La retorica anti-degrado
“L’ideologia del decoro” imbottita di moralismo, propellente per l’accentuazione delle disuguaglianze, che crea un riverbero sociale potenzialmente pericoloso. Questo il campo d’azione dialettico indagato ieri (9 marzo) - in un’aula magna del Liceo Carducci di Bolzano gremita (oltre 200 persone presenti) - dai tre ospiti della serata: gli scrittori Giuliano Santoro, Valerio Renzi e Wolf Bukowski, autore fra l’altro di un articolo apparso su Internazionale dal titolo “Bolzano e Barbarie”. Fra il pubblico anche diversi esponenti politici fra cui la candidata sindaca dei 5 stelle Caterina Pifano, l’ex portavoce dei Verdi Marialaura Lorenzini, il collega di partito Riccardo Dello Sbarba, Guido Margheri di Sel, Gianfranco Maffei di Rifondazione. A fare gli onori di casa il presidente dell’associazione Dada Rose - che ha organizzato l’incontro - Davide Balduzzi, il quale ha ringraziato il preside dell'istituto Andrea Pedevilla per non aver ceduto alle pressioni e aver messo a disposizione la sala della scuola. Pietra dello scandalo la satirica locandina della serata (a cura dell’artista locale Inchiostro Lisergico) che ritraeva in primo piano il leghista Filippo Maturi - che aveva reso noto il fatto alla Digos e chiesto di revocare l’aula - con il bavaglio e il simbolo del wi-fi vietato su un cappello a cono, a destra il magnate austriaco René Benko con i palazzi fatiscenti sul capo e Andrea Bonazza con una pettinatura alla moicana fatta di siringhe, come quelle che i militanti di Casapound raccolgono in giro per la città.
Il dibattito dal titolo “Periferie, degrado, RUSPA!”, moderato dal blogger Flavio Pintarelli, si apre con Giuliano Santoro, autore del libro “Al palo della morte”, che ha parlato di confine arbitrario fra periferia e centro, una zona d’ombra dove prende forma l’ormai abusato concetto di degrado/decoro che ha assunto un nuovo significato da quando è entrato a far parte del linguaggio politico. “Un’ideologia che svilisce e riduce gli spazi comuni”, spiega Santoro, portando l’esempio della periferia romana, raccontata nel suo ultimo libro. “Tutto ciò che è diverso viene etichettato come ‘degrado’, anche il tema della sicurezza è entrato prepotentemente in maniera trasversale nei discorsi delle destre e del centrosinistra”, osserva Pintarelli. “Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!” diceva Michele Apicella alias Nanni Moretti nel suo “Palombella rossa”. E delle parole occorre riappropriarsi, sottolinea ancora Pintarelli, “caricate come sono di significati e valori che attivano meccanismi di pensiero che alterano la realtà”.
Foto: Facebook/Dada Rose
Renzi, che nel suo libro “La politica della ruspa” ha analizzato la Lega di Matteo Salvini e i suoi rapporti con le destre nazionali indagando anche l’ascesa dei movimenti xenofobi europei, ha parlato di decoro e degrado come “frame di comunicazione politica che provoca mobilitazioni popolari sulla base di paure anche giustificate ma che vengono notoriamente cavalcate da politicanti vari. Dagli ambienti leghisti - prosegue Renzi - si diffonde questa assurda teoria del complotto che prevede la sostituzione dei popoli e la distruzione delle identità ad opera dei migranti”.
“Negli ultimi cinque anni si parla di Bolzano 'fuori dai confini' non solo per la sua qualità della vita o per il turismo, ma anche per la presenza dei relitti fascisti, ad esempio, o il Kaufhaus di Benko, attraverso uno sguardo esterno che permette di allargare di misura i nostri reticolati mentali”, osserva il moderatore della serata. Chiude le danze Wolf Bukowski, autore del libro “La danza delle mozzarelle”, che del progetto Benko dice: “Mi ha subito interessato, specie perché con la decisione del consiglio comunale sembrava ormai un affare chiuso, ma quando ci sono degli elementi economici molto importanti in gioco sembra che le procedure di legge e democratiche possano passare costantemente in secondo piano, questa legalità, di cui tanto si parla, pare valere sono nei confronti dei deboli”. Nel suo libro Bukowski decostruisce la retorica del cibo etico; al centro delle sue analisi il colosso Eataly (fra gli sponsor del progetto Benko) di Oscar Farinetti che “presenta questo connubio fra cibo e consumo come narrazione apparentemente innocua e come una riaffermazione dell’italianità senza fare cenno allo sfruttamento massivo tipico della filiera alimentare”. Sic est.