In e out, in campo con i detenuti

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Domani (Venerdì 11 ottobre) il Campo Sportivo FC Bozen a Bolzano sarà teatro della prima edizione del torneo di calcetto a “IN & OUT”. Un evento speciale, capace di trasformare il calcio in uno strumento di inclusione sociale e sensibilizzazione sui temi della detenzione, con un messaggio forte: lo sport unisce e offre sempre una seconda chance. Il titolo dell’evento, “Un calcio al passato - Lo sport dà il meglio di sé quando ci unisce”, è più di uno slogan: rappresenta l’essenza di un’iniziativa che vuole creare un ponte tra il mondo carcerario e la cittadinanza.
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Sul campo da calcetto lungo i Prati del Talvera si sfideranno le quattro squadre divise in detenuti, agenti della polizia penitenziaria, avvocati e la squadra Excelsior G.S., in un quadrangolare che sarà un'occasione unica per favorire il dialogo e la collaborazione tra realtà diverse. “L’idea nasce da una chiacchierata con i colleghi sulle offerte trattamentali da dare ai detenuti – racconta l’educatore penitenziario Nicola Gaetani –. Volevamo dargli una occasione di svago, ma anche metterli alla prova, farli lavorare in squadra e di squadra per fargli capire importanza di rispetto e regole”.
L'iniziativa della Casa Circondariale di Bolzano vedrà la partecipazione di 11 detenuti della struttura di via Dante. “Non potevamo portarli tutti – spiega Gaetani – abbiamo scelto coloro che hanno dimostrato maggior senso di responsabilità e sono più avanti nel percorso di rieducazione”. Le partite, suddivise in due tempi da 15 minuti ciascuno, inizieranno alle 13, con il primo incontro tra la squadra dei detenuti e quella dell'Ordine degli Avvocati. Al termine del torneo, dopo le premiazioni, ci sarà un momento conviviale che coinvolgerà partecipanti e spettatori, promuovendo inclusione e aggregazione.
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Dovrebbero essere iniziative…
Dovrebbero essere iniziative non eccezionali ma integrate nei programmi riabilitativi ed educativi.Coinvolgendo nello sport anche le persone protette e seguite dal Serd, da Hands, dal CSM, dalle comunità che tutelano le persone disagiate. Lo sport come linguaggio comune , la ricerca di una comunicazione fra umani per trovare soluzioni umane a difficoltà e inconvenienti in cui a volte la vita ci riserva. In definitiva trovo ottimo lo spunto e il segnale, auguriamoci che sia l'inizio di una nuova forma di interpretare il sociale, non più dall'alto verso il vasso ma a fianco di chi prova momentanee sofferenze.