capire come il sistema nazionale riuscirà ad inserirsi nel contesto continentale.