Precari sul piede di guerra
Sono in fibrillazione gli insegnanti precari della scuola in lingua italiana in Alto Adige, e lo sono da tempo. Chiedono la stabilizzazione delle loro posizioni, iter particolarmente ostico, compressi fra un “precariato infinito” e la “storica” carenza di personale. Nel mirino c’è la giunta provinciale e nello specifico l’assessore competente della Lega Giuliano Vettorato “reo” di aver fatto finora troppo poco per la loro categoria.
Tra le mancanze espresse si annovera “la scelta di non uniformare, già da quest’anno scolastico, l’organico della scuola italiana a quello della scuola tedesca, in modo tale da consentire finalmente un suo pieno adeguamento al fabbisogno effettivo e la stabilizzazione dei docenti precari storici e dei precari cronici, ossia di quelli con più di tre anni di servizio”. O anche “la scelta di non prevedere adeguate misure per garantire nelle scuole di tutti e tre i gruppi linguistici lo stesso rapporto tra numero degli insegnanti e numero degli alunni”, “mancano 266 insegnanti nella scuola italiana rispetto, in proporzione, all’organico del corpo docente di lingua tedesca e ladina”, incalza il Coordinamento dei docenti precari della scuola di Bolzano che lo scorso venerdì ha manifestato il suo dissenso in piazza Magnago, mentre si teneva una seduta in consiglio provinciale.
In sostanza l’accusa mossa alla Lega in Provincia è quella di non offrire agli “italiani” le stesse possibilità che vengono riservate ai gruppi linguistici tedesco e ladino. Ma Vettorato rispedisce le critiche al mittente: “A livello nazionale (e di conseguenza anche provinciale) sono banditi concorsi ‘ordinari’ con cadenza biennale e concorsi ‘straordinari’ con un iter più veloce rispetto ai percorsi abilitanti, che permette di reclutare il personale insegnante, in base all’effettivo fabbisogno. Per quanto riguarda il concorso straordinario - specifica l’assessore leghista a salto.bz - si fa presente che le prove sono ancora in corso di espletamento. Il concorso straordinario è stato bandito a livello nazionale e la commissione compie le proprie valutazioni sulla base di criteri e di griglie elaborate a livello nazionale. Non si può allo stato attuale sapere quanti candidati supereranno il concorso. Per il resto dei posti annualmente assegnabili, si attingerà dalle graduatorie provinciali”.
Il caso dei 24 crediti
La protesta dei docenti precari, sfibrati da una situazione che ha preso le sembianze di un cul de sac, non risparmia nemmeno l’università di Bolzano. Stando a quanto dichiara la compagine l’unibz abiliterebbe insegnanti della scuola tedesca e ladina attraverso percorsi finanziati dalla Provincia, a cui gli insegnanti della scuola italiana non possono accedere. Gli insegnanti lamentano inoltre il fatto che come requisito di accesso ai percorsi abilitanti presso la stessa università, verrebbe richiesto il possesso dei 24 crediti formativi universitari solo agli aspiranti docenti di italiano L2 nella scuola di lingua tedesca, che sono gli unici di madrelingua italiana ammessi a poter frequentare tali corsi.
A cosa servono questi questi crediti? Con il D.Lgs. 59/2017 e il D.M. 616/2017 sono cambiate le regole per il reclutamento degli insegnanti. Una delle novità principali è rappresentata proprio dall’introduzione dell’obbligo dei 24 CFU. Oltre infatti alla laurea magistrale o a ciclo unico occorre conseguire almeno 24 crediti formativi nei settori antropo-psico-pedagogici e nelle metodologie didattiche.
Nessuna distinzione
Dalla Libera Università di Bolzano arrivano chiarimenti. Il preside della facoltà di Scienze della formazione, Paul Videsott, spiega a salto.bz che l’ateneo offre il percorso formativo “24 CFU” sia in lingua italiana che in lingua tedesca (i prossimi inizieranno nell’autunno 2021). “A questi percorsi, come già ai precedenti, possono partecipare tutti quelli che sono in possesso dei requisiti, senza distinzione di appartenenza ad un gruppo linguistico” sottolinea Videsott facendo presente inoltre che l’unibz non offre al contrario alcun percorso abilitante per le scuole secondarie.
Non è dunque la formazione universitaria ad essere carente nei confronti di un gruppo linguistico, è il punto difeso dall’istituzione. Il nodo resta la procedura di immissione in ruolo. “La scuola italiana segue il sistema nazionale, probabilmente anche per garantire la permeabilità con il resto d’Italia, mentre la scuola tedesca e ladina sfruttano l’autonomia offerta dalle disposizioni dell’art. 12/bis del D.P.R. n. 89/1983 - chiosa il Preside -. Nel loro caso, la Provincia Autonoma di Bolzano ha disciplinato la formazione del personale docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado aggiungendo al nostro percorso formativo accademico (cioè i succitati 24 CFU) ulteriori attività formative organizzate in autonomia dalla Direzione Istruzione e Formazione competente”.