Kultur | Poesie

Von ablësc bis suneria

Von „abbiocco“ bis „Schadenfreude“: Worte, die nur eine Sprache hat, kennen wir alle, machen sie uns meistens aber nicht bewusst. „Autochthone“ Worte in drei Sprachen.
Stadtbibliothek Brixen |  Carlana Mezzalira Pentimalli
Foto: Carlana Mezzalira Pentimalli
Wir haben die Lyriker:innen des Festivals „Alpine Poesie der Gegenwart“, welches am Freitag und Samstag stattfindet nach solchen Worten gefragt, da die Existenz eines Begriffs bereits die Wahrnehmung für ein gewisses Phänomen schafft. Dabei kommt Menschliches und Allzu-Menschliches aus ladinischem (lad), graubündnerischem (gri) und friaulischem (fur) Rätoromanisch zu Tage. Auch spiegeln diese Worte - ganz im Kleinen - die Sprachen und deren Möglichkeiten. Die Lyriker:innen lesen beim Festival übrigens immer zweimal: einmal in Originalsprache und einmal in deutscher oder italienischer Übersetzung, wir werden daher im Artikel alphabetisch, wie auch zweisprachig fortfahren mit den gesammelten Worten und ihrer Erklärung. Für manche der Worte, welche uns zugeschickt wurden, findet sich eine Entsprechung, wie etwa für „artoigöi“ als „Grummet“, aber wir wollen den spannenden Begriffen hier allen einen Platz einräumen. Die Liste erhebt keinen Anspruch auf Vollständigkeit, soll neugierig machen und darf gern auch in den Kommentaren um weitere Beispiele erweitert werden.
 

„ablësc“ (lad)

 
ablësc: bracciata, quantità che si può tenere sulle braccia; „ablësc è un termine antico e si riferisce alla manualità rurale. Indica una misura, una bracciata di fieno che può bastare o meno durante il foraggiamento degli animali in una stalla. Per me, nella riflessione poetica, oltre a essere una parola dal suono arcaico, è anche la figurazione della giusta misura in senso astratto. Mi piace poter intendere questo termine come un equo limite di ogni cosa.“ (Roberta Dapunt)
 

„adum“ (lad)

 
adum: quando le persone stanno insieme e formano una cosa unica, un gruppo ma anche un'idea comune. (Claus Soraperra)
 

„agioch“ (lad)

 
agioch: è una delle parole più antiche, non credo che provenga del latino forse è molto più antica, sta a significare un qualcosa di sacro, di mistico. (Claus Soraperra)
 

„artoigöi“ (lad)

 
“artoigöi”, significa “fieno di secondo taglio”. (Cristina De Grandi)
 

„brauroso“ (fur)

 
brauroso: L’attributo friulano brauroso - da braùra- „risulta intraducibile nella lingua italiana, se non deprivandolo di sfumature semantiche essenziali. Mentre in alcune varianti del ladino cadorino il termine sembra indicare bravura e prodezza, in friulano braura allude a una forma di fierezza che - escludendo ogni implicazione di alterigia - si riveste piuttosto di un candore quasi infantile, collocandosi  fra orgoglio e tenerezza ed evocando un innocuo compiacimento per qualcosa che ci gratifica, ci dà gioia, ci conferma agli occhi nostri e altrui.“ (Antonella Sbuelz)
 

„increschantüm“ (gri)

 
l'increschantüm (subst. fem.) oder l'increschantüna (subst. fem.): die im Deutschen mit 'Heimweh/Fernweh, Nostalgie oder auch mit Sehnsucht' wiedergegeben werden können. 
Im Italienischen: 'nostalgia ('origine; lontannaza) o anche 'brama'. (Aus dem Bündnerromanischen des Unterengadins (vallader), von Andry Dumenic)
 

„melaur“ (lad)

 
melaur: è una parola molto antica che sta a significare, ricchezza, abbondanza, fortuna… (Claus Soraperra)
 

„maghëia“ (lad)

 
Una parola che mi viene in mente è “maghëia”, che ho usato tra l’altro in una mia poesia e che in italiano ho tradotto con “papavero sfiorito”, anche se il dizionario Ladino della Val Badia – Italiano traduce questo termine con “capsula del papavero”. (Cristina De Grandi)
 

suldüm (gri)

 
la suldüm/la suldüna auf Dt.: 'Einsamkeit' im Sinne von 'Verlassenheit; Isolation'; Ital.: 'solitudine = abbandono’. Für die romantische Einsamkeit, das Gefühl eines gesuchten erfüllenden Alleinseins, ital. solitudine gibt es im engadinerromanischen keinen entsprechenden Ausdruck. (Aus dem Bündnerromanischen des Unterengadins (vallader), von Andry Dumenic)
 

„suneria“ (fur)

 
„Abbiocco per esempio che non è (differentemente da Schadenfreude) parola composta, per brevità nella mia parlata lo definisco "suneria" che esiste solamente nella mia variante dialettale, quella della Bassa“, ci spiega Francesco Indrigo, che prosegue: „Esistono altresì vocaboli in italiano difficilmente traducibili in friulano, ad esempio "sorriso". Diventa un generico e duttile "ridi/ridere" ma che collocato nell'ambito di un predicato strutturato, trova l'esatta nominazione. La filologia di una parlata che è minoranza linguistica di una minoranza, pur nell'inevitabile e comprensibile evoluzione, per chi scrive e quotidianamente si esprime resta comunque un compito ineludibile.“ (Francesco Indrigo)