Kultur | La mostra

La guerra che verrà non è la prima

Il Centenario del primo conflitto mondiale da ottobre in mostra al Mart

Allora, prima della Grande Guerra, non era ancora indifferente se un uomo viveva e moriva. Se uno era cancellato dalla schiera dei terrestri non veniva subito un altro al suo posto per far dimenticare il morto ma, dove quello mancava, restava un vuoto, e i vicini come i lontani testimoni del declino di un mondo ammutolivano ogni qual volta vedevano questo vuoto.

Così Joseph Roth, con asciutta precisione, descriveva nella “Marcia di Radetzky” gli ultimi scampoli di umanità un attimo prima che qualsiasi moralità venisse spezzata nelle trincee della prima guerra mondiale e bruciata viva in quelle della seconda. Per quanto buie e sgradevoli (quando non ripugnanti), tutte le pagine della Storia hanno il compito di destarci dalla nostra ignavia o da una grave superficialità anche se questo significa immergere la memoria in una catabasi profonda e dolorosa.

Una soluzione di continuità con questa urgente riflessione la offre la mostra – che per il titolo prende spunto da un verso di Bertolt Brecht - “La guerra che verrà non è la prima. Grande guerra 1914-2014” curata dal Mart, museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, che verrà inaugurata il 3 ottobre e resterà aperta fino al 20 novembre 2015. L’esposizione è la spina dorsale di un prestigioso progetto, Mart/Grande guerra 1914-2014, che si installa nelle tre sedi del Museo e condivide un programma collaterale di eventi, incontri, convegni e appuntamenti. Ieri la conferenza stampa di presentazione a Roma nella Sala del consiglio nazionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, alla quale sono intervenuti Gianpaolo D’Andrea, capo di gabinetto MIBACT in rappresentanza del ministro Dario Franceschini; Ilaria Vescovi, Cristiana Collu, Nicoletta Boschiero, rispettivamente presidente, direttore e curatore Mart, e Tiziano Mellarini, assessore alla cultura della Provincia autonoma di Trento che ha elogiato il progetto sottolineando la necessità di mantenere un costante impegno per la pace: “Proprio un trentino, Alcide Degasperi, vide nell’Europa unita lo strumento per costruire un percorso nuovo fra gli stati. Il Centenario deve coinvolgere soprattutto i giovani. A loro deve andare il messaggio della pace, partendo dalla lezione del passato per mettere altri mattoni alla costruzione di un percorso di rispetto e convivenza”.

La rassegna artistica mette in risalto gli aspetti più sensibili e talvolta controversi del conflitto attraverso un complesso montaggio tematico e temporale, con inediti accostamenti e cortocircuiti semantici che rivelano interpretazioni e riletture dinamiche che non fossilizzino il ricordo in uno sterile fermo-immagine. Installazioni, disegni, incisioni, manifesti, documentari originali, reperti bellici, sperimentazioni artistiche sono solo alcune delle peculiarità dell’allestimento realizzato da Martí Guixé che occuperanno gli oltre tremila metri quadrati del piano superiore del Mart, insieme alle ambizioni moderniste degli avanguardisti italiani Giacomo Balla, Anselmo Bucci, Fortunato Depero e Gino Severini provenienti dalle collezioni del Mart e alle opere di artisti internazionali come Max Beckmann, Marc Chagall, Albin Egger-Lienz e Adolf Helmberger. A completare e impreziosire questo percorso storico e antropologico alcune interessanti produzioni di autori inediti al pubblico italiano come Smadar Dreyfus che con la sua installazione video “Mother’s day” lunga quasi venticinque metri fa incontrare le voci di madri e figli della comunità drusa, divisa tra territori siriani e israeliani; o come le 15 xilografie di Sandow Birk sulla recente guerra in Iraq.