Politik | Dal consiglio

Dove finisce l'autodeterminazione

Respinto in consiglio regionale il ddl presentato da Maurizio Fugatti (Lega Nord). “Il referendum è uno strumento di difesa”.

È ripresa in aula, dopo l’interruzione della seduta novembrina, la discussione sul disegno di legge: “Autodeterminazione del Trentino-Alto Adige/Südtirol”, presentato dal consigliere regionale Maurizio Fugatti (LN-FI). Favorevole a un referendum sul tema Pius Leitner (Freiheitlichen); “non si deve valutare una proposta se arriva da un gruppo o da un altro, ma nel merito della stessa”, ha sottolineato il consigliere riferendosi alle polemiche sollevate da Oswald Schiefer (Svp) che aveva criticato l’iniziativa in quanto avanzata dal gruppo della Lega. “Se il Consiglio regionale vuole davvero fare una cosa sensata dovrebbe fare una convenzione per promuovere un referendum consultivo che però dovrà svolgersi a livello provinciale”, ha detto l’alfiere dei Freiheitlichen.

Lorenzo Baratter (PATT) ha poi commentato l’affermazione di Gianfranco Miglio contenuta nel ddl: “con il consenso della gente si può fare di tutto: cambiare il governo, sostituire la bandiera unirsi a un altro Paese, formarne uno nuovo”. Baratter ha ricordato che Miglio fu allontanato dalla Lega Nord nel 1994: “Oggi c’è un altro segretario, Salvini, che ha abbandonato il progetto federalista. La Lega Nord oggi abbraccia la destra qualunquista, populista, con modello di riferimento il Front National, un partito centralista, nazionalista, populista. La Lega è libera di fare questo, ma non vogliamo essere presi in giro con un disegno di legge che parla di autodeterminazione quando viene da un partito che si ispira ad un movimento nazionalista”. Il consigliere ha ricordato che proprio il Front National si sta battendo per non concedere l’Autonomia alla Caledonia; “il nostro partito non sostiene l’autodeterminazione, ma la piena Autonomia della nostra Regione”. Duro Sven Knoll (Südtiroler Freiheit) secondo cui il referendum “che chiede alla popolazione se è d'accordo con l’autodeterminazione, è un diritto che spetta ai cittadini non ai partiti”. L’esponente dei Südtiroler Freiheit ha quindi chiesto al proponente se il ddl si rivolge all’intera Regione perché consapevole, ha detto, che se si fosse fatto solo per l’Alto Adige il risultato sarebbe stato certo per l’autodeterminazione. “Ora anche i Trentini si riconoscono come tirolesi, ma questo per decenni non è stato preso in considerazione. Noi non vogliamo essere messi nuovamente in minoranza”.

Sì al referendum anche da parte di Giacomo Bezzi (Lega Nord- Forza Italia), in quanto “utile per ribadire almeno in quest’aula le nostre posizioni politiche”. Per Rodolfo Borga (Amministrare e Civica Trentina) è di fondamentale importanza far partecipare i cittadini al dibattito: “il Consiglio regionale non può obbligare la Provincia di Trento e quella di Bolzano a indire un referendum, e quindi la dimensione non può che essere regionale. Riteniamo che questo testo debba essere approvato perché la popolazione deve avere il diritto di esprimersi su questa questione, anche perché viviamo in una sorta di dittatura mascherata che è l’Europa”.

Contro il disegno di legge si è espresso il Presidente Ugo Rossi, che ha parlato di autodeterminazione come “spot”, esprimendo dubbi sull'ammissibilità di un referendum di questo tipo: “rispetto a questi temi ribadiamo la necessità di mantenere la massima unità di intenti fra di noi attraverso la via che i nostri territori hanno saputo imboccare dai tempi dell'accordo Degasperi-Gruber. La storia della nostra autonomia, nella sua specificità, sta lì a dimostrare come si sia sempre garantita l'affermazione piena di questo diritto all'autodeterminazione. La nostra autonomia ha preferito la via della concretezza rispetto a quella di un semplice spot. Questa è la via che vogliamo continuare a seguire. Dentro un quadro statutario di garanzia e secondo un metodo che vede le due Province camminare insieme. Questa è l'azione politica che la giunta regionale sta portando avanti cercando di sviluppare questo diritto all'autodeterminazione dentro la Costituzione, ma anche dentro un contesto più ampio e noi pensiamo che questa sia la via per riempire di contenuti l'autodeterminazione”. Nella replica Fugatti ha criticato la presa di posizione di Baratter, sostenendo che negando il diritto all'autodeterminazione “si lega indissolubilmente il Trentino alla Sicilia, alla Calabria”. “Oggi abbiamo un Partito Autonomista Trentino Tirolese che si è completamente italianizzato. Noi intendiamo questo referendum come uno strumento di difesa”. Walter Blaas ha quindi chiesto la votazione per appello nominale. L’aula si è così espressa: 16 voti a favore, 38 contrari e 4 astenuti.