Politik | Da Roma

La toponomastica della discordia

Kronbichler reagisce alla mozione di Fratelli d’Italia: “La toponomastica è un problema con cui abbiamo imparato a convivere”.
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La mozione proposta dalla deputata Meloni di Fratelli d’Italia ha fatto alzare la testa dei parlamentari altoatesini, chiamati in causa su una questione che li riguarda da vicino. Il deputato altoatesino Florian Kronbichler è fra questi, e ha preso oggi la parola cercando, come si dice, di tagliare la testa al toro.
“In Sudtirolo abbiamo un sicuro segnale che ci indica l’inizio dell’estate. Non ci tradisce mai: è la polemica sulla toponomastica.” Con queste parole Kronbichler ha cominciato il suo intervento, durante il quale ha cercato di chiarire la situazione della toponomastica. 

Cosa è successo

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha presentato una mozione con la quale chiede al Governo Letta di non ritirare il ricorso proposto alla Corte costituzionale contro la legge della Provincia autonoma di Bolzano che regola la toponomastica. Secondo questa legge, la Provincia delegherebbe alle realtà comprensoriali le decisioni sulla microtoponomastica. Ai partiti nazionalisti italiani, ovviamente, questa legge non piace, dato che le realtà comprensoriali sono per lo più di lingua tedesca. 

La posizione di Kronbichler

La mozione della Meloni è legittima secondo il deputato dei Verdi: la Provincia si sarebbe mossa con poca delicatezza, e avrebbe assegnato ai comprensori delle autorità che non posseggono. Ma è altrettanto vero che “i toponimi italiani in base al prontuario di Ettore Tolomei (cioè fin ora gli unici toponimi ufficiali) sono solo circa 8.000, mentre i toponimi tedeschi e ladini in uso sono oltre 100.000”, e in questo ha ragione chi difende la toponomastica originale. Le due posizioni sono entrambe corrette e legittime, ma non si può negare che questo problema dopo quarant’anni non ha ancora trovato una soluzione. “Io continuo a sostenere che la regolamentazione della toponomastica non è affatto fondamentale per ogni buon governo del Sudtiroloe men che meno è urgente” conclude Kronbichler “Non risolve nessun problema. Diffonde solo discordia.” 

"Legittimo" im Sinne von "rechtlich" oder von "moralisch" legitim?
Wer sich je mit dem Leben und Werk von Ettore Tolomei auseinandergesetzt hat, kann nur den Kopf schütteln, angesichts dessen, was er praktisch aus dem Nichts geschaffen hat und was heute Gesetz ist.
Gibt es Zahlen darüber, ob die tolomeischen Ortsnamen unseren italienischsprachigen Mitbürgern tatsächlich so sehr ans Herz gewachsen sind, wie man immer behauptet?
Die historisch gewachsenen Orts- und Flurnamen in italienischer , deutscher und ladinischer Sprache sind aus unserem Land, seiner Geschichte und seinen Menschen am Schnittpunkt dreier Kulturen erwachsen.
Wie kann der manische Erfindungsgeist eines einzelnen Menschen das alles aufwiegen?

Mi., 10.07.2013 - 00:35 Permalink

Nel mio commento breve ("Che palle!") sono stato concisissimo e un po' volgare.
Un mio editoriale in proposito sul Corriere dell'AA di qualche anno fa, che vorrei citare e che considero tuttora sensato, è invece piuttosto lungo. Me ne scuso.

Lingue che cambiano e toponomastica
Un po’ in tutto il Paese, ma da noi in modo più accentuato, la lingua italiana sta cambiando, si va impoverendo e subisce un processo di globalizzazione e standardizzazione. Qualunque insegnante di lettere che abbia alle spalle qualche decennio di lavoro nelle aule scolastiche (ma anche chi solo conosca bene l’italiano e ascolti radio e TV) ne è testimone diretto e spesso sconcertato. Uno dei settori più tribolati riguarda la toponomastica ma non solo, una volta tanto, quella della nostra provincia, se non in maniera indiretta, anche se effettivamente mesi fa in Alto Adige-Sudtirolo i più convinti sostenitori del ripristino della sola toponomastica tedesca (da salvare soltanto pochi nomi italiani) si son fatti forti di un curioso principio generale, di carattere quasi morale, in base al quale i nomi, e in particolare quelli di luogo, non si dovrebbero tradurre; il che è falso sia dal punto di vista linguistico che da quello storico non solo per l’Alto Adige ma per tutto il mondo, e lo è in particolare se ci si riferisce alla lingua italiana e alla lingua tedesca nei loro secolari, spesso strettissimi e fecondi, rapporti. Bastano alcuni esempi: per quanto si riferisce alla toponomastica nessun italiano colto, parlando la propria lingua, s’intende, dirà mai Berlin, Nürnberg, Köln, Aachen, München, Salzburg, Preußen, Bayern, Rhein, Donau ecc., bensì Berlino, Norimberga, Colonia, Aquisgrana, Monaco, Salisburgo, Prussia, Baviera, Reno, Danubio; come nessun tedesco colto dirà mai Roma, Milano, Torino, Firenze, Napoli, Trento, Lombardia, Sicilia, bensì Rom, Mailand, Turin, Neapel, Trient, Lombardei, Sizilien, Etsch, Tiber. E così l’italiano non dirà Dietrich von Bern, Karl der Große, Friedrich Rotbart, Martin Luther, Friedrich der Große, Maria Theresia, Joseph der Zweite, Franz Joseph bensì Teodorico da Verona, Carlo Magno, Federico Barbarossa, Martin Lutero, Federico il Grande, Maria Teresa, Giuseppe II, Francesco Giuseppe. Ci sono naturalmente eccezioni e trasformazioni tuttora in corso: in italiano Volfango Amedeo Mozart da qualche decennio non s’usa più e si è tornati al nome tedesco (lo stesso con Goethe), Beethoven (chissà perché) non si è quasi mai chiamato Lodovico ma sempre e solo Ludwig, mentre Schiller da Federico è passato da qualche tempo a Friedrich, Marx è ancora incerto far Karl e Carlo, Otto e Ottone convivono (vedi Ottone I di Sassonia, Ottone di Brunswick e Otto d’Asburgo-Lorena); in tedesco Sankt Franziskus cancella San Francesco, Sankt Thomas von Aquin San Benedetto d’Aquino, Raphael o Raffael prevale nettamente su Raffaello, Benedikt su Benedetto, Viktor su Vittore (parlando di papi) Titian o Tizian su Tiziano, Harlekin su Arlecchino e così via. Insomma nelle nostre due lingue, l’italiano e il tedesco (e anche in molte altre, ma non tutte) i nomi si possono tradurre eccome: il difficile è stabilire quali, come e quando, perché spesso si tratta di orecchio, di sensibilità personale, di cultura, di stile, di opportunità, anche politica. Dire “torno adesso da Berlin” è ridicolo e stupido mentre, chissà perché, “ho visitato Salzburg” è sentito come più accettabile, anche se esiste anche la traduzione italiana Salisburgo. Fenomeni analoghi, non sempre spiegabili razionalmente, riguardano anche il tedesco in rapporto con nomi italiani.
E per l’Alto Adige-Sudtirolo-Südtirol che si fa? Il fatto che Ettore Tolomei abbia riesumato e talora innegabilmente inventato dei toponimi italiani è legato a un tentativo odioso di italianizzazione forzata, ed è questo che, comprensibilmente, rende molti di questi toponimi intollerabili agli orecchi di buona parte dei sudtirolesi di lingua tedesca (che mal sopportano i nomi di luogo italiani, spesso inesistenti nel passato, per motivazioni storiche, culturali, etnico-linguistiche, sentimentali e talora nazionalistiche). Ma come discernere il loglio dal grano? Quali sono i nomi italiani buoni e quali quelli cattivi? Per definirlo useremo la storia, l’archeologia, la paleografia, la filologia, la statistica, la fantasia, l’orecchio, il caso?... Qualunque criterio pretesamente obiettivo e sotto certi punti di vista scientifico si presta ad ampie critiche sotto altri. E poi non è assurdo volere fissare tali nomi per tutta l’eternità, quando lo studio delle trasformazioni linguistiche ci dice che nei vari idiomi la toponomastica cambia continuamente (in Italia New York fino a pochi anni fa era Nuova York, Bozen per i tedeschi era Botzen e per gli italiani Bolzano era Bolgiano…) . Non ho soluzioni miracolistiche da proporre per la toponomastica della nostra amata provincia (come non le ha nessuno), ma una piccola proposta sì: lasciamo fare al tempo. Non imitiamo Tolomei, che volle imporre i nomi per legge e per sempre, sfidando la naturale evoluzione delle lingue. Non rimediamo a un errore con un altro errore. Credo che continuare a chiamare Gummer San Valentino in Campo per altri cinquant’anni non farà male a nessuno, e poi si vedrà.
Quel che è certo è che regolare le lingue per decreto, in ogni loro aspetto, compresa la toponomastica, che è sempre un aspetto della lingua, è difficile e discutibilissimo. Questo vale per l’ortografia e per la grammatica, come ben sanno in Germania dopo il subisso di proteste seguito alla riforma ortografica del 1996 (quella che ha ridimensionato la Eszett e ti fa scrivere Spagetti per Spaghetti, per intenderci) e anche per i nomi di persone e di luoghi. E poi c’è la politica.
Negli anni Settanta mi trovavo in Grecia, e dovevo telefonare a un albergo di Istanbul, a poche decine di chilometri di distanza. Chiamai il centralino e dissi che volevo un certo numero, appunto, di Istanbul. Mi risposero che a loro il numero non risultava, o meglio, come capii alla fine, non risultava Istanbul! Stupefatto, chiesi il numero trasformando Istanbul in Costantinopolis, e subito mi diedero la linea. Avevo scoperto che per i Greci la presa di Costantinopoli da parte dei turchi di Maometto II, nel 1453, non era mai avvenuta, e che quindi nemmeno il nome era cambiato. Costantinopoli per loro è ancora una città greca e il nome è greco e solo greco (se ne discute ancor oggi: vedi in internet www.cogsci.indiana.edu/farg/harry/grk/istenpolin.htm). Mi meravigliai quasi che il loro nazionalismo non arrivasse a pretendere che la si chiamasse ancora Bisanzio. Con i nostri Bolzano-Bozen, Merano-Meran (o viceversa) ma anche magari Gummer-San Valentino in Campo mi sembrò che noi, in Alto Adige-Sudtirolo, fossimo molti secoli avanti. Vediamo di restarlo.
Ferruccio Cumer

Mi., 10.07.2013 - 17:50 Permalink

Gentile Sig. Cumer,
quello che lei vorebbe farci credere con bellissime parole é che non ci sia un'approcio scientificamente corretto per risolvere la questione dei toponimi in Sudtirolo.
Non servono ne la fantasia e ne il caso, ma serve uno studio etimologico e linguistico-storico.
Questo studio avrà come risultato un numero considerevole di toponimi italiani cresciuti durante secoli di vicinanza pacifica.
La questione delle invenzioni di Tolomei fa parte della mai avenuta revisione dell'epoca fascista da parte della società e da granparte dei storici italiani.
Purtroppo i Sudtirolesi non avevano alle spalle una nazione vincitrice della 2. Guerra Mondiale com gli Aostani, che ha fatto sparire i nomi fascisti in un'istante...
Insistere su queste invenzioni avrà di conseguenza solo una cosa: Perpetuare la coscienza sporca subconscia, anche chiamata "disagio", di essere venuti in queste terre con l'intenzione forzata di eliminare culturalmente le popolazioni che ci vivevano da moltissimi secoli, per poi far finta da un'giorno all'altro che niente fosse accaduto...
Perchè non potete dire: Va bene, abbiamo capito di aver sbagliato, via con questi simboli si aggressione, diamoci la mano ed andiamo insieme incontro ad un futuro di proseperità comune?
Purtroppo non é possibile, in contrario:
Ogni singolo toponimo di Tolomei viene difeso con violenza, o tutta la questione viene minimizzata, dichiarata non importante o volta al ridicolo come nel suo intervento, coll'intenzione di cementare l'eredità tolomeiana.

Lei non vorebbe imporre nomi per legge per sempre?
Perfetto!
Però allora la prima cosa da fare sarebbe l'abolizione dei nomi inventati da Tolomei per italianizzare i sudtirolesi di madrelingua tedesca e ladina.
E così anche l'ultimo capirà che le sue non erano nient'altro che belle parole, espresse con cattiva intenzione...
Distinti saluti,
R.G.

Do., 11.07.2013 - 00:33 Permalink

Ferruccio, è un piacere seguire i tuoi pensieri interessanti.
Anch’io mi sono accorto di qualche anomalie in traduzioni che finora non ho fatto a capire. Ci sono delle città tedesche come Köln, di cui il nome italiano, Colonia, è molto usato e ci sono altre anche antiche come Trier ed Aachen di coloro prima non sapevo neanche che i nomi italiani esistessero (Treviri, Aquisgrana). Innsbruck invece, la capitale del Tirolo storicamente trilingue è rimasta senza traduzione. Certamente al confine città di Mantova non ci saluta un cartello bilingue “Mantova/Mantua”. Perché dovrebbe insomma! Auguro la popolazione mantovana per non essere costretti di mettere cartelli multilingue, incurante della sua storia austriaca o del fatto che ci era caduto Hofer. Roma però forse valeva la pena un pensiero: Entrando Roma non vedo segni di entrare nella capitale di un’Italia che sia l'impero di un popolo multilingue, diciamo cartelli tipo “Roma/Rome/Rom/Rim” che salutino anche la gente “subordinata” di madrelingua francese, tedesca, croata, ... . Scrivere “Spagetti” mi fa male negli occhi, d’accordo, e non mi abituerò mai a quella regola del Duden che la mozzarella in tedesco sia una parola maschile.

Vedi che possiamo divertirci benissimo con pensieri a questo livello? Non vanno bene, non vanno male e alle fine non importano - e nemmeno centrano nella discussione sulla toponomastica, che inoltre in mondo mio non è un soggetto molto acuto. Se però leggo che la toponomastica dell’esempio Gummer che hai citato fosse qualcosa che >>per altri cinquant’anni non farà male a nessuno> e poi si vedrà

Do., 11.07.2013 - 17:02 Permalink

interessanti le osservazioni di Rupert Gietl, che purtroppo non condivido; ho già spiegato come la penso, e se rispondessi non farei altro che ripetermi. Inoltre considero tutta la discussione un tipico caso in cui torto e ragione sono più o meno equamente distribuiti, e quindi tentare di convincersi reciprocamente sarebbe solo una sterile perdita di tempo, suppergiù come discutere sul nome autentico di Istanbul. Tuttavia avrei una domanda: se si ritenesse davvero necessario ripristinare sempre e ovunque la toponomastica originale, fino a quando si dovrebbe risalire? Un secolo? E perché non due? E allora come la mettiamo con i nomi ladini di luoghi, di persone, con la stessa lingua ladina sistematicamente stravolti fra il XVIII e il XIX secolo in alcune valli del Sudtirolo con un esplicito, documentato storicamente ed efficace processo di assimilazione da parte di Vienna?

Fr., 12.07.2013 - 15:18 Permalink

Caro Benno, sono perfettamente d'accordo. Almeno tu non accusi tutti i sudtirolesi di lingua italiana, quando manifestano, a volte giustamente, il loro famigerato disagio, di farlo in malafede e di essere in realtà solo degli ipocriti epigoni di Tolomei.
tornando alle tue osservazioni, il guaio consiste, suppongo, nel fatto che Google si è imposta la norma di dare ad ogni luogo geografico un unico nome. La soluzione starebbe nel far passare una linea diversa, che mi vedrebbe entusiasta, come fanno già diversi navigatori satellitari: dare tutti i toponimi, e fra cercare Sterzing e Vipiteno non c'è differenza. Però immagino che Google (sempre che fosse disposto ad accogliere proposte) farebbe qualche resistenza di fronte alla toponomastica trilingue delle valli ladine... O per i ladini anche Google farebbe eccezione, come nel caso della scuola trilingue che solo loro, e noi no, hanno la fortuna di possedere?
E se invece insistesse sulla versione unica? Quali toponimi scegliere? Dovrebbe comunque adottare soluzioni che scontenterebbero è alimenterebbero ulteriormente le nostre polemiche.
La questione è talmente assurda e intricata che una soluzione condivisibile semplicemente non esiste, e finché non ce ne renderemo conto ci complicherà la vita per anni ed anni, impedendoci di convivere in vera fratellanza e amicizia. Io sarei dispiaciutissimo che QUALUNQUE nome fosse cancellato, figurati se vorrei che sparisse Gummer, che alla lontana mi ricorda anche il mio cognome...
Per concludere ti dirò che per me abitare a Rentsch o a Rencio non fa alcuna differenza, e spererei che lo stesso capitasse agli abitanti di qualunque località della nostra bella provincia.
Sull'argomento avrei molte cose da aggiungere, ma mi trattengo perché finirei per creare ulteriori e dannosi contrasti.

Fr., 12.07.2013 - 15:36 Permalink

Caro Ferruccio,

Neanch’io ci credo che una discussione intellettuale, sebbene politicamente perfettamente corretta potrebbe mai solvere il disputo sulla toponomastica sudtirolese. Credo però che si viva meglio in questo paese se ognun gruppo riconosce le sue ingiustizie storiche e lo dimostra in modo conciliante al gruppo “vittimo”. L’esempio dell’ Alta Val Venosta lo dimostra perfettamente: noi “sudtirolesi tedeschi” dobbiamo farci presente le nostre ingiustizie, discuterle ad accettarle. (Grazie per iniziare questa discussione) Credo che il risultato non sarà solamente una convivenza migliorata con i vicini nell’ Engiadina Bassa e nel Münstair, ma anche una nostra identità più matura, più giusta e più solida. Certamente la mia identità culturale e territoriale anche approfondirebbe, se il mio gruppo (sudtirolesi di madrelingua tedesca) finalmente accettasse che qualche nome geografico tedesco nelle valli ladini è solo rimasuglio da tempi scuri e non ci serve per nessun motivo. Auguro il tuo gruppo (alto atesini di madrelingua italiano) un pensiero simile. Non posso credere che il fatto Tolomei vi permetterà un’identità profonda e veramente intima. Non voglio chiamarlo “coscienza” quello che non lo permette. Magari lo chiamo il sapere. È il desiderio di sistemare proprio l’identità di se stesso. Non credi? Vedi, io non argomento prepotentamente dal punto di vista dei gruppi offesi, ma credo che alla fine soffre chi non riesce ad accettare le ingiustizie dello stesso gruppo. Tutti i gruppi linguistici in questo paese cercano la loro identità e hanno un certo sapere di fatti storici che ne fa fatica. Ed è per questo che almeno io ci credo in una risoluzione attiva della toponomastica challenge.

Mo., 15.07.2013 - 12:19 Permalink

Carissimo Sig. Cumer,
certamente Lei saprà citarmi gli studi storici che hanno documentato l'assimiliazione sistematica(!) dei Ladini da parte del regno Autro-Ungarico. Sarei molto interessato ad alargare la mia formazione stroica.
Sul serio, per me non c'é problema di rivedere anche quel capitolo della nostra storia...
Se Lei pensa - e questo lo dico col massimo rispetto - che in questo caso torto e ragione sono più o meno equamente distribuiti, dimostra solo che non é in grado di guardare in faccia alla realtà storica.
Poveri Ladini, per fortuna é arrivato prima il regno d'Italia e poi il fascismo che ha spaccato le loro terre in tre province coll'intenzione di indebolirli e ha forzato la loro italianizzazione collo stesso rigore come con noi di madrelingua tedesca...
L'esempio di Istanbul (parola turca che deriva direttamente dal termine greco "konstantinopolis") mi piace:
Luogo da sempre multietnico che i Greci chiamano tra'laltro solo "tin polin" "la città", fu strappata al "Basileus" con violenza nel 1453. Data che segna l'inizio della convivenza sotto l'egemonia turca, la quale raggiunse l'ultimo apice nel genocidio dei greci del Ponto tra il 1914 ed il 1923.
Oggi l'elemento greco ad Istanbul é praticamente insignificante però i Greci emigrati o catturati dall'Asia Minore per nostalgia anacronistica o per dispetto la chiamano ancora Konstantinopolis.
Forse é questa l'idea che Lei aveva in mente quando ci consigliava di aspettare ancora 50 anni, sperando che la gente dimentichi o si abiutui alla ingiustizia di questa situazione.
Mi citi per favore i paragrafi del diritto internazionale che permettono di recarsi in un territorio di un qualsiasi etnia, inventarsi sistematicamente una pseudotoponomastica, imporrla coll'aiuto di un regime totalitare e coll'uso della violenza, seguendo la sola intenzione di tagliare il legame più importante tra essere umano ed il suo ambiente:
il toponimo.
Bella la frase di Gaetano Salvemini (1873-1957), che definì Tolomei
“il boia del Tirolo […] l’uomo che escogitò gli strumenti più raffinati per tormentare le minoranze nazionali in Italia. I suoi ammiratori gli attribuiscono il merito di aver ‘creato’ l’Alto Adige e lui accetta senza riserve quella gloria.”
(Cfr. Gaetano Salvemini, Mussolini diplomatico (1922-1932), Parigi, Éditions Contemporaines, 1932 (La Pleiade, III); rist. Bari, Laterza, 1952.) http://it.wikipedia.org/wiki/Ettore_Tolomei

Fr., 12.07.2013 - 22:53 Permalink

Tolomei e tutti quelli che hanno agito o agiscono come lui ieri o l'altroieri (o oggi) sono dei boia. Spero che lei sia d'accordo.
Oggi non si parla di cancellare la toponomastica tedesca, ma di accettare anche quella italiana, inesistente quindi il pericolo che quella tedesca scompaia.
Tolomei agì come agì poco meno di un secolo fa, ormai. Un paio di secoli fa invece le cose andavano come ci descrive Mateo Taibon, giornalista che certo non ama Tolomei, membro della Consulta ladina. Per una bibliografia completa le consiglio di rivolgersi a lui (a proposito, l'Impero Austroungarico nacque nel 1867, lo sradicamento del ladino dalla Venosta iniziò molto prima).
"Ladina è l'Alta Val Venosta, che nel XVII secolo viene germanizzata con il divieto dell'uso della lingua ladina e delle tradizioni ladine. Oltre il confine svizzero (Müstair) la popolazione ancora oggi parla ladino.
Germanizzazione della Val Venosta tramite il divieto della lingua. Un capitolo taciuto della storia tirolese
Una delle ultime zone oggi non ladine che passarono all'uso della lingua tedesca fu l'Alta Val Venosta. Non è stato un passaggio volontario dal ladino alla nuova lingua, ma è stata un'assimilazione forzata che nella storiografia tirolese non viene citata e approfondita volentieri, anzi, spesso viene taciuta. La storiografia tirolese era intenta soprattutto all'illustrazione della lunga storia della cultura tedesca nel Sudtirolo dalla conquista dei baiuvari in poi. Anche oggi questo intento non sembra poi tanto lontano. Nel 1400 e 1500 il romancio era l'unica lingua usata presso il tribunale di Glorenza. Questo è un segno inconfutabile che la popolazione era romancia e tutt'inpiù monolingue. C'erano fino a quei tempi molto contatti culturali, sociali, umani con i vicini di Müstair e dell'Engiadina, che parlavano la stessa lingua, ciò che ha lasciato diverse tracce nella cultura locale (architettura, toponomastica). La Val Venosta inoltre apparteneva alla diocesi di Coira.
Intorno al 1600 il romancio nella Val Venosta è circa come quella del ladino oggi in Val Gardena, dunque abbastanza forte. Fino al 1620 circa il convento di Santa Maria chiamava i cappuccini da Müstair per farli predicare in romancio. Uno storico scrive nel 1898: "La valle di Maces (presso Malles) nel 1600 era pure ancora romancia, ancora un secolo dopo nell'Alta Val Venosta il romancio veniva ancora usato molto. È già stato illustrato che Tubres nella Val Monastero è passato all'uso del tedesco soltanto circa 70 anni fa, mentre nel vicino Müstair (in Svizzera) viene parlato ladino ancora oggi. Anche a Stelvio all'inizio del 19esimo secolo c'era ancora gente che parlava il ladino. (Wilhelm Rohmeder, Das deutsche Volkstum und die deutsche Schule in Südtirol, Wien 1898) "Tubres è stato liberato dalla lingua romancia soltanto dopo il 1750", sta scritto in un vecchio libro di storia. L'uso del termine "liberato" (tedesco: geräumt) è corretto: Infatti, la lingua romancia venne spazzata via da un divieto di usare la lingua. Per riunioni venne prescritta la lingua tedesca, la lingua ladina invece proibita, come venne proibita l'assunzione di personale romancio, come vennero proibite le usanze romance, e proibiti vennero pure i matrimoni con romanci. Il promotore principale di tali azioni era l'abate del Convento di Santa Maria, Mathias Lang, famigerato per il suo fanatismo. Ha poca importanza che il movente per il divieto della lingua ("selvaggio romancio", si era anche detto) fosse stato dettato dalle paure di essere invasi da idee protestanti: Quando chi comanda non capisce la lingua dei sudditi, l'uso di tale lingua viene criminalizzato.
Così l'Alta Val Venosta è stata germanizzata. Nonostante i metodi adottati, metodi che indicano quelli usati poi nel 20esimo secolo per l'assimilazione delle minoranze, l'estinzione della lingua ladina non ebbe un così rapido successo. Ancora negli anni 20 del 19esimo secolo vivevano - così raccontano i glottologi - Romanci nell'Alta Val Venosta. Testimonianza dell'eredità ladina sono oggi parecchie espressioni, rimaste vive nel dialetto tedesco della zona, nonché molti toponimi.

Tedeschizzazione dei nomi
Molti cognomi ladini oggi hanno desinenze tipicamente tedesche - sono stati germanizzati sistematicamente; il torto non è mai stato rimediato. La storiografia tedesca rammenta frequentemente l'italianizzazione dei cognomi tedeschi da parte del fascismo. Spesso però si vuol dimenticare la germanizzazione di molti cognomi ladini. Vennero fatte di un nome anche diverse versioni tedesche. I cambiamenti vennero fatti nell'amministrazione pubblica, c'era l'usanza di far suonare i nomi alla tedesca, facendoli terminare in -er oppure tracudendoli. Si trovano esempi su documenti dal 1700 in poi. Pare che l'imperatrice Maria Theresia abbia emanato una specie di decreto segreto che prevedeva tale tedeschizzazione dei cognomi.

Alnëi Alneider, Erlacher : Aiarëi Agreiter : Alfarëi Alfreider : Biëi Willeit : Brocia Nagler : Ciampac Kompatscher : Ciampëi Kompeiter : Ciampidel Kampideller : Ciampló Complojer : Cianacëi Kanetscheider : Cianëi Kaneider : Cianoré Konrater : Ciaslat Kasslatter : Ciastel Kasteller : Ciolá Kelderer : Col Pichler : Colac Goller : Corjel Koriseler : Corterëi Kortleiter : Costa Kostner : Costacia, Costata Kußtatscher : Costalungia Kastlunger : Costijela Costiseler : Derü Bacher : Dôs Dasser/Tasser : Elemunt Elemunter : Frena, Freina, Frines, Frenes Frenner : Furcia Furgler : Granruac Großrubatscher : Grones Grunser : Larcenëi Lardschneider : Melaun Melauner : Mongüc Mangutscher : Mureda Moroder : Mus Mussner : Pardac Pardatscher : Pecëi Pitscheider, Feichter : Pedraces Pedratscher : Peraforada Palfrader : Pescol Pescoller : Picolruaz, Piceruac Kleinrubatscher : Pinëi Pineider : Plan Planer, Ploner : Planac Planatscher : Plaza Gasser : Pradac Pradatscher : Pré Wieser : Rives Rifesser : Roncac Rungatscher : Ruac, Robac, Ruacia Rubatscher, Robatscher, Ruazzi : Runch Rungger, Ronchi : Somür Untermauern : Sorá Solderer : Soraru Oberbacher : Soratrú Oberweger, Obwegs, Obex : Sorega Überwasser : Sottrú Unterweger : Stufles Stuflesser : Tornarecia Turnaretscher : Trebe Tröbinger : Troi Troier : Val Thaler : Valacia Flatscher : Valgiarëi Fogereiter : Zanon Senoner, Sanoner."

Mo., 15.07.2013 - 09:30 Permalink

Mi fa ridere, caro Sig. Taibon, non ha letto il mio commento?
Per me non c'é problema di rivedere anche quel capitolo della nostra storia.
Più Lei mi sa dire, meglio é per me.
Ma non c'é bisogno di indicarmi in lettere maiuscole il momento nel quale mi sia concesso di alzare la voce...
Certamente non possiamo parlare di storia facendoci i conti su chi ha fatto qualcosa di male e perciò si merita di essere preso a legnate da qualun altro...
Ogni gruppo etnico - e tra questi i Ladini sicuramente di meno - a da affrontare i capitoli oscuri delle sua storia.
Penso che noi tirolesi di madrelingua tedesca con storici come Heiss, Steininger, Überegger e Co. non abbiamo una classe di ricercatori che sia disposta a lasciarsi scappare i fatti non puliti della storia tirolese nei secoli scorsi.
Mi auguro che venga reagito sulla base dei loro risultati.
Ma mi auguro che anche i nostri concittadini di madrelingua italiana abbiano un'avanguardia di studiosi che si diano da fare per spiegare gli ultimi 100 anni e poi sono sicuro che i toponimi tolomeiani perderanno un bel pò del loro fascino e della loro familiarità.
Se non erro, la logica qui presentata é questa:
I Tirolesi/Austiaci volevano germanizzare i Ladini durante lunghi secoli e perciò é indiscutibile e quasi giusto che l'Italia sia venuta a dare a loro con una totalitarità mai raggiunta in passato quello che si meritavano e che si meritano ancora...
Ma che?
Allora era anche giusto lanciare la bomba atomica su Hiroshima.
Allora Tedeschi, Russi, Americani, Inglesi, Cinesi, Francesi, Turchi,... possono iniziare a contare le vittime causate dagli altri per giustificare le proprie stragi?
Mi dispiace, ma questa é una logica ante 1945.
Difendere Tolomei usando i Ladini della Val Venosta o l'Enneberger Schulstreit mi pare poco rispettoso nei confronti delle persone che sono diventate vittime di queste ingiustizie che io certamente ne giustifico ne approvo.
(Scusi che ho parlato di nuovo senza aver letto prima le fonti da Lei così gentilmente consigliate.)
R.G.

Mo., 15.07.2013 - 22:40 Permalink

1- io non ho mai difeso Tolomei, che disprezzo con tutto il cuore
2- ho invece difeso la toponomastica bilingue o trilingue
3- il senso del richiamo ai ladini si può riassumere nel detto "Da che pulpito viene la predica!"
4 - la vendetta è lontana mille miglia dalla mia visione del mondo, e spero che lo sia anche la sua, e trovo che non sia giusto che gli errori dei padri ricadano sui figli
E così chiudo definitivamente con rispetto e stima, perché di persone che gettano benzina sul fuoco c'è n'è anche troppe, e io invece vorrei spegnerlo.
Saluti

Di., 16.07.2013 - 00:18 Permalink